Luca Fornovo, La Stampa, 17/2/2009, 17 febbraio 2009
TROPPI DEBITI GLI OCCHIALI SAFILO VEDONO NERO
Settantacinque anni fa a Padova nasceva la Safilo, l’azienda dell’occhialeria fondata da Guglielmo Tabacchi che oggi è diventata un colosso in Italia, alle spalle di Luxottica. Un gioiello noto in tutto il mondo con i suoi marchi e con un fatturato di 1.147 milioni di euro ma che ha da fare i conti con un pesantissimo debito da 570 milioni che rischia di portare l’azienda verso il baratro.
Ma secondo quanto risulta alla Stampa, Roberto Vedovotto, l’amministratore delegato di Safilo richiamato in azienda dalla famiglia Tabacchi a novembre, ha avviato nei giorni scorsi trattative con un pool di banche creditrici, tra cui Intesa Sanpaolo, Popolare di Vicenza, Fortis e Natixis per rinegoziare prestiti per 375 milioni. In particolare Vedovotto sarebbe in dirittura d’arrivo nell’ottenere una rinegoziazione dei covenant, i costi delle garanzie sulle linee di credito in essere, che comportano scadenze a breve e lungo termine. Nella posizione debitoria rientra, poi, il bond da 195 milioni (così si arriva al debito di 570 milioni) in scadenza nel maggio 2013 emesso dalla Safilo Capital International che venerdì scorso è stato pesantemente declassato dall’agenzia internazionale Standard & Poor’s da B a CCC+. Una vera mazzata che ha avuto ripercussioni anche in Borsa, con il titolo in caduta libera fino a 0,60 euro, in calo del 67% nell’ultimo anno e con la società che capitalizza solo 186 milioni. Ora il debito è di 4,5 volte l’ebitda molto più alto rispetto ai 2,8 della concorrente Luxottica. In buona sostanza Safilo brucia più cassa di quanta riesce a produrne. Oltre che sulla rinegoziazione del debito Vedovotto è al lavoro anche su un altro fronte: un piano di rilancio per far entrare nuovi soci e ritirare Safilo da Piazza Affari.
Il progetto prevede l’ingresso di uno o più private equity internazionali (i nomi circolati sono quelli di Apax Partners, Cvc Capital Partners e Bain Capital) in una newco, una nuova società e il successivo delisting del gruppo da Piazza Affari. Lo schema dovrebbe prevedere la costituzione di una nuova società nella quale far confluire la partecipazione che la famiglia Tabacchi possiede in Safilo, cioè il 39,8% attraverso Only 3T. In questa stessa newco dovrebbero, inoltre, essere iniettati capitali freschi: risorse che dovrebbe fornire un grande fondo internazionale. Il piano, che sarebbe allo studio proprio in queste settimane, dovrà avere il via libera da parte delle banche creditrici del gruppo veneto.
Intanto ieri a Padova il figlio di Guglielmo, Vittorio Tabacchi, presidente di Safilo, col figlio Massimo, vice presidente esecutivo, hanno festeggiato l’anniversario inaugurando il museo-galleria intitolato a «Guglielmo Tabacchi». Un museo, che custodisce anche gli occhiali di Bono degli U2 e di Elton John e che ripercorre la storia dell’occhiale dal 1821, data della comparsa a Venezia della prima definizione dell’occhiale al 1352, dove a Treviso compare, in un dipinto, il primo paio di lenti indossate da un frate. «Per me e per i miei figli è motivo di grande orgoglio festeggiare il settantacinquesimo dell’azienda» si è limitato a dire Vittorio Tabacchi, senza commentare l’andamento sul fronte economico.
Ma in realtà da festeggiare in casa Safilo c’è ben poco: oltre ai debiti, c’è poi la crisi economica che ha portato un fortissimo calo degli ordini soprattutto negli Usa e in Italia. Una situazione che ha indotto Safilo a mettere in cassa integrazione per due mesi tutti i 1.190 dipendenti dei quattro stabilimenti principali del NordEst, riducendo del 20-30% la produzione. A testimonianza che il settore dell’occhialeria attraversa un momento difficile la notizia che anche un colosso mondiale come Luxottica, dopo i due giorni di fine gennaio, dovrà ricorrere alla cassa integrazione dei seimila dipendenti per altri due giorni: lunedì e martedì prossimo.