Luca Grandori, La Stampa, 17/2/2009, 17 febbraio 2009
COMPRARSI LONDRA IN SALDO
Vi piacerebbe andare da Heathrow a Londra in Rolls Royce con autista gallonato, spendendo meno che in taxi da Fiumicino a Roma? Oppure affittare un palco-salotto per 10 persone allo Stamford Bridge, lo stadio del Chelsea, a tariffe di curva dell’Olimpico? E che ne dite di un tight da matrimonio al prezzo di un vestito al Carrefour, di un servizio di piatti Wedgwood più a buon mercato di uno in ceramica in saldo all’Ikea, di un paio di scarpe Church’s più conveniente di un paio di sandali capresi? Se siete membri del club degli anglofili, con il crollo della sterlina e la crisi epocale della City potete togliervi a prezzi d’affezione gli sfizi a cui avete rinunciato da anni. Televisioni e giornali di mezzo mondo raccontano di ville al costo di stamberghe, di palazzi al prezzo di baracche. Ma quasi tutti si perdono i veri affari.
Il vero avvoltoio che vuole speculare sui guai dei sudditi di sua maestà, deve invece volteggiare su altre prede, e cioè cercare affari d’oro nel mondo ormai disastrato dei giovani bankers licenziati, dei trentenni che fino a ieri erano i guru del marketing e della pubblicità, centinaia di orfani del benessere facile che oggi hanno fatto le valigie e affidato a inserzioni, agenzie, vicini di casa e soprattutto al web, la liquidazione dei loro totem.
Quello della gioventù dorata londinese (di cui la colonia italiana era una delle più nutrite componenti), è stato veramente un mondo a sé, con i suoi quartieri, i suoi stili di vita, i suoi oggetti di culto: tutte cose costose e raffinate che adesso sono in saldo, e che si trovano attraverso canali secondari, non certo sulle main streets.
All’italiano che, beato lui, abbia ancora parecchio da spendere, si aprono così scenari impensabili, perché il vantaggio è doppio: al crollo del valore della sterlina (circa il 30%), si aggiunge infatti quello del valore dell’oggetto, che in alcuni casi raggiunge un altro 30%. Si arriva così a pagare tutto più o meno la metà, a cominciare dalle case nei quartieri dei giovani bene, come Clapham, Farrington e la parte Nord di Notting Hill. Qui le abitazioni costavano fino a novembre sui 7 mila euro al metro quadro: oggi fluttuano tra i 3500 e i 4 mila. E chi vuole spendere ancora meno, deve spingersi in alcuni sobborghi a mezz’ora da Londra, come Twickenham, Putney, Islington e Angel, dove con 3000 euro al metro si comprano graziose villette vittoriane, oggi divenute di moda perché sono l’ultima spiaggia dei quarantenni in carriera stroncata. « un esodo, ma un esodo molto elegante», commenta per tutti Lapo Niccolini di Camugliano, 28 anni, project manager di una casa editrice londinese. «Ricostruiremo in periferia quell’atmosfera unica che si viveva in centro».
Dopo le case, le macchine. I giovani leoni delle banche d’affari amavano le vetture d’epoca, icone della swinging London degli Anni 60, come le Jaguar E, le Austin Healey 3000 e le Triumph TR3. Il loro valore oggi è dimezzato: bastano 25 mila euro per una Jaguar o una Healey, e 15 mila per una Triumph. Stesso discorso per le moto moderne, altra icona degli aspiranti banchieri: una Triumph o una Ducati seminuove valgono un 20% in meno che in Italia. Chi poi volesse togliersi lo sfizio di un taxi londinese usato, con 2500 euro ne può trovare uno in buone condizioni.
Ma sul web si trovano anche occasioni curiose, proprio quelle che non avremmo mai pensato di poterci permettere, come un abbonamento al Chelsea per 150 euro, un biglietto di tribuna per il torneo di tennis a Wimbledon a 70, un tessera d’onore per una partita di massima divisione di rugby a Twickenham (il tempio di questo sport) per 50 euro, e così via. Motivo: erano stati acquistati con largo anticipo, quando la crisi sembrava ancora un fantasma, e oggi servono ad arrotondare l’indennità di disoccupazione.
E veniamo all’abbigliamento, altra irresistibile sirena per chi ha Londra nelle vene. I giovani bankers (ricordate Hugh Grant nel film «Quattro matrimoni e un funerale?»), indossavano smoking, tight e frac con la frequenza con cui noi ci infiliamo una Lacoste. Oggi i negozi intorno a Covent Garden e a Tottenham Court Road pullulano di abiti da cerimonia di ottimo taglio a 500 euro (contro i 2500 di tre mesi fa), perché di feste se ne fanno poche, e sfarzose ancora meno. E le ragazze alla Kate Middleton non comprano più quei meravigliosi quanto fino a poco tempo fa inaccessibili cappelli-paralume, adatti alle corse di Ascot o al giuramento dei cadetti: quelli ordinati, ma non ritirati, nelle vetrine dei negozi di Belgravia vanno in saldo a 100 euro.
Non parliamo poi delle aste minori, che a Londra battono di tutto (consultate «Time Out» o i giornali d’inserzioni), e che adesso mettono all’incanto arredamenti, quadri, oggetti di valore, orologi, valigie griffate e tutto quanto faceva status.
Se poi non avete voglia di passare ore sul web o di sfogliare «Exchange & Markt», la bibbia delle occasioni, fate un salto ai mercati di Portobello e di Bersmondey Park (a due passi dal Tower Bridge), dove le stesse cose costano ancora meno e alle sette di mattina sono già sparite dalle bancarelle. Infine, non disdegnate i negozi dei grandi marchi inglesi, come Church’s e Crockett & Jones per le scarpe, Cording’s per giacconi e pantaloni, Harvie & Hudson per le stoffe in Savile Row. Anche loro hanno abbassato i prezzi e perpetuano i saldi