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 2009  febbraio 12 Giovedì calendario

LA LEGGE E LE DONNE DEL NUOVO FAR WEST


Sono state recentemente pubblicate le motivazioni della sentenza emessa sul delitto Reggiani dalla terza Sezione della Corte d’Assise del Tribunale di Roma. Le ho lette su un documento inviato dalla Fidapa alle socie. Eccone uno stralcio: «La Corte, pur valutando la scelleratezza e l’odiosità del fatto, commesso in danno di una donna inerme, e da un certo momento in poi esanime, con violenza inaudita, non può non rilevare che sia l’omicidio, che la violenza sessuale, limitata alla parziale spoliazione della vittima e ai connessi toccamenti, sono scaturiti del tutto occasionalmente dalla combinazione di due fattori contingenti: lo stato di completa ubriachezza e di ira per un violento recente litigio sostenuto dall’imputato, e la fiera resistenza della vittima. In assenza degli stessi l’episodio criminoso con tutta probabilità avrebbe avuto conseguenze assai meno gravi». Quest’affermazione mi ha indignata. Prima come donna: secondo la Corte, in caso di aggressione, una donna non deve opporre resistenza, per evitare conseguenze più gravi (la legittima difesa, pur prevista dal Codice, non deve esistere per le donne). Poi come cittadina: la cosiddetta giustizia è sempre più lontana dal comune sentire (in questo caso addirittura dal comune buon senso), creando un’evidente disparità tra uomo e donna. A questo si aggiunga che la Corte ha considerato come attenuante lo stato di ubriachezza: come dire, chi è vizioso ha meno colpa di chi vizioso non è. Sarò curiosa di vedere se a fronte di una tale distorsione il Csm interverrà, o, come di consueto, si limiterà a tacere, coprendo i propri adepti.
SILVANA CAPPA

In un momento di grande emozione del Paese (per rispetto lascio un attimo da parte la discussione sul chi, come e perché) mi fa piacere ricordare la signora Reggiani, un’altra donna la cui morte ha segnato la politica italiana. Assurdo degli assurdi: le donne in politica e nel Paese sono sottorappresentate eppure è sul loro corpo, e sui valori che si formano o si disfano intorno a questo corpo, che la nostra società politica decide, si scontra, si misura e si divide. L’assassinio della signora Reggiani ha segnato il momento in cui è emerso l’iceberg di un nuovo Far-West contro le donne. La sentenza qui riportata ha fatto discutere per la «sottigliezza» delle sue distinzioni rispetto alla brutalità piena degli atti con cui l’omicidio si è consumato. Immagino che il ragionamento legale sia ispirato al doveroso rispetto della Legge per i diritti dei cittadini: tutti, inclusi i colpevoli. Ma, sono d’accordo con lei, lo sbilanciamento fra azione e ragionamento giuridico non può che scavare un ulteriore fossato fra regole e senso comune. La legge non deve essere vendetta. Su questo punto non si transige. Ma al momento non sembra neppure in grado di ispirare la sicurezza che dà la certezza del giudizio.