Paolo Giordano, Il Giornale, 17/2/2009, 17 febbraio 2009
«LEI GRANDE, MA MI HA UN PO’ STUFATO»
Si fa presto a dire debutto. Per Simona Molinari stasera sarà letteralmente un salto nel vuoto visto che lei fino a due mesi fa neppure ci pensava, di finire su questo palco. Napoletana trapiantata a L’Aquila, 26 anni e un volto telegenico (oltre che fascinoso), arriva dalle selezioni di SanremoLab, dove ha convinto Bonolis e Mazzi grazie a una voce stellare, al brano Egocentrica e, tutto sommato, a un repertorio imbevuto di swing e jazz, roba che al Festival mica si sente spesso. Sarà per questo che ha conquistato pure Ornella Vanoni, con la quale debutterà giovedì sera e immaginatevi che fifa. «Ma no, è stata molto gentile, mi tratta un po’ come se fossi la sua bimba», spiega lei con gli occhi le scintillano. «Ci alterniamo, lei canta soprattutto il ritornello e una parte del ponte».
Un brano complesso.
«A me piace mischiare passato e presente, diciamo che vado dallo swing al funky. E anche nel mio disco ho cercato di mettere tutta me stessa».
Lo ammetta. Bisogna aver coraggio a fare una scelta del genere. Dopotutto lei è un’esordiente.
«Ma mi è sempre piaciuto unire il passato al futuro. Insomma, a me piace da morire Ella Fitzgerald ma vado matta anche per il giovane Peter Cincotti e anche per Vinicio Capossela. Con lui mi piacerebbe duettare».
Però non cita Mina. Strano.
«Grandissima voce. Però mi ha un po’ stufato».
Prego.
«Prima la sentivo come moderna. Oggi non più. Non discuto il suo talento, e come potrei?»
Ci mancherebbe, è la più grande di tutte.
«Ma diciamo che non mi arriva più quanto la sento cantare una questione di pelle. E la musica si deve sentire nell’anima».
Lei come ha iniziato?
«Da bambina cantavo nell’armadio della mia cameretta. Poi a 18 anni mi regalarono un piccolo studio di registrazione e ho iniziato a fare le cose sul serio».
I genitori l’hanno ostacolata?
«All’inizio mia mamma un po’ sì. Diceva: farai sempre tardi la notte, è un mestieraccio. Ma poi, dopo i primi risultati, mi ha appoggiato. E ora papà e mamma sono i miei primi tifosi».