Francesco D’Errico, L’Espresso, 19 febbraio 2009, 19 febbraio 2009
Con il boom di siti come Facebook e MySpace, il colloquio con Dio, qualunque esso sia, è diventato un’attività sociale da condividere sul web
Con il boom di siti come Facebook e MySpace, il colloquio con Dio, qualunque esso sia, è diventato un’attività sociale da condividere sul web. Almeno è così che l’interpretano e promuovono una serie di pagine Internet sempre più cliccate: su Ipraytoday chi ha bisogno del supporto altrui può chiedere una preghiera, specificando qual è il motivo, e incontrando la benevolenza di chi vuole scrivere due righe in aiuto. Un meccanismo simile è quello di Prayabout, dove si possono anche accendere candele virtuali per richiamare l’attenzione sulle persone bisognose di conforto, mentre Ourprayer è un vero e proprio social network come Facebook, in cui ciascuno può avere la propria pagina web dove tenersi in contatto con gli amici e pubblicare il diario di preghiera. E se le invocazioni benevole non dovessero sortire effetto, qualcuno ha suggerito che i siti però potrebbero tornare utili ai sociologi, per conoscere una mappa del dolore della popolazione.