Tito Boeri, lavoce.info (Internazionale) 19 febbraio 2009, 19 febbraio 2009
IL NUMERO
Secondo gli ultimi dati sul mercato del lavoro negli Stati Uniti più dell’80 per cento dei licenziamenti ha interessato gli uomini. Gran parte dei maschi, infatti. lavora nei settori più colpiti dalla crisi: aziendde manifatturiere, imprese di costruzioni, case automobilistiche. Le donne, invece, sono impiegate soprattutto nel settore dei servizi, meno sensibile sia al boom sia alle recessioni. Queesta crisi economica, quindi, farà aumentare il numero di famiglie in cui le donne saranno la principale fonte di reddito. Secondo le stime dell’economista Casey Mulligan, la percentuale di donne nella forza lavoro statunitense è aumentata di cinque punti percentuali anche durante le due precedenti recessioni (1990- 1991 e 2001). Se si proiettano queesti aumenti nei prossimi mesi, presto le donne rappresenteranno più della metà della manodopera, mentre oggi sono al 49,1 per cento dell’occupazione. Per la prima volta, quindi, le donne saranno la maggioranza tra gli occupati.
Questo traguardo storico, tuttavia, può significare famiglie più fragii e povere. Gli alti tassi di forza lavoro femminile negli Stati Uniti riguardano in gran parte lavori part time, spesso senza copertura previdenziale e con compensi inferiori a quelli degli uomini. Inoltre, a meno che i maschi decidano di cambiare radicalmente il loro comportamento nella divisione dei ruoli familiari e di accollarsi i compiti casalinghi, le difficoltà potranno essere ancora più drammatiche. Il welfare statunitense, infatti, aiuta poco le lavoratrci che si sobbarcano anche la cura della famiglia.