Claudio Cucchiarato, il Giornale 4/2/2009, 4 febbraio 2009
IL MIO CHE OSCURATO IN USA AMATO DAI CUBANI
Un progetto titanico. Più di dieci anni di lavoro di documentazione. Sette anni di letture, indagini e raccolta fondi. Tre anni di riprese e non pochi momenti di scoraggiamento e incertezza, preceduti e seguiti da entusiasmo, ottimismo e la convinzione di essere i protagonisti di un’impresa storica. questa la premessa necessaria per comprendere la gigantesca cinebiografia del Che, firmata Steven Soderbergh e Benicio del Toro. Quattro ore e mezza di film, dalle quali i critici sono usciti provati all’ultimo Festival di Cannes. Cio nonostante, la Palma d’Oro al miglior attore è stata assegnata, nell’accordo unanime, a un uomo che, oltre all’impressionante somiglianza fisica, condivide con Che Guevara una forza magnetica. Un’energia quasi inquietante che traspira dai suoi quasi 200 centimetri di altezza e poi, soprattutto, dal suo sguardo. Benicio del Toro (San Germán, Portorico, 1967) ammette di essersi sentito fin dall’adolescenza attratto dalla figura del mitico comandante. Nel 1991 ha visitato Cuba per la prima volta: «Hoavuto la sensazione di essere a Portorico. Sonodue Paesimolto simili, le ultime due colonie spagnole. Anche se i cubanimi chiedevano se ero orientale, per la forma degli occhi e l’accento, credo», dice l’attore. Da quel momento ha iniziato a studiare la storia dell’isola e a coltivare un sogno: dare vita sul grande schermo a uno dei principali miti del secolo scorso, prima che tutte le persone che lo hanno conosciuto scompaiano. L’incontro con il regista Steven Soderbergh, nel 1999, durante le riprese di Traffic (film grazie al quale del Toro ha vinto l’Oscar alla miglior interpretazione secondaria), ha segnato l’inizio di un’avventura ambiziosa, costosa e stremante, che si è conclusa lo scorso maggio e che ora sta circolando per i cinema di tutto il mondo. Che, l’argentino è la prima parte del bioptic basato suidiari di Ernesto Guevara, medico argentino che conosce un avvocatocubano in esilio e decidedi imbarcarsi -a bordo del famosoGranma- nell’impresa della rivoluzione cubana. La seconda parte del film, Che, guerrilla, si proietterà nelle sale spagnole a fine febbraio e racconta il seguito di una storia conosciuta: la sconfitta che segue il trionfo, la morte di ErnestoGuevara in Bolivia e la nascita del mito del Che in tutto il mondo. Benicio è stato in Spagna qualche giorno questa settimana, per ritirare il premio Goya alla miglior interpretazione del 2008 e per promuovere una pellicola di cui è protagonista, ma ancheproduttore, ideatore e collaboratore nella scrittura della sceneggiatura. Abbigliamento casual-chic, pantalone nero,maglietta azzurra e cappellino da baseball, a domare la folta capigliatura, del Toro lancia un paio di occhiate enigmatiche. Si prende il suo tempo per rispondere, riflette e scherza in una sala dell’Hotel Arts di Barcellona. In «Che, l’argentino», Guevara risponde alla domanda insidiosa di un’intervistatriceamericanadicendochepreferisce trovarsi di fronte a un soldato che affrontare una giornalista. «Condivido. Ma abbiamo investito tanti soldi e tanti sforzi in questo film, che la promozione diventa necessaria, anche se stressante. Soprattutto perché in questo caso è doppia: sono due film, che però io e il regista concepiamo come un’unica pellicola». Per la prima volta lei è anche produttoreecoautore. Losceneggiatore,Peter Buchman, dice di aver letto almeno una cinquantina di libri sull’argomento, e lei? «Io amo leggere, ma sulla figura del Che e sulla rivoluzione cubana ci sono centinaia di saggi, romanzi, film edocumentari.Ho letto per sette anni di fila: lettere, libri e anche documenti desecretati della CIA. Ma l’esperienza più utile è stato il contatto e ildialogo con chi ha conosciuto il Che». stato difficile mettersi nei panni di un personaggio così noto? « il ruolo più difficile, lungoe ambizioso che abbia interpretato. Non ti puoi inventare nulla e allo stesso tempo sei sopraffatto dalla mole di informazione. Ho sentito un gran senso di responsabilità e il suggerimento più importante me l’ha dato la moglie di Guevara. Durante una cena, prima di inziare le riprese, mi disse: ”Non sforzarti di somigliargli o di muoverti come lui, devi capire ciò che stai facendo e ciò che lui voleva fare”. Invece di recitare, mi sono impegnato a reagire. un buon consiglio per qualsiasi attore». Credediaver capitoqualcosa di piùdi questo eroe moderno? «Guevara era un essere umano con una forza di volontà eccezionale e una straordinaria capacitàdi sacrificio. Un uomo altruista, come ce ne sono in tutto il mondo, che lavorano nell’anonimato: medici nei villaggi africani, scrittori e giornalisti che mettono a repentaglio la propria vita per raccontare la verità...» Qualche figura politica attuale che lo ricordi? «Non saprei. Sicuramente Barack Obama ha tutte le carte in regola per scrivere pagine di storia. Credo che sarebbe una buona domandada porre al popolo cubano. Sono convinto che Raul Castro possa essere un gran leader. Lo stesso Che, nel 1963, disse che Raul era la persona più capace per sostituire Fidel». A dicembre è stato a Cuba per una proiezione speciale dei due film. Che impressione si è fatto dell’isola? «Mi hanno accolto calorosamente e ho conosciuto altre persone che avevano partecipato alla lotta. Fidel e Raul non hanno voluto vederlo, ma perme la cosa più importante è che il popolo cubano ha capito che questo è un film. Che non c’è nessuna volontà di riprodurre esattamente le figure più emblematiche della loro storia recente». Eppurenegli Stati Unitinonaveteavuto molto successo. «Non abbiamo avuto nessuna nomination agli Oscar e la distribuzione negli Usa ha problemi seri. logico se si pensa che questo è un film lungo, politico, critico con il governo americano – almeno con quello degli anni 60 – e poi è girato in spagnolo. Tuttavia, Sean Penn ci sta dando una mano, sta promuovendo il nostro lavoro perché lo considera eccezionale, tutti dovrebbero vederlo». Aquantoparestavivendounperiodo d’oro come attore. Ora è impegnato nella promozione di ”Che”,ma ha appenafinito digirareunnuovoremake di ”The Wolfman”... «L’esatto opposto del personaggio del Che. Il buffo è che non mi hanno dovuto truccare più di tanto». E poi? vero che ha accettatoun ruolo nel nuovo film di Martin Scorsese, insieme a Daniel Day-Lewis e l’altro Che: Gael García Bernal? «Nonso se ne posso parlare.Comunque, sì, è un film ambientato nel XVII secolo e il titolo dice tutto: ”Silence”. Quindi, shhh!»