Gianni Martini, La Stampa, 15/2/2009, 15 febbraio 2009
PASSA DA CUNEO LA SECONDA VITA DI LADY CALDEROLI
Capelli scuri, 36 anni, un figlio di 8, diploma al Liceo scientifico di Fossano, un anno di Giurisprudenza, imprenditrice. Appassionata di cinema e letteratura. Casa di famiglia a Narzole che alterna a quella di Bergamo dove vive con il ministro Calderoli. A Gianna Gancia la Lega Nord ha chiesto di candidarsi come presidente della Provincia di Cuneo. Nulla di ufficializzato, anche perché le trattative nel centrodestra sono in corso. E non facili. Nella «Granda» la Lega ha superato il 20% dei voti. L’intera alleanza, con Pdl e indipendenti, alle ultime politiche, ha sfiorato il 60%: quanto la Dc degli Anni 60. Oggi in Provincia, alla guida della coalizione, c’è Raffaele Costa, 72 anni, ex ministro, liberale in Forza Italia, deciso a lasciare per tornare al Parlamento europeo. Il Pdl rivendica come suo quel posto, la Lega da un anno insiste sull’alternanza e vuole scegliere lei chi sarà il prossimo presidente.
La decisione dovrebbe essere presa domani, ad Arcore, dove Berlusconi - forse con Bossi - incontreranno Calderoli e Cota, Ghigo e altri rappresentanti regionali dei partiti per trovare un’intesa sulle candidature di tutte le province del Nord. Ma se per Veneto e Lombardia la «spartizione» sarebbe già fatta, sul Piemonte ci sono grane perché Enzo Ghigo non vuole un leghista su Torino e Guido Crosetto - leader di Forza Italia nel Nord Ovest - per Cuneo ha in mente un suo delfino di Alba, il consigliere regionale Alberto Cirio.
E la Gancia? Poche parole, misurate, di chi non è abituato ai riflettori. «La richiesta di disponibilità fatta dagli amici del movimento mi ha lusingata. Commossa. Al segretario Cota ho chiesto del tempo. Ne ho parlato in casa. Risponderò di sì. Se serve alla crescita del movimento sono a disposizione. Se, per qualsiasi ragione decideranno di candidare qualcun altro, andrà bene. Non ho cercato, non cerco incarichi».
Sotto i riflettori Gianna Gancia ci era finita, controvoglia, per la sua relazione con Calderoli. Fece di tutto per evitarlo, a difesa di una privacy impossibile per chi fa politica. Poche apparizioni in manifestazioni pubbliche, smentite tramite legali quando qualcuno è andato oltre il lecito. Ma i leghisti cuneesi la conoscono bene. Anche quelli della prima ora. Suo zio, imprenditore fossanese, è «camicia verde da sempre». A Narzole la ricordano quando, ragazzina, montava il «gazebo» sulla piazza del paese. I suoi gestivano un’impresa vinicola. Cose in grande stile, cisterne di vino. Poi la malattia e la morte, nel 1993, del signor Gancia (nessuna parentela con la famiglia degli spumanti). E lei, Gianna, che decide di mollare gli studi per tentare di risollevare l’impresa. Amplia, differenzia, cambia. E fa politica. Dalle riunioni quasi carbonare del 1991, al sostegno sincero per Domenico Comino, unico cuneese della Lega diventato ministro. Si candida anche a Narzole e diventa consigliere comunale. I giovani imprenditori della «Granda» la nominano vicepresidente provinciale. Stagione breve. Non ce la fa a conciliare tutto e lascia. Anche perché nel 2000 diventa mamma. Porta il piccolo Giampiero alle feste, partecipa alle manifestazioni, sale in alta Valle Po per il rito dell’ampolla quando arriva Bossi.
Con i vini continua. Apre un’azienda in Emilia. Tre giorni a Reggio, gli altri a casa. Con gli affari che migliorano entra in una piccola società per la produzione di film e, con Sordello di Fossano, vince il festival del «Corto» con un filmato su Israele, poi arrivano altri riconoscimenti per pellicole. Da piemontese, attenta a non strafare, misurata nell’esporsi.
Poi la relazione con Calderoli e, malgrado la morte della mamma, la scelta di non lasciare la bella casa di Narzole: tre giorni a Bergamo, gli altri nel paese «dove ho radici, amici, storia, ricordi. Dove mi sento a casa».