Leonardo Coen, la Repubblica, 16/2/2009, 16 febbraio 2009
PUTIN- MEDVEDED, GELO IN CRISI IL TANDEM DI MOSCA
Ma che sta succedendo al Cremlino? Il presidente Medvedev ha esordito ieri sera nel programma serale "Vesti" di Canale Rossija, per commentare le notizie della settimana. Sarà l´ospite fisso, o quasi. Nemmeno il mediatico Putin aveva osato tanto. Scopo? «Dire la verità e parlarne francamente». Ieri ha spiegato la terapia d´urto del governo, perché non bisogna nascondere quali sono le «reali difficoltà cui andremo incontro». Ha tolto la scena a Putin, insomma. Medvedev per 17 minuti ha cercato di mostrarsi disinvolto e rassicurante ma si vedeva che era teso. Ha condannato chi minimizza i guai perchè «è facile lavorare quando hai grossi introiti, grazie alle esportazioni del petrolio e del gas». Come non pensare alle trionfalistiche dichiarazioni di Putin nei suoi otto anni di presidenza benedetti dai miliardi di dollari delle materie prime? E ancora: «Non chiuderemo gli occhi sugli errori nel lavoro o dinanzi a casi di inettitudine», ha aggiunto. Un avvertimento. Ai cacicchi dell´amministrazione pubblica. E al governo. Il cui primo ministro è Putin, il mentore di Medvedev. Come avrà accolto queste annotazioni colui che viene ancora indicato come l´uomo più potente della Russia?
Pare addirittura che Medvedev, per evitare brutte sorprese, abbia deciso di registrare i colloqui di "lavoro" con Putin e i suoi ministri, un po´ come ha fatto a Napoli il sindaco Rosa Russo Iervolino coi suoi assessori. Dov´è finita l´armonia di prima? Niente descrive meglio di una barzelletta gli screzi tra il "capo" e l´ex "Delfino". Quella di Putin che regala a Medvedev un bel coupé Mercedes. Il fortunato salta di gioia, ispeziona la macchina e si accorge che manca il volante? "Che fine ha fatto?". "Tranquillo, Dmitrij, è in buone mani", gli risponde Putin.
Il fatto è che il volante del "tandem" - come è stata battezzata la spartizione del potere tra Putin e Medvedev, collaudata da diciotto anni di stretta collaborazione - è in tilt. Dmitri e Vladimir non pedalano più con la stessa cadenza. Già dai giorni del conflitto georgiano. Allora, una questione di visibilità: Medvedev aveva il ruolo più in vista. Poi, è arrivato il ciclone della crisi globale, che ha messo a nudo la fragilità strutturale economica del Paese, e, più ancora, la confusione per tamponare lo tsunami. A tal punto che l´11 gennaio Medvedev ha accusato il governo di "inefficienza". La tandemocrazia sull´orlo di una crisi di nervi approdava persino sui mass media. La guerra del gas, per esempio. Medvedev tentava di organizzare un summit con l´Ue, invece Putin, da vero padrone di casa, lo bruciava sul tempo, risolvendo in 10 ore il negoziato con Yulia Timoshenko, la premier ucraina. O la strategia di Russia Unita, il partito dello strapotere, che ha promosso manifestazioni pro governo. Un buco nell´acqua. Infine, la questione dei diritti umani. Putin considera questo fronte terreno su cui non si deve mai cedere. Medvedev vuole invece dare più spazio alla cosiddetta società civile. Qualche giorno fa ha rinnovato il consiglio presidenziale per i diritti umani inserendovi Irina Iassina, giornalista ed economista direttrice di una struttura della Yukos (la società dell´oligarca Mikhail Khodorkovskij sbattuto da Putin in una fetida galera siberiana). E quando il presidente della commissione Ue, Barroso, ha rivelato d´aver discusso con Medvedev di questo tema, Putin ha risposto stizzito.