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 2009  febbraio 16 Lunedì calendario

RUSSIA, LA RIVOLUZIONE DELL’ACQUA

All’epoca dell’Unione Sovietica l’idea rientrava tra i grandiosi progetti con i quali l’Uomo Nuovo doveva modificare la natura per adattarla alle esigenze moderne. Il disegno scellerato era di invertire a colpi di bombe atomiche i corsi dei fiumi siberiani che andavano a gettarsi nell’Oceano Artico. Le loro acque dovevano invece servire a Sud, per irrigare i campi dell’Asia centrale dove si era deciso di produrre cotone nel deserto. Da qualche tempo il progetto è stato ripreso in mano (bombe atomiche a parte) e rilanciato da autorevoli esponenti politici russi, tra i quali il sindaco di Mosca Yurij Luzhkov che ci ha anche scritto un libro sopra («Acqua e Pace» è il titolo tolstoyano) con una serie di motivazioni economiche e strategiche: si potrebbe aiutare l’agricoltura delle regioni della Russia del Sud e si venderebbe acqua alle ex repubbliche sovietiche ricche di petrolio (Turkmenistan e Uzbekistan) aumentando la loro dipendenza da Mosca. Alcuni ambientalisti hanno gridato allo scandalo, come l’esperto russo di Greenpeace Mikhail Kreindlin che ha parlato di «pazzia totale» e di «un progetto criminale». Ma altri hanno espresso giudizi assai più cauti. E c’è chi è convinto che si tratti invece di una buona idea che potrebbe contribuire a salvare l’Europa occidentale da un pericoloso raffreddamento, se non addirittura da una nuova Era Glaciale. Il riscaldamento globale sta facendo aumentare la quantità di acqua dolce nell’Atlantico del Nord e questo potrebbe addirittura interrompere la Corrente del Golfo che rende temperate le coste dell’Europa settentrionale. «Le possibilità che la Corrente collassi sono due su tre», è l’opinione di Michael Schlesinger, direttore del gruppo di ricerca climatica all’università dell’Illinois. Ma andiamo con ordine.
L’Europa è mantenuta a una certa temperatura da quella che viene chiamata una circolazione termoalina. L’acqua calda dei tropici viaggia verso l’Atlantico settentrionale e l’Artico (in generale verso i poli) in superficie. Quando poi si raffredda e diventa più salata e più densa a causa della formazione del ghiaccio precipita verso le profondità marine e viene trasportata di nuovo verso l’Equatore. un processo che coinvolge una quantità di energia enorme: il calore trasportato dalla Corrente del Golfo da solo potrebbe far funzionare cento volte l’intero pianeta. Grazie ad esso l’Europa gode di temperature superiori di parecchi gradi rispetto ad altre zone che si trovano alla stessa latitudine. Gli esperti ritengono che l’ultima glaciazione avvenuta 12 mila anni fa fosse collegata proprio all’interruzione della Corrente: le temperature scesero di 5/10 gradi. Un evento simile oggi porterebbe a scenari simili a quelli immaginati dal film The Day After Tomorrow, con buona parte dell’emisfero Nord nella morsa dei ghiacci.
Nel 2005 uno studio dell’Atlantico del Nord condotto dal Centro Oceanografico di Southampton in Gran Bretagna ha riscontrato una riduzione del 30 per cento nelle correnti calde che viaggiano verso nord. In questi giorni esperti del Centro, tra i quali il dottor Harry Bryden, sono nell’Atlantico meridionale per verificare l’andamento della circolazione globale. Un altro studio condotto nell’Artico da un gruppo specializzato in fisica polare dell’università di Cambridge guidato dal professor Peter Wadham ha individuato solo due gigantesche colonne di acqua fredda dirette verso il fondo marino. Normalmente in quella zona ce ne sono tra sette e dodici.
Cosa sta succedendo? Il riscaldamento del pianeta provoca maggiori precipitazioni nelle zone settentrionali che rendono meno densa l’acqua marina. Lo scioglimento dei ghiacci della Groenlandia e della calotta polare rende ancora meno salata e densa l’acqua. Infine ci sono i grandi fiumi siberiani che gettano enormi quantità di acqua dolce nel mare (l’Ob, da solo, contribuisce con 400 chilometri cubi l’anno). Una quantità che negli ultimi settant’anni è aumentata del sette per cento secondo studi occidentali e del 30 per cento secondo dati russi. Con il progressivo disgelo del permafrost siberiano, la quantità di acqua dei grandi fiumi potrebbe aumentare per fine secolo dell’80 per cento. Da qui il progetto di deviare una parte dell’acqua dell’Ob. Si vorrebbe costruire un canale tra la città siberiana di Khanty- Mansijsk e l’Asia centrale, 2500 chilometri fino all’Amu Dariya, l’antico fiume Oxus attraversato da Alessandro Magno. Un progetto faraonico, dal costo di 30 o 40 miliardi di dollari per portare acqua ai campi di cotone dell’Uzbekistan e a quelli di grano delle regioni russe di Orenburg, Kurgan, Tyumen. Un progetto che oggi ha anche enormi problemi di finanziamento visto che la Russia dei petrodollari è precipitata in una crisi finanziaria profondissima. Ma chi lo sostiene afferma che non sarebbe un problema trovare nei prossimi anni fondi internazionali visto che a regime il canale potrebbe procurare alla Russia entrate dell’ordine di cinque miliardi di dollari l’anno.
Negli anni Sessanta si pensò a un programma di esplosioni nucleari sotterranee «civili» e ne furono fatte diverse di prova. Nel 1965 in Kazakhstan una carica di 140 chilotoni venne piazzata a 175 metri di profondità sotto il fiume Chagan per creare un’enorme deposito sotterraneo. Oggi si pensa a un canale largo duecento metri e profondo sedici, rivestito di calcestruzzo. Gli effetti sulla salinità e densità dell’Atlantico settentrionale sarebbero certamente rilevanti, ma probabilmente non decisivi. Il nostro pianeta è pieno d’acqua, a differenza degli altri del sistema solare e quindi qualsiasi processo fisico ha una certa inerzia. Vale a dire che se le osservazioni sul raffreddamento della Corrente del Golfo sono giuste, non basterebbe eliminare le cause per invertire subito la tendenza. Ma bisogna anche dire che nel considerare gli effetti del raffreddamento dell’oceano sull’Europa occorre tener conto anche del riscaldamento globale. Un modello complesso del Centro per le previsioni climatiche di Bracknell in Gran Bretagna ha mostrato che il raffreddamento sarebbe di otto gradi attorno alle coste della Groenlandia, ma di soli due gradi sulla maggior parte d’Europa. Secondo uno studio della rivista Nature, non bisogna attendersi un ritorno all’Era Glaciale, ma «solo» una serie di effetti collaterali: aumento di inondazioni e uragani, collasso della quantità di plankton nel mare, rafforzamento drastico di fenomeni simili a El Nino e perfino una possibile «asfissia oceanica» che provocherebbe la morte degli strati profondi non più in movimento. Un evento che in passato potrebbe aver provocato casi di estinzione di massa.