Andrea Scanzi, La Stampa, 16/2/2009, 16 febbraio 2009
LA CASTA NON ERO IO E LA FARO’ PAGARE A TUTTI"
Clemente Mastella, neanche un anno di Aventino ed è già tornato.
«Era un abbandono momentaneo, causato da elementi ingiusti: ideologici, giudiziari, mediatici».
E adesso torna con Berlusconi.
«Perché mi ha cercato lui: era solo un problema di ospitalità».
Quindi le idee non contano niente?
«Quindi, con lo sbarramento al 4 per cento, bisogna aggregarsi. Berlusconi e Fini sono persone di grande correttezza, per me contano più i valori umani delle strategie».
Poi però non si lamenti se le danno del voltagabbana.
«Sei voltagabbana se dici no a una proposta di un vecchio compagno. La dirigenza del Pd non mi ha mai ricercato, quindi non sono un voltagabbana».
Però un po’ attaccato al potere sì.
«Lo sarei stato se un anno fa avessi detto sì a Boselli. Sono piuttosto la prova del non attaccamento al potere: mi sono dimesso due volte, con D’Alema al governo e un anno fa. Un esempio».
La Lega non è entusiasta del suo ritorno.
«Mi candido alle Europee, non alle Politiche. Loro combattono per il Nord, io per il Sud. Sono un povero Cristo, perché non mi lasciano stare?».
Perché lei fa ancora parte della lotta politica.
«Il pensionamento esiste per tutti, ma l’addio voglio sceglierlo io. Non la sinistra o qualche giornalista. E’ stato un Purgatorio umiliante, ma adesso la gente mi guarda con occhi diversi. I bagni di umiltà salvano. E poi ho ritrovato i vecchi amici».
Per un po’ ha ritrovato anche Simona Ventura.
«Mica ero il primo arrivato a Quelli che il calcio. Ho fatto il vicepresidente del Napoli, ero cronista sportivo e pure bravo. In tivù tutto sommato mi divertivo».
Non da Michele Santoro.
«Mi ha ricercato Sandro Ruotolo, ma ho rifiutato. Tivù faziosa. Per Santoro le mie telefonate erano degne di attenzioni legali, ma quelle analoghe di altri politici soltanto marachelle. Curioso».
Lo ha risentito Roberto Benigni?
«A un anno esatto dal giorno in cui mi prese in braccio, mi è arrivato un sms da una persona vicinissima a lui, di cui non farò il nome. Ricordava i bei tempi e mi esprimeva solidarietà».
Scusi, ma perché ce l’hanno tutti con lei?
«Perché ho toccato Catanzaro. Non sono un eroe, se avessi saputo con esattezza dell’archivio Genchi sarei stato alla larga. Invece ho messo le mani nell’alveare. Pensi a mio figlio nell’aereo presidenziale. Avevo il permesso, ma è stata aperta un’inchiesta contro di me. Il dato inquietante, casomai, era che un teleobiettivo - che poteva essere un fucile - fosse pronto ad attenderci».
Vittima pure lei di un complotto?
«Non c’è dubbio. Anche per il Csm le mie intercettazioni erano illegali. Sembravo il re della Casta, ora i privilegi ci sono ancora ma della Casta nessuno parla più. Pagheranno tutti».
Minaccia?
«Esorto a comprare il mio libro a giugno. Lì parlerò dei tanti sepolcri imbiancati».
Ci dia un’anticipazione: Grillo, Di Pietro, Travaglio.
«No. E non mi chieda nemmeno valutazioni politiche, non sono un giudice».
Lo rifarebbe l’indulto?
«Oddio, ancora. L’indulto non l’ho fatto io, l’ha fatto il Parlamento. L’ho votato insieme a 800 persone. Perché mi attribuite tutto questo potere?».
Forse perché ha fatto cadere il governo, e ora Berlusconi la ringrazia così.
«Chi lo pensa è disonesto. Perfino Prodi ha detto che il governo sarebbe caduto comunque. Al Senato i voti furono 161 a 158, i miei senatori erano 2: non decisivi. Andate a cercare quei 3 onorevoli della Margherita che votarono contro e ora fanno parte del Pd».
Quando legge i blog che la scimmiottano, cosa pensa?
«Non li leggo e uno l’ho denunciato. Mi accusavano ingiustamente di censurare i commenti negativi nel mio blog. Hanno aperto cose tipo "Demente Mastella": farabutti senza cuore».
Adesso tornerà fuori la sua amicizia con Francesco Campanella.
«Sono stato suo testimone di nozze quando aveva 24 anni, come facevo a sapere che era mafioso? Il signor Travaglio me lo rinfaccia, ma è lo stesso Travaglio che si faceva pagare gli alberghi da uomini equivoci? Non puoi sapere tutto di tutti. Sa cosa dissi ironicamente al magistrato?»
Cosa?
«Candidai Campanella e la sua ragazza, donna adorabile: presero 50 e 30 voti. Dico: ma proprio io dovevo trovare l’unica mafia che non conta un cacchio?».
A chi si ispira come politico?
«Il migliore è stato Aldo Moro, sapeva prevedere i tempi della politica e come tutti i profeti non è stato creduto. Oggi al massimo un politico gestisce il tempo».
Però il film su Moro di Giuseppe Ferrara la fece infuriare.
«Dava la solita immagine negativa della Dc, come se essere democristiani e cattolici fosse una colpa. Questo non è un paese laico, ma laicista».
Affermazione ardita, dopo il caso Eluana.
«Mio padre ha sofferto sette anni di Alzheimer. Alla fine era come Eluana: dovevamo alimentarlo, aveva le piaghe da decubito. Mai, dico mai, ho sognato che se ne andasse. Persino al funerale volevo che quel momento non finisse mai. Desideravo che stesse con me, fisicamente, per sempre».