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 2009  febbraio 15 Domenica calendario

LO STRETTO NON NECESSARIO -

Il termine è francese ma la traduzione è universale. amata perché bella, odiata perché scomoda, venerata perché chic. la pochette. Vocabolo che, in codice fashion, indica una borsa piccola, elegante e rigorosamente senza manico. Insomma, la negazione della praticità. Il nome risale al Settecento, periodo in cui le tasche (in francese poches) non erano cucite sugli abiti ma sostituite da piccoli sacchetti da appendere alla vita. Ma il vero successo, per la pochette, arriva a cavallo tra gli anni Venti e Trenta del Novecento. Solo allora diventa un capo irrinunciabile, il vezzo all´ultima moda e, soprattutto, il simbolo del cambiamento. Perché fu proprio in quel periodo che la rivoluzione modificò per sempre l´immagine femminile. Non più corsetti vittoriani ma abiti fascianti e leggeri. Niente capelli legati in rigidi chignon ma zazzere corte e sbarazzine. Era il momento delle donne definite "flappers". Delle maschiette che sconvolsero il costume, indifferenti allo sguardo dei benpensanti e allegramente compiaciute del rumore sollevato con abitudini scandalose come fumare e bere in pubblico. Non più succubi degli uomini ma compagne di vita. E proprio la loro ribellione creò nuovi miti: quelli dei cosmetici, del rayon e della seta, delle sigarette, delle trasparenze e appunto delle pochette. Influenzarono la storia e l´industria.
E adesso, in un´epoca in cui gli uomini soffrono l´indipendenza delle donne e stentano a riconoscerle perché troppo aggressive, le pochette ritornano. Potenti oggetti del desiderio capaci di spingere a inauditi compromessi con la comodità. All´interno lo spazio solo per un rossetto e il cellulare ma pazienza, la classe non è acqua. Come i gioielli più preziosi, anche le pochette fanno la loro apparizione dopo il tramonto. Perfette con abiti da sogno, valorizzano le mise più eleganti. In velluto, pelle lavorata, coccodrillo, satin lucente o pitone. Non c´è limite alla creatività quando si tratta di mandare in passerella queste piccole buste deliziose. Nella stagione invernale sono riuscite in quella che sembrava un´impresa impossibile: hanno relegato in soffitta le maxi bag e per l´estate, preannunciano gli esperti, saranno ancora più presenti. Magari modificate con qualche piccolo accorgimento come la catena che le trasforma in mini tracolle e lascia le mani libere. Per chi può permetterselo, e sono veramente in pochissime, la pochette può diventare anche un lusso da parecchi zeri. Louis Vuitton ha lanciato Minaudiere, una sorta di lingotto d´oro realizzato dai maestri artigiani con trecento ore di lavorazione. Naturalmente in edizione limitata, questa pochette dei sogni costa più di duecentomila euro.
Decisamente più abbordabili, e ugualmente in poche copie, sono le "candy box" gioiello create da Antonio Marras per l´inaugurazione della boutique Kenzo a Milano. Materiali preziosi e design raffinato per le proposte di Armani, Swarovsky e Versace. E poi ancora la leggerezza della busta griffata da Chanel per la collezione Cruise. La grazia di una farfalla o di un fiore ricamati sui modelli Marni e Casadei. La lavorazione artigianale di Alidiomichelli. La magia glitter di René Caovilla. Non è tutto. La pochette, volendo, riscopre anche un´anima equa e solidale: è il caso della coloratissima Carmina Campus, ideata da Ilaria Venturini Fendi e lavorata dalle donne del Camerun. Insomma, ce n´è per tutti i gusti, pur di riuscire ad accontentare le nuove flappers del 2009. Apparentemente molto più complicate rispetto alle loro nonne di quasi un secolo fa, sanno ugualmente entusiasmarsi per la stessa eleganza.