Corriere della sera 13/2/2009, 13 febbraio 2009
Caso Englaro: la posizione di Quagliariello Ho letto la lettera del senatore Gaetano Quagliariello ( Corriere, 11 febbraio) e vorrei trasmettergli alcune considerazioni
Caso Englaro: la posizione di Quagliariello Ho letto la lettera del senatore Gaetano Quagliariello ( Corriere, 11 febbraio) e vorrei trasmettergli alcune considerazioni. Mi risulta che lei sia un valente studioso di scienze politiche, esperto di storia dei partiti con la pubblicazione di molti saggi al riguardo. Io stesso ebbi occasione di leggere un suo voluminoso saggio su «De Gaulle e il gollismo» edito dal Mulino. L’argomento era di mio interesse, devo dire che personalmente do a De Gaulle un posto elevato nella gerarchia dei più importanti uomini politici del Novecento. Quando la vidi in tv dopo le ultime elezioni quale portavoce del suo gruppo ebbi qualche dubbio, subito fugato, che si trattasse della stessa persona. Un intellettuale della società civile che entra nella politica va considerata una buona cosa. Lei non mi conosce, né io conosco lei. Le racconterò che io stesso ben 13 anni orsono, mentre svolgevo un lavoro completamente diverso (dirigente d’azienda) fui, dopo una certa riluttanza da parte mia, chiamato da un amico ad occuparmi più che della politica, del governo: ovviamente si tratta di cose diverse che poi però si congiungono perché il governo non va avanti senza l’impulso e la tenuta della politica. Iniziai a lavorare con alcuni princìpi «teorici» che avevo sempre seguito: understatement, moderazione nel giudizio, equilibrio nell’analisi e nelle proposte, non rinviare le decisioni quando vanno prese e rispetto degli interlocutori. Nel nostro tempo è possibile governare in un modo quantomeno adeguato senza tenere conto di questi valori? Personalmente ci riuscii molto parzialmente allora e in tutte le successive esperienze fino al 2008 quando il centrosinistra perse le elezioni. Eppure sono ancora quelli i valori determinanti e occorrerebbe seguirli il più pedissequamente possibile. La politica italiana è già appesantita – al lordo delle chiacchiere stampate e televisive, al netto della sua scarsa imprecisa spesso inaffidabile operatività – dalla poca adesione alle attese che il popolo le affida in ordine alle sue prospettive di vita e di civiltà. Il rischio, in caso contrario, è il declino senza fine. Professore, l’ho ascoltata spesso in tv e poi da ultimo in occasione del caso che ha coinvolto gli Englaro, genitori e figlia. Passare dalla società civile alla politica, ripeto, è un fatto positivo, purché coloro che fanno il passo riescano a introdurre nel «vecchio» uno «stile nuovo» fondato su ragioni diverse e anche incomprensioni, ma tale che si dia all’opinione pubblica la sensazione che l’interesse generale e quello istituzionale vengano salvaguardati da un più alto livello di riferimento. Concludo, dicendole francamente che il discorso da lei pronunciato al Senato la sera del 10 febbraio non era in lunghezza d’onda con quello «stile nuovo» necessario ormai. Fu come se l’oratore di fronte a una assemblea tanto ampia (tv, ecc.) fosse stato colpito da una improvvisa «sindrome Dantoniana». Il povero microfono colpito si piega al più forte. Mancava solo il pittore David per rappresentare la scena da dedicare ai posteri. La chiusa del suo articolo per il Corriere è stata diversa; eppure quella stessa emana il sapore antico, un po’ libresco di quella retorica settecentesca che, allora giovani, ci infiammava la fantasia quando leggevamo Michelet. Enrico Micheli Lo studio della seconda lingua In riferimento alla lettera pubblicata sul Corriere del 10 febbraio sulla seconda lingua alle scuole medie, io sono favorevole all’inglese come unica lingua purché l’insegnamento della seconda lingua venga spostato dalle medie alle superiori. Molti ragazzi e ragazze che conosco hanno studiato il francese alle scuole medie, ma nessuno di loro ha continuato a farlo al liceo; così, dopo 5 anni, si sono dimenticati quasi tutto quello che avevano imparato. Studiare una seconda lingua alle superiori per 5 anni, e dunque per più tempo, permetterebbe ai ragazzi di radicarla maggiormente nella memoria. Tra queste seconde lingue penso dovrebbe esserci anche il russo. Enrico Micheli