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 2009  febbraio 11 Mercoledì calendario

ROVATI: ECCO PERCHE’ LASCIO ROTHSCHILD


Personaggi e interpreti di un’estemporanea sit-com «Casa Rothschild», scene che in questo inizio di febbraio hanno sconvolto il tradizionale aplomb della blasonata e riservatissima banca d’affari. Protagonista Angelo Rovati, da poco più di un anno gran consulente per l’Italia della maison del barone David, e da ieri dimissionario dall’incarico. Antagonista Chicco Testa, da qualche anno senior partner della medesima, una delle tante cariche che l’ex presidente dell’Enel attualmente ricopre oltre a quelle nella galassia romana delle municipalizzate. Guest star Franco Bernabé, che la poltrona di Vice Presidente di Rothschild Europe l’ha lasciata poco più di un anno fa per diventare amministratore delegato della Telecom. Tutto in famiglia dunque, e tutto condito, come nella migliore tradizione dei litigi "infra moenia", da toni particolarmente esacerbati.
La trama. Mercoledì 4 febbraio questo giornale ospitava un’intervista a Rovati in cui l’ex consigliere economico di Romano Prodi sosteneva perentoriamente la necessità di risollevare le sorti del gruppo telefonico con una forte scossa. Nella fattispecie, la miglior scossa sarebbe venuta dallo scorporo della rete (nulla di sorprendente, trattandosi di un suo vecchio cavallo di battaglia che tirato fuori ai tempi della gestione Tronchetti Provera gli costò le dimissioni da Palazzo Chigi), e successivamente dalla fusione di quel che restava dell’ex monopolista dei telefoni con Mediaset, in modo da creare una formidabile media company.
Apriti cielo. Appena letta l’intervista Testa ha alzato il telefono per invitare Rovati a una pronta rettifica sotto forma di una lettera al giornale per dire che le opinioni da lui espresse «erano di natura strettamente personale e che pertanto non coinvolgevano in nessun modo la Rothschild». Per tutta risposta Rovati ha scritto sì una lettera, ma non al Sole 24 Ore. Il destinatario era invece Alessandro Daffina, capo supremo della sede italiana della banca, a cui l’ex campione di basket diventato imprenditore annunciava senza mezzi termini l’intenzione di lasciare.
«Mi sono reso conto» recita uno dei passaggi salienti della missiva «che forse il fatto che da sempre sono abituato a dire quello che penso liberamente possa in effetti procurare qualche impatto negativo alla Rothschild di cui sono senior advisor … Per questo ho pensato che la cosa migliore da farsi è rassegnarti le mie dimissioni per non correre il rischio che altre mie esternazioni da "SPIRITO LIBERO" possano riportarmi e riportare la Banca in incresciose situazioni nei riguardi di clienti o potenziali tali».
Altrettanto netta, anche se non così immediata come quella di Testa, era stata la risposta di Bernabé. Venerdì 7 febbraio, intervenendo a margine del convegno confindustriale di Venezia, il numero uno di Telecom aveva ribadito, con la stessa perentorietà con cui Rovati sosteneva la sua tesi, che lo scorporo della rete è un tema obsoleto, avendo scelto il gruppo la soluzione più morbida di Open Access. Ovvero la gestione autonoma e separata di una rete destinata però a rimanere sempre nel perimetro del gruppo.
Ovviamente non si conosce, ma se ne può immaginare l’intensità, il turbinio di telefonate intercorse tra i vari responsabili della Rothschild, né soprattutto la reazione dei soci Telecom alle dichiarazioni di Rovati. Solamente da Mediaset, anche se al di fuori da ogni ufficialità, sono arrivate parole di apprezzamento per una proposta che rimetterebbe in gioco la società di Cologno, da sempre fautrice della separazione della rete, in una prospettiva di convergenza multimediale e di difesa dalle mire espansionistiche di Rupert Murdoch. Sta di fatto che a un certo punto, forse per evitare l’indesiderata pubblicità che il gesto avrebbe tirato addosso alla banca, Daffina ha cercato di convincere Rovati a tornare sui suoi passi. Tentativo inutile, perché nello spedire la lettera di dimissioni l’ex consigliere economico di Prodi aveva già deciso di separare i suoi destini da quelli di Rothschild escludendo ogni possibile ripensamento. Finale della lettera stile C’eravamo tanto amati, da chi sa però che indietro più non tornerà: «Vi auguro grandi successi, ve li meritate tutti e vi prego di considerarmi comunque e sempre un grande amico vostro e della Banca».