Daniele Lepido, Il sole 24 ore 11/2/2009, 11 febbraio 2009
FACEBOOK A «CACCIA» DI ITALIANI
Facebook snobba l’Italia ma non gli italiani. Se il social network più cliccato del momento non ha ancora una sede nel Belpaese – «su questo fronte non c’è alcun annuncio», fa sapere la società al Sole 24 Ore – si è appena aperta la caccia a risorse umane qualificate che sappiano parlare, oltre all’inglese, anche la lingua di Dante.
Dal suo sbarco in Italia ad oggi Facebook ha registrato un boom di accessi arrivando a superare i 6 milioni di utenti (su un totale di 150 milioni). Un’esplosione d’interesse che ha costretto l’azienda a correre ai ripari approntando una traduzione del sito non sempre perfetta, almeno nelle prime fasi, insieme con una struttura tecnica e commerciale più attenta a coinvolgere analisti dei processi, esperti di sicurezza e delle vendite anche in ruoli di responsabilità.
Il gruppo fondato nel 2004 dall’allora diciannovenne studente di Harvard, Mark Zuckerberg, che ora ha il suo quartier generale in California, può contare su 700 dipendenti complessivi e dieci sedi: sette negli Stati Uniti (Palo Alto, Venice Beach, Detroit, Chicago, Dallas, Atlanta e New York) e tre in Europa (Londra, Parigi e Dublino). Una struttura ancora "leggera" anche perché Facebook, al di là del successo mediatico e nonostante le valutazioni miliardarie del 2007 (l’acquisto in ottobre dell’1,6% della società da parte di Microsoft per 240 milioni di dollari fece lievitare il valore potenziale di Facebook a 15 miliardi, per poi scendere intorno ai 3-5), avrebbe ancora un fatturato limitato, di poco superiore per il 2008 ai 300 milioni di dollari contro - ed è solo un paragone senza valore industriale – i 10 miliardi di revenue di un colosso come Google (che di dipendenti ne ha oltre 17mila).
Se a Londra Facebook è alla ricerca di un manager delle pubbliche relazioni che scriva così bene da potersi definire un «excellent writer», con almeno 8-10 anni di esperienza, tra i ruoli più importanti "ritagliati" per gli italiani c’è quello di Account executive nella sede di Parigi «per contattare clienti italiani nel Sud Europa».
Il candidato ideale, come cita l’annuncio online consultabile cliccando sul link «Lavora con noi», dovrà avere almeno sei anni di esperienza nel comparto media sales e lavorare sia sul fronte del marketing sia su quello della pubblicità. Sempre a Parigi è richiesto un Account manager per affiancare «i 200 migliori nostri inserzionisti nella fase di pre e post vendita» degli spot. Posizione meno prestigiosa quella offerta a Dublino, dove il social network californiano richiede un Inside sales per vendere inserzioni a grandi gruppi nostrani dell’advertising, mentre sul fronte della sicurezza, ancora in Irlanda, il posto di lavoro sul quale gli «italian speaking people» possono puntare è quello di analista di processo, di chi cioè si occuperà della sicurezza del sito e dell’efficienza della piattaforma, ma anche di relazionarsi con i clienti italiani rispondendo alle email ed esaminando, per esempio, i delicati report che riguardano i possibili abusi del servizio.
Facebook è un network globale che ha però, dal punto di vista della forza lavoro, una penetrazione ancora bassa in Paesi diversi dagli Stati Uniti. Forse perché si tratta di una realtà che deve ancora rodare a pieno il suo modello di business, basato sulla pubblicità ma non solo, con qualche ritocco da fare anche sul fronte della trasparenza. Se è vero infatti che è facile"parlare" con amici e parenti attraverso Facebook, non è altrettanto semplice mettersi in contatto con qualcuno che lavora in Facebook e avere risposte. Ecco perché è probabile che l’azienda aumenterà il suo organico fuori dagli Usa, magari aprendo anche una sede nel Paese di Dante.