Maurizio Stefanini, Libero 13/2/2009, 13 febbraio 2009
BREVE E FACILE DA CAMBIARE, COSI’ LA CARTA AMERICANA FUNZIONA DOPO 200 ANNI
La Costituzione degli Stati Uniti d’America, approvata dalla Convenzione Costituzionale di Filadelfia del 17 settembre 1787 e poi entrata in vigore dopo le ratifiche degli stati il 21 giugno 1788, non è il più antico documento costituzionale ancora in vigore: la Magna Charta del Regno d’Inghilterra risale infatti al 15 giugno 1215 e le Leges Statutae Republicae Sancti Marini all’8 ottobre 1600. Quei due documenti, però, sono poco più che vetusti monumenti lasciati in memoria della storia gloriosa della più antica monarchia d’Europa (nel mondo c’è il Giappone…) e della più antica repubblica del mondo. Sia il Regno Unito che San Marino, infatti, hanno integrato quelle Carte con leggi successive. La Costituzione Americana, invece, sta sempre in piedi, ed è anzi stata il modello cui si sono ispirate tutte le altre Costituzioni moderne, anche se naturalmente, in 221 anni ha avuto bisogno di vari aggiustamenti. Ai 7 articoli originari sono stati infatti via via aggiunti 27 emendamenti: i primi 10 il 15 dicembre 1791; l’ultimo il 7 maggio del 1992. Curiosamente, si trattava di un divieto a far scattare gli aumenti di stipendio ai membri del Congresso prima di elezioni successive che era stato anch’esso proposto con i primi 10 emendamenti il 25 settembre 1789, ma non era stato ratificato da un numero di Stati sufficiente, ed era stato infine dimenticato. Fino a quando nel 1982 non lo riscoprì in un archivio uno studente universitario, dando così inizio al movimento di opinione che avrebbe portato in un decennio alla sua adozione.
Concisa e efficace
L’aneddoto ci spiega i due segreti essenziali che hanno fatto la grandezza della Costituzione Americana. Il primo è appunto la sua natura stringata; sette articoli, contro i 139 più 18 disposizioni transitorie e finali della Costituzione italiana. Che non sono poi neanche un record negativo: la Legge Fondamentale della Repubblica Federale di Germania, pur certamente più efficace della nostra, ha 146 articoli; quella dell’India, la più lunga, arriva a 395 articoli, 12 ”elenchi” e 94 emendamenti; quella appena approvata in Bolivia, la più recente, 411 articoli e 10 disposizioni transitorie. vero che ognuno dei sette articoli è abbastanza dettagliato, ma comunque lo schema è semplice: composizione e competenze del Legislativo il primo; dell’Esecutivo il secondo; del Giudiziario il terzo; degli Stati al quarto. Il quinto sancisce la possibilità degli emendamenti. Il sesto regola i debiti precedenti, stabilisce la primazia della Costituzione e vieta l’imposizione di una qualsivoglia professione di fede per accedere a una carica. Il settimo stabilisce le modalità dell’entrata in vigore. C’è anche il famoso preambolo: ”Noi, il popolo degli Stati Uniti, al fine di perfezionare la nostra Unione, garantire la giustizia, assicurare la tranquillità all’interno, provvedere alla difesa comune, promuovere il benessere generale, salvaguardare per noi e per i nostri posteri il bene della libertà, poniamo in essere questa Costituzione quale ordinamento per gli Stati Uniti d’America”. Poi basta.
I diritti
I primi dieci emendamenti costituiscono la ”Dichiarazione dei Diritti”: non enunciazioni inutili come quel ”diritto al lavoro” che in nessun tribunale dà da noi il diritto concreto a farsi assumere, ma diritti concreti, di libertà dell’individuo dal potere: diritto di opinione, espressione e riunione; di portare armi; di inviolabilità del domicilio; al giusto processo; a non ricevere pene eccessive. Esemplare l’articolo 10: ”I poteri non demandati dalla Costituzione agli Stati Uniti, o da essa non vietati agli Stati, sono riservati ai rispettivi Stati, o al popolo”. Tutto ciò non espressamente vietato, dunque, è permesso.
Proprio questa essenzialità consente di emendare il testo ogni volta sia necessario, senza sconvolgerne l’architettura. Il XII emendamento del 1804, ad esempio, chiarì le modalità di elezione e i poteri del vicepresidente, per evitare che di nuovo il capo dell’opposizione diventasse vice del vincitore, come era accaduto con Jefferson e Adams. Il XIII del 1865 abolì la schiavitù. Il XV del 1870 riconobbe il voto ai negri. Il XIX del 1920 alle donne. Il XXVI del 1971 ai diciottenni. E non mancò un XXI emendamento del 1933 che annullò quell’altro XVIII emendamento in base a cui nel 1919 era stato proibito il consumo di alcool.