Fulvio Bufi, Corriere della sera 13/2/2009, 13 febbraio 2009
PRESA KETTY, BOSS «FEMMINIELLO» COMANDAVA I PUSHER DI GOMORRA
Ketty batteva il marciapiede ma non per disperazione. Ormai avrebbe potuto farne a meno, se avesse voluto. Non aveva bisogno di soldi, ne aveva abbastanza. Con il traffico di droga e un clan praticamente ai suoi ordini, aveva fatto denari che nemmeno a prostituirsi per una vita. Perché Ketty continuasse a battere è difficile da spiegare.
Ketty sulla carta d’identità si chiama Ugo. Ugo Gabriele, 27 anni, transessuale e camorrista. Capo camorrista. la prima volta che da un’indagine emerge una cosa del genere. Segno che la camorra non ha cambiato solo le regole d’onore, quelle che una volta vietavano di colpire donne e bambini: ha cambiato pure le regole interne. Finora c’erano state donne che avevano assunto il comando del clan in sostituzione dei mariti finiti in carcere, ma i trans potevano essere soltanto carne da sfruttare e al massimo spacciatori, visto che stanno in strada. Ketty a suo modo ha fatto una rivoluzione, ha sovvertito una delle regole più antiche della camorra, quella che prevede il comando sempre agli uomini, o alle mogli, ma solo per delega.
In ogni caso adesso Ketty è tornata a essere solo Ugo Gabriele e non comanda più. Da ieri è in carcere. L’hanno arrestata i carabinieri al termine di un’indagine condotta dai pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli Luigi Cannavale e Gloria Sanseverino. da qui che emerge il suo ruolo di boss che custodiva armi, organizzava gli uomini da spedire in giro per il «recupero crediti» (che quasi sempre significa estorsioni o usura), e soprattutto gestiva le piazze dello spaccio. E non piazze qualsiasi, le piazze di Scampia, dove è stato stimato che il traffico di droga può rendere fino a 500 mila euro al giorno. Una volta era tutto denaro che finiva nelle tasche di Paolo Di Lauro, detto Ciruzzo ’o milionario, e della sua potentissima famiglia. Poi c’è stata la ribellione interna al boss e la faida con una infinità di morti. Alla fine hanno vinto gli scissionisti e si sono spartiti il quartiere e le piazze di spaccio. Ai tempi della faida, Ugo Gabriele era soltanto Ketty. Usciva la sera, andava nella zona della stazione centrale di Napoli e aspettava i clienti seduta in macchina o appoggiata allo sportello. Non le sono mai mancati, i clienti, pure se il vocione da uomo non è riuscita a toglierselo e quello stonava. Però offriva sesso e cocaina, e dalle sue parti si mettevano pure in fila ad aspettare il turno. Napoli è piena di altre Ketty e Valentina e Samantha e Jessica e tutti nomi così. Le prostitute donne ormai lavorano con gli annunci e il cellulare, stanno in casa e aspettano che il citofono suoni. La notte il sesso a pagamento in strada è tutto trans o femminielli. A due passi da piazza Municipio come nella zona della stazione o al rettifilo, al corso Vittorio Emanuele o lungo i viali di Agnano e Fuorigrotta. Sesso e basta, però. Ketty invece offriva il valore aggiunto. Ma all’epoca non era roba sua, le davano un po’ di pacchettini di carta stagnola e al ritorno doveva consegnare i soldi.
Dopo la faida, invece, è tutto cambiato. Salvatore Gabriele, fratello maggiore di Ugo, è uno di quelli che da soldato di camorra ha saputo trasformarsi in boss. E siccome sa che nel suo giro non c’è da fidarsi di nessuno, ha chiamato al suo fianco il fratello. Tanto più che lui voleva allargare il raggio d’azione, e quindi era sempre in giro per l’Italia a rifornire spacciatori piccoli e grandi. A Scampia dirigeva tutto Ketty, Salvatore dava le indicazioni, e al resto pensava lei: tagliava la droga («mettici l’immondizia» le diceva Sasà e lei ce la metteva), distribuiva gli incarichi e le dosi ai corrieri, e qualche bustina la teneva per sé pensando ai clienti la sera alla Ferrovia. Perciò Ketty continuava a battere. Aveva smerciato tanta roba non sua, e ora invece non doveva portare più nulla a nessuno. I soldi dello spaccio se li teneva tutti, come quelli delle marchette. Solo che quelli della cocaina erano molti di più. E lei all’alba di ogni giorno tornava a casa più ricca.