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 2009  febbraio 12 Giovedì calendario

I teenager americani lo fanno per gli animali, spinti, qualche volta, dalle crude immagini dei video di YouTube sulle stragi di polli e tacchini, vitelli e agnelli (e anche di altre specie non commestibili)

I teenager americani lo fanno per gli animali, spinti, qualche volta, dalle crude immagini dei video di YouTube sulle stragi di polli e tacchini, vitelli e agnelli (e anche di altre specie non commestibili). Così, secondo alcune stime del governo, almeno un adolescente su duecento evita di mangiare carne. C’è chi lo fa per spirito animalista (non solo i più giovani, ma anche gli adulti, in Usa e in Europa), chi per rispetto dell’ambiente (i più informati sui temi dell’ecologia sulla scia dell’ex Beatle Paul McCartney), chi per motivi salutistici (i meno giovani che magari hanno qualche problema di colesterolo o di pressione) e intanto l’esercito dei vegetariani si ingrossa in tutto il mondo. In Italia, secondo l’Eurispes, sono oltre quota sei milioni (circa il 10 per cento della popolazione e l’Italia, secondo le stime dell’Unione vegetariana europea, è al primo posto, seguita dalla Germania con il 9 per cento), ma nel 2050 gli italiani potrebbero arrivare addirittura a 30 milioni, se anche da noi arriverà la nuova veggie generation. «La sensazione – commenta Luciana Baroni, medico all’ospedale Villa Salus di Mestre-Venezia e presidente della Società scientifica di nutrizione vegetariana – è che, proprio perché fanno una scelta ideologica, i più giovani sono più spesso vegani, escludono cioè dalla loro dieta anche uova e latte. Pensano al benessere globale degli animali e ritengono che il solo non mangiar carne non elimini completamente le loro sofferenze ». Perché i vegetariani non sono tutti uguali: i «classici» non mangiano né carne né pesce, ma accettano latte e uova, i vegani invece escludono anche questi ultimi (e spesso evitano anche tutti gli altri prodotti di origine animale, come pelli o cuoio), mentre i più oltranzisti (come i crudisti o i fruttisti) ammettono soltanto particolari categorie di cibi (rispettivamente solo vegetali crudi o solo frutta e semi). Ecco il loro identikit: più spesso donne, con un livello di istruzione medio-alto che vivono (in Italia) prevalentemente al Nord o al Centro. «Il crescente interesse per il vegetarianesimo – aggiunge Luciana Baroni – è favorito anche dal fatto che quell’aura di paura nei confronti di queste abitudini alimentari si è piano piano dissolta alla luce delle evidenze scientifiche e in realtà non esiste nessun pericolo concreto nell’abbracciare questo tipo di alimentazione». Non tutti la pensano così, soprattutto quando si parla di adolescenti. «Certo, i giovani vegetariani sono in aumento – conferma Andrea Ghiselli, ricercatore all’Inran, l’Istituto italiano per la ricerca e la nutrizione, ed esperto di un forum sulla nutrizione del Corriere Online – e sono soprattutto ragazze che spesso lo fanno per moda. Ma devono fare attenzione: i maschi in particolare rischiano carenze soprattutto di calcio, le femmine di ferro. Se la dieta è vegetariana ma include prodotti animali ed è variata non ci sono particolari pericoli. Ma un vegano non può fare di testa sua: se decide di esserlo è bene che pianifichi la sua dieta con un nutrizionista». Le linee guida dell’American Dietetic Association dicono che le diete vegetariane e vegane sono appropriate per tutti i periodi della vita, comprese l’infanzia e l’adolescenza, a patto che siano well balanced e che eventuali deficit di vitamina B12, cui vanno incontro soprattutto i vegani, siano prevenuti con supplementi vitaminici. E il numero di febbraio della rivista Women’s Health Source della Mayo Clinic, uno dei più famosi ospedali americani che ha sede a Rochester, è rivolto alle donne ed è dedicato ai consigli per pianificare una corretta dieta vegetariana Anche Michele Carruba, direttore del Centro studi e ricerche sull’obesità all’Università di Milano, avverte che quanto più il vegetarianesimo è spinto tanto più richiede conoscenza degli alimenti e aggiunge: «L’importante è mescolare e combinare i cibi il più possibile». Gli esperti francesi dell’Istituto della nutrizione, per voce del vicepresidente Bernard Guy Grand, ricordano che una serie di studi epidemiologici dimostrano come i vegetariani siano meno soggetti a ipertensioni arteriosa e a problemi cardiaci e abbiano minori rischi di obesità e di diabete di tipo 2. Ecco giustificata la scelta salutista, ma in Francia, come in Italia, sta prendendo sempre più piede la motivazione di tipo ecologista quando si decide di seguire la strada verde a tavola, mentre è decisamente in calo, rispetto agli anni passati, quella di tipo filosofico-religioso. «La scelta vegetariana di tipo religioso oggi è legata soprattutto alla presenza di immigrati – commenta Carruba, che è anche presidente della società del Comune di Milano responsabile della ristorazione scolastica – e nelle scuole di Milano teniamo conto delle richieste in questo senso. Per contro si sta facendo strada il concetto di un’alimentazione ecosostenibile, che si svilupperà anche con l’Expo: un’alimentazione troppo sbilanciata sul consumo di carne animale provoca danni ambientali sia per quanto riguarda la deforestazione, sia per quanto riguarda l’inquinamento. Questo però non significa diventare tutti vegetariani ». Qualcuno, soprattutto in America, ha già scelto la strada del vegetarianesimo part-time: si chiamano lexitarian, la loro Bibbia è il libro Flexitarian Diet della dietista Dawn Jackson Blatner, il precetto: mangiare carne o pesce non più di due volte alla settimana. Il sito di riferimento: www.almostvegetarian. blogspot.com. I puristi vegetariani dialogano invece su altri siti: dall’italiano www.vegetariani.it all’inglese www.veggievision.tv, una vera e propria televisione via Internet dedicata ai vegetariani. «Internet rimane il mezzo migliore per far circolare le nostre idee’ commenta Luciana Baroni ”. C’è infatti ancora un po’ di diffidenza nei confronti dei vegetariani. Per esempio: quando un esperto di alimentazione vegetariana viene invitato a un talk show si invoca la par condicio: ci vuole anche chi parla bene della carne». Così i seguaci della dieta verde si sono persino inventati il Veggie pride, il giorno dell’orgoglio vegetariano: l’anno scorso è stato a Roma, quest’anno per la seconda edizione del 16 maggio si mobiliterà Milano, in contemporanea con il nono Veggie pride francese a Lione. Adriana Bazzi ***** ROMA – Certo è tosto restare vegetariano quando arriva il pacco del cavalier Gallucci: «Quello dell’Alcisa salumi, sa, la mortadella Due Torri di Bologna... Eh... Tutti gli anni il mio amico mi manda qualche suo prosciutto. Io li guardo, sospiro e passo oltre. Se soffro? Soffro sì, ma pure se vedo la Bellucci e non posso saltarle addosso», ragiona Roberto Gervaso, 71 anni e 40 da mangiatore verde «perché lo era mamma» (oggi novantaquattrenne). Contro la carne il giornalista- storico-scrittore ha «una ripugnanza filosofica» però ammette che «una volta ogni tanto una cotoletta alla milanese la mangerei pure» (la figlia Veronica ridacchiando dice che «fa il duro, poi lo vedi che si sgraffigna un salamino »). Fosse libero (da dieta e medicine), Gervaso un cucchiaio lo affonderebbe nella nutella, l’altro nel gorgonzola «o nello squacquerone, ha presente?». E invece i piaceri quotidiani sono «una bella mela renetta, però matura, una banana per il potassio, del radicchio o della cappuccina, riso o pasta integrale, formaggio poco, spesso uova, ceci, lenticchie». Si pregia però della compagnia risorgimentale: «Mazzini era vegetariano certo, sempre pallido, però suonava la chitarra, Garibaldi non credo proprio. Sono frugale come Montanelli che, magari pochi bocconi, apprezzava pure la fiorentina». L’astrofisica Margherita Hack, 87 anni, ha il pedigree perfetto: «Genitori vegetariani, io perciò ci sono nata, la carne mi fa proprio ribrezzo ». Anche moralmente: «Trovo barbaro ammazzare quei poveri animali stipati negli allevamenti lager. Oltretutto, terrorizzati e sofferenti come sono, la loro carne è piena di tossine». Ex campionessa giovanile di salto in lungo, poi scienziata e accademica dei Lincei, la Hack è la riprova che le proteine animali non sono indispensabili né per i muscoli né per il cervello. Bastano formaggi, uova, legumi, pastasciutta. «Si vive molto meglio così, il cibo è più sano e costa anche meno». Buddha e Cicerone, Epicuro e Orazio, Pitagora e Tolstoj. Sting e Paul McCartney, Madonna, Gianni Morandi e Jovanotti, Carl Lewis e Bob Dylan, Adriano Celentano e Franco Battiato, Lisa dei Simpson, tutti veggie convinti. Come il professor Umberto Veronesi che ha raccontato: «Lo sono fin da bambino, sono nato in una cascina lombarda e gli animali sono stati i miei primi amici, ucciderli è crudeltà inutile». Nonché dannosa per la salute: «Il consumo eccessivo di carne è tra le cause principali delle ma-lattie del nostro secolo». Non beve non fuma e mangia rigorosamente verde e biologico Katia Noventa di Domenica In: «Amo gli animali, ho tre cavalli, un gatto e cinque cani. Non sopporto le crudeltà contro di loro, di proteine ci bastano quelle dei legumi». Niente uova («mai piaciute»), niente prosciutto ( siamo pazzi?»), sì al tofu, al seitan e al formaggio «che se lo lasci fuori dal frigo mica va a male come la bistecca. Da vegetariani ci si sente meglio, si ha più energia, mentre la carne di quelle povere bestie terrorizzate è piena di ormoni e tossine». Vegetariana quasi integrale («Mangio soltanto un pochino di pollo») ma soprattutto orgogliosamente «contadina », l’ex pluri-campionessa di sci di fondo e ora deputata Pdl, Manuela Di Centa, non ha smesso la sua dieta di atleta che si fonda su un piatto base: «Pasta, olio e grana». Sapori semplici, cibi grezzi: «Lenticchie, fagioli, nocciole, broccoli, rape rosse, un mangiare povero, legato alla mia terra». Anche alla buvette della Camera, anche fuori a cena: «Al ristorante mi faccio leggere tutto il menù, ascolto, poi ordino la mia pasta al grana». Sta rientrando a casa, spesa appena fatta: «Una pagnotta pugliese di grano duro, formaggio molle, le marmellate fatte in casa da mio papà, ribes o mirtillo. Poi un bicchiere di vino rosso. E non chiedo davvero di più». Giovanna Cavalli