Matilde Amorosi, Oggi 11/2/2009, 11 febbraio 2009
Totò sex bomb! – Il colpo di fulmine con Diana: lui aveva 33 anni lei 15 – Il matrimonio, la gelosia e il sesso in treno (se lei non voleva, Totò: ”lasciami fare, non sei pratica di viaggi”) – il divorzio per gelosia e i diritti di ”Malafemmena”…
Matilde Amorosi per "Oggi"
Il mito di Totò, amatissimo anche dai giovani, è stato trattato in tutti i suoi risvolti, con un unico lato sconosciuto, quello della sfera sentimentale e sessuale del principe della risata, nascosta dietro la sua maschera comica. A colmare questa lacuna ci ha pensato Liliana, la sua unica figlia, nata dal matrimonio dell’attore con Diana Rogliani, la quale in un libro intitolato Malafemmena (Mondadori editore), racconta senza falsi pudori la storia dei genitori, un amour fou a metà tra un film di Truffaut e la sceneggiata napoletana.
«Prima di alzare il sipario sui segreti di famiglia ho riflettuto a lungo, per arrivare alla conclusione che la verità vada detta comunque, con il merito, nel mio caso, di rendere finalmente giustizia a mia madre: è lei l’ispiratrice della canzone più famosa di papà Malafemmena scaturita dal dolore per averla perduta», spiega Liliana che nelle ricerche di materiale fotografico e di documenti inediti, si è affidata alla figlia, Diana, come l’adorata nonna, titolare di un archivio ricchissimo a cui attingono giornalisti di tutto il mondo.
Parole e immagini ci descrivono un Totò sconosciuto e affascinante, un vero sciupafemmine, amante fantasioso e marito morbosamente geloso e a tratti persino spietato. La sua era una psicologia complessa, riassumibile in «genio e sregolatezza».
Basti pensare al primo incontro del principe con Diana, bellissima quindicenne, alla sua prima uscita dal collegio di suore nei dintorni di Firenze per assistere a uno spettacolo teatrale con la sorella e il cognato, buon amico di Totò.
Fu il classico colpo di fulmine e tre mesi dopo l’educanda fuggì dal convento per raggiungere, a Roma, l’amato bene, come si diceva all’epoca. Totò aveva trentatrè anni e un uomo della sua età avrebbe dovuto riflettere prima di sedurre un’adolescente. Ma non lui. Visse l’impeto di una passione travolgente, col piacere proibito di iniziare alle gioie dell’amore una ragazzina inesperta.
La loro prima notte, in un albergo di Roma, fu un incanto, con un Totò fuori di sé dalla felicità che pure seppe attendere l’alba prima di fare all’amore con Diana, la quale, a sorpresa, rispose senza inibizioni alle sue carezze. Un atteggiamento che, pur esaltandolo, insinuò in Totò il dubbio che quella ragazza, troppo ardita per i suoi quindici anni, avrebbe potuto farlo dannare.
Ma la loro prima volta fu anche piena di poesia, nella contemplazione, alla fioca luce di un lumino, del corpo stupendo di Diana, rimasta senza veli, con la camicia da notte di tela grezza da collegiale finita ai piedi del letto. Il mattino seguente, Totò, con gli occhi pieni di lacrime per l’emozione, la raccolse e la baciò conservandola come una reliquia per tutta la vita.
La follia amorosa costò al principe una denuncia per corruzione di minorenne da parte della madre di Diana, rientrata grazie al suo impegno di sposare la ragazza. Le nozze, però, arrivarono soltanto nel 1935, dopo la nascita di Liliana, anticipando i divi dei giorni nostri abituati da andare all’altare con i figli al seguito. Ma il matrimonio non placò l’animo di Totò, sempre ossessionato dalla gelosia.
Al punto che un giorno, infuriato perché la moglie indossava un abito rosso, secondo lui troppo provocante, la lasciò seminuda, riducendo il vestito a pezzettini. Momenti tesi a cui seguivano ore di sensualità sfrenata e di tenerezza, in una fusione completa di corpo ed anima, talvolta vissuti in modo surreale, secondo l’indole dell’attore.
Per esempio, adorava fare all’amore in treno, tenendo fermo lo sportello con un braccio per evitare visite indesiderate e se Diana lo pregava di rimandare i suoi slanci al ritorno a casa, rispondeva: «Stai zitta e lasciami fare... tu non sei pratica di viaggi».
La coppia fu felice fino al 1939, quando Totò chiese ed ottenne il divorzio in Bulgaria che poi fu confermato in Italia, pur continuando a vivere con la moglie, relegata al ruolo di «concubina», una definizione all’epoca umiliante, racconta Liliana de Curtis. A spingerlo a questa decisione fu la paura costante del tradimento, con la sconcertante spiegazione: «Le corna dell’amante si svitano, mentre quelle della moglie rimangono sulla fronte del malcapitato, marchiandolo per sempre».
Ottenuto il divorzio, Totò rimase in famiglia. «Ora che siamo tornati signorini, ti desidero ancora di più», giurava alla moglie, che pur di non perderlo accettò di essergli complice. Totò infatti dopo il divorzio, si comportava da scapolo, confidando a Diana le sue avventure galanti. «Il mio unico amore sei tu e tornerò sempre da te», si giustificava e, a modo suo, era sincero, incurante di quanto soffrisse la moglie «ripudiata».
A far precipitare la situazione fu il flirt di Totò con Silvana Pampanini, la quale, come ha sempre sostenuto, respinse le sue avances. Da cui l’equivoco che Malafemmena fosse dedicata a lei, sostiene Liliana. I genitori, rivela, si separarono dopo una lite causata dalla bella attrice. «Io sono libero di risposarmi», sentenziò Totò. «Anch’io» replicò Diana, già corteggiata da colui che sarebbe diventato il suo secondo marito. E bastò questa frase pronunciata per ripicca, perché Totò la cacciasse di casa.
I suoi genitori non si persero mai di vista, ricorda Liliana. E quando nel 1957 Diana rimase sola dopo il fallimento delle seconde nozze e il padre già viveva con Franca Faldini, Totò regalò all’ex moglie una casa acquistata con i diritti d’autore di Malafemmena, dicendole: «Ti appartengono, visto che ho scritto la canzone con le lacrime versate per te». Provati dagli anni e dai rimpianti, erano ormai solo la pallida ombra della coppia di un tempo, ma tra di loro resisteva un legame indissolubile.
Diana Rogliani è morta nell’agosto del 2006, perduta nei fantasmi della sua mente. «Apparecchia per due», diceva alla domestica. «Mio marito tarda a rincasare, ma alla fine torna sempre da me». Liliana confida di essere ancora turbata dai ricordi familiari, ma è felice che grazie al suo libro così tenero, così crudele Totò e Diana, idealmente siano di nuovo insieme. Per sempre.