Sara Faillaci Vanity Fair 18/2/2009, 18 febbraio 2009
Daria Bignardi è «figlia di anziani»: «Mio padre era del ’14, mia madre del ’23. Quando ero adolescente, a causa della menopausa, l’ansia ossessiva della mamma si aggravò
Daria Bignardi è «figlia di anziani»: «Mio padre era del ’14, mia madre del ’23. Quando ero adolescente, a causa della menopausa, l’ansia ossessiva della mamma si aggravò. La sua prima vittima era papà, poi è toccato a me, in quanto figlia più piccola, avuta tardi, un "incidente”. Mi diceva sempre che aveva pianto tantissimo quando aveva scoperto di aspettarmi [...] Mia madre con le sue ansie mi ha massacrata, ma credo di essere cresciuta con un po’ di senso dell’umorismo. Per esempio, è un dato di fatto che i nostri genitori fossero molto più belli di me e mia sorella: alti, longilinei, lui con gli occhi azzurri, lei con un gran seno e le gambe lunghe. La mamma ci ha sempre detto simpaticamente, con il suo accento romagnolo: "Proprio non capisco come da due come noi possiate essere venute fuori voi due”. Eravamo piccoline, minute, neanche l’ombra delle sue forme o del suo portamento». La madre la chiamava "besctia”, ed "egoiscta”: «Tutti i Bignardi lo erano, per lei. I Bianchi invece - ovvero la sua famiglia, dalla quale mia sorella Donatella "aveva preso di più» - erano i buoni d’animo; divideva le persone in queste due categorie». *** Il padre di Daria Bignardi, «galante con le signore, viaggiatore, edonista, era sempre in giro per lavoro con la Millecinquecento carica di mangimi puzzolenti». Nel tempo libero «si dedicava ai suoi mille svaghi: la caccia in Jugoslavia, le Terme di Montecatini, le cene del mercoledì sera con gli amici. Alla famiglia, anche economicamente, pensava mia madre, col suo modesto stipendio da maestra».