Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  febbraio 05 Giovedì calendario

Giampaolo Angelucci, 36 anni, imprenditore romano della sanità, proprietario di Libero e Il Riformista, è finito agli arresti domiciliari perché le sue cliniche avrebbero incassato dal servizio sanitario nazionale 170 milioni di euro grazie a false fatturazioni

Giampaolo Angelucci, 36 anni, imprenditore romano della sanità, proprietario di Libero e Il Riformista, è finito agli arresti domiciliari perché le sue cliniche avrebbero incassato dal servizio sanitario nazionale 170 milioni di euro grazie a false fatturazioni. Richiesta di arresti domiciliari anche per il padre, Antonio, ex portantino al San Camillo e sindacalista della Uil, fondatore della Tosinvest (sanità: 26 cliniche, 3.500 posti letto, 2.000 dipendenti) e adesso deputato del Pdl. Salvarono i Ds dalla bancarotta rilevando dalle banche debiti e palazzi (tra cui la sede di via delle Botteghe oscure) e provarono a comprare anche l’Unità. Secondo i pm gli Angelucci avrebbero usato il giornale Libero (il Riformista neppure è citato) per fare pressione sui politici. Franco Bechis, direttore di ItaliaOggi, ha letto le 836 pagine di inchiesta ma ha trovato un solo episodio «che riguarda un’intervista riparatoria» pubblicata sulla cronaca romana di Libero all’allora assessore regionale della Sanità nel Lazio, Augusto Battaglia. Le cose andarono così: nel 2007 una giornalista scrisse che Battaglia era sull’orlo del licenziamento. Il giorno successivo Battaglia telefonò ad Antonio Angelucci protestando. Protesta accolta: Battaglia fu intervistato per smentire la notizia (ma in seguito fu licenziato davvero). Unico altro episodio che sfiora l’argomento, quando i Nas ispezionarono una clinica di Velletri e ci andarono pesanti con i dipendenti. Antonio Angelucci disse che sarebbe andato dal comandante generale dei carabinieri e se non fosse bastato avrebbe chiamato Feltri (non fece mai la telefonata). Poi chiamando la moglie si sfoga: vuole parlare con Livia Turco, che deve starlo a sentire sennò lui poi non ascolterà più le sue lamentele sul trattamento che Libero le riserva. Bechis: «Tutto qui».