(Fabio Cutri, Corriere della Sera 6/2/2009), 6 febbraio 2009
Quando Enzo Jannacci, medico, alla fine degli anni Sessanta andò a specializzarsi in cardiochirurgia negli Stati Uniti, riceveva parecchie critiche dai colleghi: «’Lei si innamora dei pazienti, li va a trovare troppo di frequente e si interessa di cose che non c’entrano con la terapia: i dottori sono tecnici, per tutto il resto ci sono gli psicologi e i preti”
Quando Enzo Jannacci, medico, alla fine degli anni Sessanta andò a specializzarsi in cardiochirurgia negli Stati Uniti, riceveva parecchie critiche dai colleghi: «’Lei si innamora dei pazienti, li va a trovare troppo di frequente e si interessa di cose che non c’entrano con la terapia: i dottori sono tecnici, per tutto il resto ci sono gli psicologi e i preti”. Decisero di mandarmi a lavorare in rianimazione, ”così può attaccarsi a loro finché vuole”... ecco, stare dove la vita è ridotta a un filo sottile è traumatico ma può insegnare parecchie cose a un dottore».