varie, 12 febbraio 2009
Katia Dimitri detta Katiuscia, 33 anni. Ragioniera, non bella ma piacente, caschetto di capelli biondi e sorriso gioviale, il sogno di diventare veterinaria che s’era frantumato otto anni fa quando le era nato un figlio, costretta a guadagnarsi da vivere come colf a Bricherasio in provincia di Torino, «brava ragazza», faceva volontariato «e viveva per il suo bambino»
Katia Dimitri detta Katiuscia, 33 anni. Ragioniera, non bella ma piacente, caschetto di capelli biondi e sorriso gioviale, il sogno di diventare veterinaria che s’era frantumato otto anni fa quando le era nato un figlio, costretta a guadagnarsi da vivere come colf a Bricherasio in provincia di Torino, «brava ragazza», faceva volontariato «e viveva per il suo bambino». Un anno e mezzo fa s’era separata dal marito muratore Omar Nota, ufficialmente era fidanzata col panettiere Giorgio Chialdetto ma in paese tutti sapevano che da settembre faceva l’amore con Giuliano Pastre, 34 anni, operaio in una cava di talco vicino Pinerolo, appassionato di caccia al cinghiale, amico dell’ex marito, sposato con Monica - che faceva finta di nulla ma aveva capito di essere cornificata - e padre di quattro figli, uno adolescente, due ragazzini che frequentano le medie e una bambina di nemmeno sei mesi. Martedì 3 febbraio, dopo pranzo, la Dimitri poggiò sul sedile della sua Panda la merenda per il figlio che avrebbe preso alle 16.30 all’uscita dalla scuola e guidò fino a un boschetto dove aveva appuntamento con qualcuno - probabilmente il Pastre Giuliano con cui era stata vista verso le 14 - che d’un tratto, chissà perché, afferrò una grossa pietra e con quella le spaccò la testa. Il corpo fu ritrovato il sabato successivo, proprio quel giorno il Pastre denunciò l’incendio della sua auto, e i carabinieri, che già l’avevano chiamato in caserma - come tanti altri - per sapere dei suoi rapporti con la morta, giudicando il suo racconto contraddittorio intendevano sentirlo di nuovo e gli avevano chiesto di presentarsi in caserma di lunedì. Lui però quella mattina aspettò che la moglie fosse uscita di casa per accompagnare i figli a scuola e, rimasto con la bimba più piccola addormentata nella culla, scrisse su un biglietto «col delitto di Katia non c’entro nulla» e si sparò un colpo di fucile nella gola. Primo pomeriggio di martedì 3 febbraio in un bosco, e mattinata di lunedì 9 febbraio in una cascina, a Bricherasio in provincia di Torino.