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 2009  febbraio 11 Mercoledì calendario

COMPAGNA IVA


«Un cazzotto nello stomaco. Lucio Presta, il manager di Bonolis che ha sentito per primo la mia canzone in gara a Sanremo, ha detto che gli faceva questo effetto. E mi fa piacere. Il pezzo è bello, e solo in questa fase della mia vita avrei potuto presentarlo. A 30-40 anni non sarei stata credibile».

Iva Zanicchi, 69 anni, sarà in gara con Ti voglio senza amore, storia di una donna che, dopo una vita di delusioni, vuol pensare solo a se stessa. In tutti i sensi.
La cantante di Ligonchio (Reggio Emilia), che dallo scorso maggio siede al Parlamento Europeo per il Pdl (ha sostituito un collega eletto al Senato), di Sanremo ha vinto tre edizioni: nel ’67 con Non pensare a me(con Claudio Villa), nel ’69 con Zingara (con Bobby Solo) e nel ’74 con Ciao cara come stai?.

Questa volta canta la sua storia?
«Nooo... La protagonista è una donna di una certa età che ha amato tanto e in cambio ha ricevuto solo bastonate sui denti».

Ne ha prese anche lei?
«Certo. Voi uomini fate sempre così. La signora della canzone, però. adesso è stufa: vuole qualcosa per sé. A certe cose non bisogna rinunciare».

La vecchia storia dei sesso senza amore?
«Ho anche pensato di fare sesso solo per il piacere di farlo, ma poi mi sono sempre innamorata. L’ultima volta, ventitré anni fa, è successo con il mio attuale compagno».

Che ovviamente lei non ha mai tradito.
«Lui no. mai. Con altri è successo, però. Ma la storia era già finita e dopo li ho messi alla porta dalla mattina alla sera».

L’ultima volta che ha partecipato al Festival, nel 2003 con Fossi un tango, è arrivata ultima.
«Stavolta il rischio è un altro: mi possono eliminare subito... è una canzone strana: o piace o fa schifo. Qualcuno potrà anche pensare: alla sua età, ma non si vergogna’?».

Come si chiamerà il nuovo album?
«Pazza d’amore, Amaro amarti o in un altro modo. Ci sto pensando. Avevo scelto Ziva, come Zanicchi Iva. ma poi mi hanno detto che è il titolo del nuovo film di Tinto Brass».

Con la provocazione di Povia sui gay, a Sanremo quest’anno non si parlerà d’altro. Tanto vale che glielo chieda io: ha mai avuto esperienze omosessuali?
«Mai. Una mia amica ha insistito tanto, ma non mi è mai passato per la testa. Dopo l’ultimo rifiuto, mi disse: "Non sai quello che ti perdi". Le risposi: "Neanche tu, cara"».

E il sesso a pagamento? Con un gigolò?
«Per carità! Sono una donna all’antica, io. Che tristezza quelle che fanno così».

Ivana Trump e il suo giovane ex marito Rossano Rubicondi che cosa le fanno venire in mente?
«Che è meglio la solitudine».

E che cosa le venne in mente quando nel ’79, a 39 anni, posò per la copertina di Playboy?
«Non dovrei dirlo, ma quella è l’unica cosa della mia vita di cui non vado fiera. Mi ero messa in testa che a ridosso dei 40 volevo far vedere a tutti che ero ancora in grande forma: fu un colpo di stupidera. Per fortuna i miei genitori non lo vennero mai a sapere. Al mio paese quel giornale non arrivava. Circolò solo nel bar della piazza centrale, ma quando venni a saperlo dissi al proprietario che avrei fatto un macello se lo avessero fatto vedere a mio padre. Lui avrebbe disapprovato. Come disapprovò la storia del naso».

Quando nell’84 si operò al naso suo padre ci rimase male?
«Malissimo. Era il marchio di famiglia. lo e lui eravamo identici».

Si è pentita?
«Dovevo farlo: da ragazza quel naso mi aveva creato mille complessi. Oggi posso dire che anche quello fu un colpo di stlipira. Ma tanto sta ricrescendo. Prima o poi la gobba rispunterà. Lo sa che Fellini mi disse che quel becco mi dava un tono aristocratico?».

Quando?
«Nel ’73. Voleva farmi fare Gradisca in Amarcord, poi cambiò idea e per addolcirmi la pillola, mi disse la balla che non poteva darmi quella parte perché ero "troppo aristocratica". Ovviamente gli ho creduto. Era Fellini. Per me quello era un complimento».

E come riuscì, nel ’70, a convincere Giuseppe Ungaretti a girare il video di Un uomo senza tempo?
«Ero a Salsomaggiore per il premio televisivo di Daniele Piombi e incontrai il poeta in albergo. Quando gli dissi che il giorno’dopo sarei andata nel bosco per girare un filmato, mi chiese se poteva venire anche lui. Fu straordinario. Mimò e recitò tutta la canzone. Morì dopo pochi mesi».

Di recente ha detto che in giro ci sono troppi «santoni e santine che fanno gli snob con Sanremo»: a chi si riferiva?
«A tutti quei colleghi che lasciano intendere che oggi al Festival ci vanno gli sfigati. E quando serviva a loro? Non si sputa nel piatto in cui si mangia».

Secondo lei chi vince? «Dicono Francesco Renga».

Con la sua voce, apprezzata anche dai critici più esigenti, non ha sbagliato a fare troppa Tv?
«Ho sbagliato sì. Avrei potuto fare molto di più. Quattordici anni di Ok , il prezzo è giusto mi hanno rincoglionita. Ma purtroppo sono pigra, abitudinaria, e mi sono lasciata andare. Mi "svegliò" Arbore, pochi anni fa. Ero ospite da Mara Venier, a Domenica In, e mi chiesero di cantare. Lo feci, e subito dopo lui telefonò per farmi i complimenti, per dirmi di tornare al mio vero mestiere. E di non preoccuparmi se mi servivano soldi. Fu la svolta. Con la Tv guadagnavo bene ... ».

Tornerà a farla?
«Adesso voglio cantare. E con i quiz ho chiuso per sempre. Mi piacerebbe condurre un programma musicale, quello sì».

Nel 2001 e 2005 ha pubblicato due libri, Polenta di castagne e I prati di Sara, che hanno avuto un discreto successo: mai pensato di trasformarli in fiction?
«Mi piacerebbe. Anna Falchi, quando era sposata con Ricucci, aveva mostrato interesse per I prati di Sara. Voleva produrlo lei, poi è sparita».

A Sanremo ci sarà Del Noce, direttore di Raifiction, oltre che di Raiuno...
«Non credo che mi ami. Ho provato a incontrarlo una volta, ma non c’è stato niente da fare».

Conosceva Mino Reitano?
«Certo. Insieme abbiamo fatto Canzonissinia, Disco per l’estate e anche, nel’69, un Canta Calabria. Quando ci fermammo nella sua Fiumara, c’era tutto il paese ad aspettarci. A Natale, dopo l’ultimo intervento, ho parlato al telefono con la moglie per fargli gli auguri. A Mino dispiaceva che la critica non lo considerasse un vero cantautore. Ovviamente, se fosse stato di sinistr&..».

La sua è una fissazione.
«E’ la verità. Per quegli snob Mino era troppo umile e popolare. E anch’io, se fossi stata di quella parrocchia, non sarei stata soltanto "una donna semplice e del popolo", ma "una donna semplice, del popolo e anche intellettuale". Non che me ne freghi niente, sia chiaro».

A giugno ci saranno le elezioni per il Parlamento Europeo: si ricandiderà?
«Non lo so. La campagna elettorale è una guerra tutti contro tutti e forse per me, adesso, è un po’ troppo».

Come membro della Commissione sul cambiamento climatico, che cosa ha fatto a Strasburgo?
«Non faccio parte di quella Commissione».

C’è scritto sulla sua scheda da europariamentare.
«Ah! E’ vero. Ho sempre seguito le indicazioni del partito. Pensi che un giorno, per la fretta, ho sbagliato e ho votato come Rifondazione. Che figura! Mi sono interessata di più alla Commissione sulla Parità e, se dovessi continuare, mi piacerebbe entrare nella Commissione Cultura per aiutare il mondo della musica».

Berlusconi le ha chiesto di ricandidarsi?
«No. Ma lui è sempre carino con me. Come Albertini, l’ex sindaco di Milano. Un comico nato. In Parlamento imita Paolo VI e Berlusconi in maniera favolosa».

Gira voce che il presidente del Consiglio l’abbia raccomandata al Festival.
«Sono chiacchiere offensive per me e per lui. Chi crede che io abbia bisogno di Berlusconi per venire a Sanremo, e che lui perda tempo in queste cose, è uno scemo».

Chi potrebbe essere il suo successore?
«Nessuno. Purtroppo, dopo Silvio, il diluvio. Lui è il migliore. Il più bravo, buono e generoso».

Le piace anche Veronica Lario, sua moglie?
«L’adoro».

Al suo posto l’avrebbe mai scritta la famosa lettera?
«No. L’avrei picchiato prima. Comunque, se anche fa un complimento a una donna, che cosa volete che faccia Silvio? E’ sempre impegnato: mille appuntamenti, oggi qui, domani lì... Dove troverebbe l’energia?».

C’è sempre il Viagra. «Devo dirlo al mio Fausto. Ultimamente siamo un po’ai ferri corti».