Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  febbraio 10 Martedì calendario

KIEV CHIEDE AIUTO AL CREMLINO


La principessa arancione porge le mani da cui nasce una fiamma blu: «La Tymoshenko ci ha dato il gas», spiegano i manifesti lungo la strada. Ma i tempi della Rivoluzione arancione sono lontani anni luce e il premier ucraino fatica a raggranellare popolarità ricordando l’accordo stretto con Mosca per mettere fine alla crisi che ha fermato i gasdotti per venti giorni. Tanto più che l’economia fatica seriamente a sopportare i nuovi prezzi, raddoppiati rispetto allo scorso anno. La stessa Yulia Tymoshenko ha ammesso indirettamente che le risorse non ci sono, quando - come ha spiegato nel week-end a Monaco - ha chiesto un prestito d’emergenza ad alcuni Paesi: Stati Uniti, Cina, Giappone, Unione Europea. Anche alla Russia.
Il ministero russo delle Finanze lo ha confermato ieri: l’Ucraina «ha chiesto di valutare la possibilità di un prestito di 5 miliardi di dollari», per finanziare il deficit pubblico. Mosca non ha espresso giudizi in merito, malgrado la signora Tymoshenko avesse detto alla stampa di aver già ricevuto risposte favorevoli da alcuni Paesi, tra cui la Russia.
«La vera domanda è: come potremmo mai ripagare un prestito simile?», si chiede Konstantin Bondarenko, direttore dell’Istituto di management Gorshenin. Ricordando come il budget per il 2009 sia stato calcolato su un prezzo del gas di 215 dollari per mille metri cubi, «quando in base agli accordi con Mosca costerà almeno cento dollari in più». A Monaco, osserva Bondarenko, «la Tymoshenko si è comportata come se fosse il leader del Paese. Solo il presidente avrebbe potuto avanzare una richiesta simile».
E la reazione di Viktor Yushchenko non si è fatta attendere. La richiesta di prestito «viola ogni regola legale». inammissibile, ha precisato la portavoce Irina Vannykova, «che questioni cruciali per il Paese vengano decise dietro le quinte». Anche perché tra le condizioni poste dai russi, che già la stampa ucraina elenca, ci sarebbe la ratifica della cosiddetta "opzione zero": un trattato in base al quale Mosca, dopo il crollo dell’Urss, si è assunta i debiti esteri delle ex repubbliche sovietiche in cambio del diritto di reclamo su ogni proprietà sovietica di un tempo. Trattato che l’Ucraina non ha mai voluto ratificare: oggi la disputa sulle proprietà russe - in particolare la base navale di Sebastopoli in Crimea - è uno dei grandi punti di attrito tra Mosca e Kiev. Andriy Kyslynsky, collaboratore di Yushchenko, aggiunge che l’obiettivo di Mosca potrebbe essere il sistema dei gasdotti che attraversa l’Ucraina.
Un patto molto difficile da vendere a Kiev. Nell’Ucraina in preda a una crisi economica gravissima, la popolarità dei tre leader che si sono avvicendati al potere dal 2004 a oggi sta andando a picco, mentre cresce la voglia di scendere in piazza. L’ipotesi di un cedimento simile nei confronti di Mosca scatenerà battaglie al vertice, a cui dovranno assistere persone che vivono nell’incubo di perdere il lavoro, o che bussano ogni giorno alla porta di una banca chiedendo disperatamente di poter prelevare dal proprio conto. «Nessuno di questi leader sopravviverà», dice Bondarenko. Sotto la pioggia, nella piazza dell’Indipendenza che vide nascere la Rivoluzione arancione, da qualche giorno un gruppetto manifesta sotto alcune tende bianche: «Abbasso tutti», ci hanno scritto sopra.