Maria Vittorio Vittori, Liberazione 10/2/2009, 10 febbraio 2009
E’ ITALIANO IL PIU’ GRANDE CLOWN DEL MONDO
Esiste un comico italiano che abbia più di trent’anni di carriera alle spalle, senza neanche una macchietta/marketta televisiva o una fetta di cinepanettone?
Esiste, anche se bisognerà aggiungere, a conferma che i miracoli non esistono, che in Italia ci sta poco ed è molto più conosciuto a livello internazionale che qui da noi. Il suo nome è Larible, David Larible e di mestiere fa il clown: più precisamente, l’Augusto, il clown anarchico che tanto piaceva a Fellini. Dopo anni di permanenza negli Stati Uniti e in Germania - è la star del Circo Roncalli - periodicamente torna in Italia. Parte proprio dal Teatro Masini di Faenza, il 9 febbraio e dall’Auditorium di San Donà di Piave, l’11, la tournée europea del suo spettacolo Il clown dei clown (prodotto da Alessandro Serena) che toccherà diverse località della Spagna e poi della Russia, dove Larible sarà l’ospite d’onore del "Festival of Circus Art".
Vale la pena guardarla da vicino, la sua carta d’identità: che racconta di nobili origini circensi e di cinquantadue anni (i primi passati nella città natale, Verona) per lo più vissuti spettacolarmente, da artista che ha calcato le piste più importanti e i più disparati palcoscenici.
Sfatando irrimediabilmente lo stereotipo del vecchio saltimbanco patetico di cui Baudelaire si compiaceva, Larible, partito dal circo di famiglia dove ha appreso quelli che lui chiama i "fondamentali" del mestiere, è approdato nel 1991 al più grande circo del mondo, il Ringling Bros. and Barnum&Bailey Circus. Da qui a Los Angeles come protagonista di Barnum’s Kaleidoscape , il magnifico spettacolo diretto da Raffaele De Ritis che riuscì nell’impresa di mettere d’accordo pubblico e critica, e poi di altre produzioni di Broadway, diventando una vera e propria star mediatica. Nonostante il successo e i prestigiosi premi ricevuti come il Clown d’Oro e il Pierrot d’Oro alla carriera, non si è montata la testa, questa star mediatica, forse perché la montatura del clown risiede tutta nella parrucca.
Larible è uno che si prende il suo tempo - «Io adesso sto scrivendo un copione che potrebbe essere teatrale o cinematografico, ma piano piano, con calma» - ; è uno che, invitato a parlare del suo mestiere a studenti universitari - è capitato lo scorso novembre alla Statale di Milano, nelle Giornate di studio dell’arte circense organizzate dal professor Alessandro Serena - trasforma la lezione in una performance di umoristica saggezza; è uno, infine, che continua a credere nel valore insostituibile dell’apprendistato. «L’artista si forma nei piccoli circhi, nei teatrini di provincia, dove devi cimentarti in tante prove diverse e ogni volta devi conquistarti il favore del pubblico. Non è rimpianto del buon tempo antico; è la consapevolezza, piuttosto, che solo così puoi avere la possibilità di costruirti un repertorio vasto, che ti permette di cavartela brillantemente in ogni situazione».
Convinto che il clown non è l’inizio di un processo ma la fine, perché il clown deve saper fare di tutto «il giocoliere, il danzatore, il musicista, il cantante», Larible porta in scena uno spettacolo dal titolo classico ma dalla natura fortemente ibrida che oscilla tra la pista e il palcoscenico: del palco ha la struttura drammaturgica, e della pista i ritmi sostenuti e la costante interazione con il pubblico. «Noi siamo totalmente soggetti al pubblico - afferma Larible - è questa la grande differenza. Io dico sempre che il clown è un artista che fa giocoleria con le emozioni del pubblico. Deve trovare un equilibrio tra la risata, che rimane l’obiettivo principale ma non è l’unico, e le emozioni, i sentimenti, le riflessioni. Ce l’hanno insegnato i grandi comici del passato, primo fra tutti Chaplin».
Sul palco è affiancato da Gensi, clown spagnolo che impersona il Bianco, lunare e raffinato violinista e da un pianista, Stephan Kunz: la musica, più che semplice accompagnamento, è parte integrante della rappresentazione, dando vita a comiche accelerazioni del ritmo, ma anche a momenti di intensa emozione. Come quando Gensi inizia a intonare l’aria dei "Pagliacci" di Leoncavallo e Larible, inserviente maldestro, si sporca involontariamente la faccia. così che nasce il clown: con quei capelli che all’improvviso schizzano al di là di quel cappello a quadrettini che è una chiara citazione del monello chapliniano; con quegli occhi che di colpo sembrano allargarsi dalla sorpresa; con quel trucco di scena che si va delineando, così classicamente riconoscibile eppure rivisitato da un tocco di modernità (basta un’increspatura delle labbra, una piccola smorfia ironica). E poi iniziano le danze, le gag, la metamorfosi degli oggetti e dei sentimenti.
Se Larible è il clown dei clown è perché meglio di altri conosce - per virtù di talento e di gavetta - l’arte, la fatica e la leggerezza del gioco.