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 2009  febbraio 11 Mercoledì calendario

IL GIURISTA: «QUESTA EUTANASIA APPLICATA PER LEGGE»

N iente sofismi o giochi di e­quilibrio. Né a parole, né tan­to meno giuridici. Quello su Eluana è stato « un atto di autentica barbarie, paragonabile a quella nazi­sta » , dice chiaro e tondo Danilo Ca­stellano, il preside della facoltà di Giurisprudenza di Udine. Seduto nel suo ufficio di presidenza, la voce a­mareggiata e senza esitazioni. Poi ag­giunge: certe parole sulla « sentenza » del procuratore della Repubblica di Udine e del procuratore generale del­la Repubblica di Trieste « sono scor­rette e sconcertanti » .
Lei adesso come si sente, professore?
Provo grande tristezza per la conclu­sione drammatica dell’assassinio di Eluana. Ma anche rabbia e impoten­za. Anche delusione per non essere riusciti a fare alcunché per poterla strappare alla morte procuratale e cercata.
Resta tuttavia molto buio su alcuni
passaggi di questa vicenda.
Che infatti va approfondita: mi au­guro lo si faccia, veramente, con se­renità e oggettività. Ma soprattutto credo che vada approfondita in sedi che diano garanzia d’indipendenza di giudizio.
Qual è il suo giudizio su quanto ac­caduto?
Sono molto amareggiato e indignato. stato un atto di autentica barbarie, che paragono a quella nazista, regi­me che per altro la barbarie la pra­ticò sulla base di leggi inaccettabili e illegittime, mentre in questa vicenda si è praticato senza neppure le leggi: qual­cosa fatto sulla base di un solo decreto, che è un atto amministrativo e non una sentenza.
Eppure tutti gli attori di questa storia invo­cano proprio il decre­to della Corte d’appel­lo civile milanese co­me l’autorizzazione definitiva e inappella­bile a spegnere la vita di Eluana.
Dovrebbero invece farlo con molta, molta cautela.
Professore, però com’è possibile che il procuratore della Repubblica di Udine e il pro­curatore generale della Repubblica di Trieste da giorni continuino a chiamare quel decreto « una sen­tenza » o « una sentenza definitiva passata in giudicato » ?
Questo lo ritengo scorretto ed è mol­to sconcertante. C’è una differenza sostanziale tra decreti e sentenze. Nel caso di Eluana c’è, oltre al decreto, una sentenza della Cassazione a se­zioni unite del 2008 che dichiara ir­ricevibile il ricorso del procuratore generale di Milano per difetto di pub­blico interesse, quindi la Suprema corte non si è affatto pronunciata sul decreto. E c’è l’altra sentenza della Corte di Cassazione del 2007 che è del tutto inapplicabile nel caso di E­luana Englaro, poiché il presuppo­sto dal quale parte è che le cure pra­ticate e le attenzioni prestate ad E­luana fossero attività terapeutiche che configuravano l’accanimento.
Invece?
Si trattava di alimentazione d’una persona incapace che ne aveva ogni diritto in base al Codice civile, al Co­dice penale e in base alle obbligazio­ni di carattere naturale, per le quali fra l’altro nemmeno ci sarebbe stato bisogno di quegli stessi articoli del Codice civile e del Codice penale.
Eluana potrebbe essere la prima, ma anche l’ultima persona ad essere morta per un « Proto­collo » come quello ap­pena « applicato » . Lei crede che si arriverà presto a una legge sul fine vita?
Non è facile preveder­lo. Quel che preoccu­pa è come si è fatta strada e diffusa un’o­pinione secondo la quale in nome della li­bertà si avrebbe diritto al suicidio e, persino a date condizioni, all’o­micidio.
Opinione pericolosis­sima, non crede pro­fessor Castellano?
Infatti la preoccupazione è molto grande, perché il caso di Eluana è di fatto l’applicazione « per legge » , co­me dicono, o meglio per sentenza, della eutanasia. Quindi il tentativo di introdurre la legittimazione dell’eu­tanasia può aprire strade assai peri­colose.
E quindi?
Mi auguro che comunque in Parla­mento prevalga quanto è stato po­stulato per scongiurare l’esito tragi­co del caso di Eluana, per cui gli uo­mini esercitino veramente le loro funzioni appellandosi e aggrappan­dosi ad una ragione veramente uma­na.
E non invece a una ragione operati­va, usata quindi come semplice stru­mento per conseguire qualsiasi fine.