Luigi Pirandello, l’Unità, 11/02/2009, 11 febbraio 2009
LUIGI E STEFANO PIRANDELLO IN UN CARTEGGIO PICCOLI GRANDI SEGRETI
Caro Stenù mio, cara mia Lietta; caro Fausto mio, è un secolo che non vi scrivo, pur pensando tante volte di scrivervi, cari figli miei, sia per rispondere alle vostre lettere, sia per darvi notizie di me; ma ogni voltao la stanchezza o i fastidii senza fine che mi hanno oppresso e continuanoadopprimermimihanno fatto rimandare ad altro giorno la lettera che finalmente v’arriva adesso (...). Tutto il male proviene dal non avere accanto nessuno che badi con onestà e zelo aimiei affari e li guidi con amore intelligente e conservi e tenga in ordine le mie carte. Io le carte non le perdo; ma quando le cerco, non riesco mai a trovarle, tanto è il mio disordine e la confusione: non trovo contratti, non trovo lettere chemi sono state scritte, nelle quali pur ricordo che ci sarebbe una prova in sostegno di quanto affermo, non faccio copia delle lettere che scrivo.Ma comepretendere da mequest’ordine e questa diligenza d’archivista e di contabile? L’altra mia colpa più grave è l’essermi messo senza discernimento con gente incapace e disonesta, o a dir più propriamente, incapace se onesta, e se capace, disonesta. (...) Caro Stenù mio, il tono è questo, purtroppo, d’un addio che si ripete in ogni mia lettera, con la più grande angoscia; perché non so più proprio quando potremo rivederci per rimpiangere insieme la vita, quale avrebbe potuto essere e l’avversità della sorte e l’inimicizia degli uomini non ha permesso che fosse.Mabisogna essere forti. Accettare e resistere,nonper gusto di vincere, ma per questa coscienza di forza che sempre più s’illumina e si purifica. Andiamo avanti. La lettera per la Melato nonte la scrissi, perché costeimancò a tutte le promesse fatte, sia per il Lazzaro sia per le altre mie commedie che avrebbe dovuto riprendere e tenere in repertorio, Così è, Come prima e Vestire gli ignudi; non solo,ma dopo aver proibito alla Abba di dare il Lazzaro perché doveva darlo «nuovo» lei, quando le sarebbe toccata la stagione colà, non lo diede e trovò connivente la Società degliAutori per non pagare la penale per le sue mancate recite e i danni per le mancate recite della Abba, con la susa che le sue presenti condizioni finanziarie non le consentivanodi pagarla. L’articolo chemi mandasti perché te lo rimandassi firmato dopo averlo letto e approvato, non te lo rimandai, non perché non lo approvassi, ma perché mi trovo ormai in un bell’imbroglio col contratto che ho stipulato con questa Agenzia Letteraria Internazionale (ALI), a tutti gli articoli dovrebbero essere consegnati. Ho potuto salvare soltanto questi che tu fai sotto il mio nome per «La Nacìon», dicendo allo Schwarz, proprietario dell’Agenzia, ch’era un contratto precedente, che datava ormai da più di dieci anni e col quale perciò la sua Agenzia non aveva nulla da vedere; ma non ho potuto concederti che lo passassi ala Morgan perché cercasse di collocarlo anche altrove. Ho parlato allo Schwarz dell’intenzione che avrei di collocare anche altrove, nell’America del Nord, in Inghilterra, in Germania, questi articoli, e lo Schwarz se ne sta occupando, cosicché spero di poterti dare presto una buona notizia. Ma bisognerebbe trovare argomenti d’interesse generale; pensaci e mandane. La tournée nell’America del Nord e Centrale è tuttora in trattativa; è stata una proposta dello Shubert stesso e sarebbe pagata e senz’alcun rischio; non lo farei io, del resto,ma laMarta, e io vi figurerei soltanto in qualità di «ospite», conuncontratto a parte, senza nessuna responsabilità. Ora vorrei, Stenù mio, che tu mi facessi il piacere di raccogliere dal cassetto della scrivania tutti imiei versi perduti e me li mandassi, Mal giocondo, Pasqua di Gea, Zampogna, Fuori di chiave, Elegie renane, e tutti gli altri manoscritti o stampati in giornali. Mi bisognano. Ti ho fatto fare la fatica della ricerca dei volumi; ma costano un occhio, e ti prego di rinviarne per ora la spedizione, perché spero d’averli daMondadori che finalmente, in seguito a un accordo, ha riscattato tutte le giacenze del Bemporad e si metterà ora a preparare le nuove edizioni. Sento con piacere che sei tornato al romanzo e che conti di finirlo presto. Gli articoli con lo Schwarz (basterebbe un articolo al mese) potrebbero risolvere la tua situazione, naturalmente come un rimedio precario, finchè io vivo. Ho provatomolto dolore per la scomparsa del povero Zio Calogero, tanto buono. Ho fatto un telegramma a Zia Lina; spero che lo abbia ricevuto.Ma forse neanche la morte sarà una liberazione! Basta, figliuoli miei, la lettera è lunghissima! L’ho cominciata il 15 e più volte ripresa partirà oggi che è il 18! Scrivetemi, datemi vostre notizie, e abbiatevi per voi e per tutti i vostri tanti baci forti forti dal vostro Papà
Parigi, 15 maggio 1931-