Sergio Rizzo, Corriere della Sera 11/02/2009, 11 febbraio 2009
La verità l’ha detta Silvio Berlusconi il giorno del suo compleanno. Il 29 settembre dello scorso anno era a Vicenza, e incalzato dal presidente della Provincia di Rovigo ammise: «Eliminare le Province, in Italia, non potrà mai farlo nessuno»
La verità l’ha detta Silvio Berlusconi il giorno del suo compleanno. Il 29 settembre dello scorso anno era a Vicenza, e incalzato dal presidente della Provincia di Rovigo ammise: «Eliminare le Province, in Italia, non potrà mai farlo nessuno». Il fatto è che a favore della sopravvivenza di quello che è stato considerato da più parti l’ente più inutile giocano molti fattori. Migliaia, per l’esattezza. Sono le partecipazioni custodite nei capaci forzieri provinciali. Dove c’è di tutto: società di servizi, aziende di trasporto, imprese ecologiche, agenzie per la formazione professionale, società turistiche, consorzi agricoli, quote di banche e di centrali del latte, aeroporti. Per avere un’idea dei numeri è sufficiente frugare nei siti internet. La Provincia di Napoli ha 31 partecipazioni in società e consorzi. Che salgono a 40 considerando anche le Fondazioni. Quella di Torino (una delle poche Province ad aver avviato un programma per mettere ordine nelle proprie società), 35. La Provincia di Genova, 26. Quella di Roma, 18. Come a Bologna e Palermo. Mentre la Provincia di Bergamo si segnala per essere una delle più aggressive sul versante imprenditoriale: di pacchetti azionari ne possiede addirittura 37. Ma il vero tesoro sono le autostrade. Lì le Province hanno immobilizzato cifre decisamente consistenti: decine di milioni di euro. Le concessionarie nel cui capitale sono presenti quegli enti locali sono 18. Le Province che possiedono quote azionarie sono invece 29, considerando anche Bolzano, Trento e la Regione autonoma Valle D’Aosta. E il groviglio è inestricabile. Cominciando proprio dalla Milano-Serravalle, che tre anni fa diventò l’autentica pietra dello scandalo. Rammentate le polemiche fra Gabriele Albertini e il presidente della Provincia di Milano Filippo Penati, accusato dal sindaco di Milano di aver speso una valanga di denari per assicurarsi la maggioranza del pacchetto azionario dell’autostrada Milano-Serravalle? Operazione difesa a spada tratta da Penati, forte delle valutazioni dell’advisor, ma duramente contestata, e in pubblico, anche dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Il quale, durante la trasmissione Ballarò di Giovanni Floris, su Raitre, mentre si parlava dei tagli brutali imposti agli enti locali da una delle tante leggi finanziarie, sbottò: « assurdo che la Provincia spenda tutti quei soldi, 238 milioni di euro, quasi 500 miliardi di lire, per comprarsi un’autostrada. Penso che avrebbe potuto impiegarli molto meglio». Critiche, espresse in modo più velato, arrivarono anche da un esponente dello stesso partito di Penati e come lui amministratore locale. Alla richiesta di un giudizio su quella acquisizione, il sindaco di Torino Sergio Chiamparino rispose al Corriere: «Noi a suo tempo avevamo ceduto quasi interamente le quote nelle società autostradali». Va detto che la Provincia di Milano era già da moltissimi anni azionista della Serravalle. Lo era quando era presidente Ombretta Colli, del centrodestra, e lo era pure ancora prima di lei, al tempo di Livio Tamberi, Le ragnatele Si intrecciano le quote, come succede per la Brescia- VeronaVicenza-Padova: hanno interessi Trento, Bolzano, Verona, Mantova, Reggio Emilia, Modena e Brescia del centrosinistra. Non aveva però il controllo. E il rilievo che venne mosso da più parti a Penati fu quello di aver voluto condurre, con quella discussa acquisizione, un’operazione di puro potere politico. Rilievo che crebbe ancora di intensità quando si seppe che l’imprenditore Marcellino Gavio, il venditore delle azioni della Serravalle alla Provincia a un prezzo di 238 milioni di euro, aveva comprato un pacchetto della Banca nazionale del Lavoro, allora nel mirino dell’Unipol. La Provincia di Milano è azionista di sei società autostradali. Due di queste, la Serravalle e la Pedemontana lombarda (attraverso la Serravalle stessa), sono sotto il Le critiche Il caso della Milano-Serravalle e dell’investimento di 238 milioni deciso dalla Provincia milanese e criticato dal ministro Tremonti e dal sindaco Chiamparino suo controllo. Accanto a Penati, nell’autostrada Milano Serravalle sono presenti anche le Province di Como, Pavia e (con un pacchetto trascurabile) Lecco. L’ente milanese detiene anche un pacchetto azionario della Sea, gestore degli aeroporti di Linate e Malpensa, della Expo 2015 e di altre due imprese di trasporto. E’ presente poi in nove società del settore idrico, tre aziende di smaltimento di rifiuti, due consorzi e quattro agenzie. Per un totale di 28 partecipazioni, considerando anche la Asam, «scatola» che controlla la Serravalle, e le altre quote azionarie custodite nella pancia della Serravalle stessa. Tra le quali c’è il 5,25% dell’Autostrada BresciaVeronaVicenzaPadova. Una concessionaria con molti piccoli soci, della quale non a caso è presidente Attilio Schneck, il presidente leghista della Provincia di Vicenza. L’ente vicentino è infatti il singolo azionista più rilevante, con il 9% circa del capitale. Vicenza guida una folta pattuglia di Province: Bergamo, Brescia, Verona, Vicenza e Padova. Questa società si trova inoltre al centro di una complessa ragnatela di rapporti azionari. Per prima cosa è azionista delle Autostrade di Venezia e Padova, dove troviamo le Province di Padova e Venezia. Rispettivamente, con l’8,7% e il 7,7% delle azioni. Alla presidenza di tale concessionaria sedeva nel 2009 il presidente, in carica, della Provincia di Padova Vittorio Casarin (Forza Italia) timoniere di un consiglio di amministrazione con ben 13 componenti: fra di loro anche Giustina Mistrello Destro, parlamentare del Popolo della libertà. Ma per Casarin non è un incarico isolato, nel campo stradale. Consigliere della Brescia-Verona-Vicenza- Padova, è infatti anche presidente del Grande raccordo anulare di Padova e della Nuova Romea spa oltre che vicepresidente di Real Estate Serenissima. La società concessionaria della Brescia- Verona-Vicenza-Padova è poi azionista della Autocamionale della Cisa. Anche in questo caso, in buona compagnia. Fra i numerosissimi soci, accanto a Gavio che ne possiede oltre l’80%, ci sono le Province di Cremona, Lucca, Mantova, Massa, Parma, Pisa e Verona. Nel capitale della Autocamionale, però, non manca un’altra società di Gavio, l’Autostrada Ligure Toscana della quale possiedono quote anche le Province di Lucca e La Spezia. Non è finita qui. La società Autostrada Ligure Toscana controlla la Finanziaria di partecipazioni e investimenti, in cui sono presenti le Province di Chieti, L’Aquila e Teramo: che con questo tortuoso percorso si sono ritrovate, probabilmente senza nemmeno rendersene conto, azioniste della rediviva Alitalia. Esattamente quello che è capitato a Lucca e La Spezia. Ma facciamo un passo indietro e torniamo alla ragnatela intorno alla Brescia-Verona- Vicenza-Padova. Fra le partecipazioni di questa società c’è anche l’Autostrada del Brennero. L’intreccio, di conseguenza, diventa sempre più fitto. Già, perché lì spuntano le Province di Trento, Bolzano, Verona, Mantova, Modena e Reggio Emilia. La Provincia di Brescia, titolare di oltre il 5% del gruppo presieduto da Schneck, è poi socia degli enti di Cremona e Piacenza nel capitale delle Autostrade Centro Padane e in quello delle Autostrade Lombarde. Il che fa salire a ben 6 il numero di pacchetti autostradali nella sua cassaforte. Continuando invece sull’Autocamionale, di cui possiede una quota marginale anche la Provincia di Lucca, si prende un’altra strada. Quella che porta all’Autostrada dei fiori, dove l’ente lucchese è in società con le Province di La Spezia, Imperia, Savona, Cuneo e Torino. Dalla provincia Torinese si arriva anche all’Autostrada Torino- Ivrea-Valle D’Aosta. All’Autostrada Albenga Garessio Ceva. E perfino al Traforo del Frejus. Se si procede verso Sud, invece, si incontrano le Province di Viterbo e Grosseto: presenti, sia pure con quote simboliche, nella Società autostrada tirrenica, controllata da Atlantia, in predicato per realizzare il controverso tratto compreso fra Civitavecchia e Cecina che dovrebbe attraversare il comune di Capalbio. Simboliche ma visibili, se è vero che nel consiglio di amministrazione ha un posto un rappresentante di spicco delle comunità locali: come l’ex deputato democristiano grossetano Hubert Corsi, esponente dell’Udc. Nemmeno il presidente di quella società, del resto, è un marziano: Antonio Bargone, ex sottosegretario ai Lavori pubblici nel governo di Massimo D’Alema. Sergio Rizzo