Laura Asnaghi, la Repubblica, 11/02/2009, 11 febbraio 2009
SLOW FASHION, BOOM COTONI BIO E FIBRE NATURALI PER ABITI SENZA TEMPO
Nel mondo della moda si fa largo un nuovo fenomeno. Il suo nome? "Slow fashion". I suoi fans sono sparsi in America ma anche in Europa. Ad accomunarli è una sorta di manifesto etico che si schiera contro la moda "usa e getta". Dopo lo "slow food" ecco lo "slow fashion", che esalta le fibre naturali e il vestire basato sul buon gusto, combattendo a spada tratta il consumismo sfrenato, che ha conseguenze disastrose sull´ambiente (sempre più inquinato dai pesticidi) e favorisce livelli intollerabili di sfruttamento nelle fabbriche del terzo mondo.
La filosofia dello "slow fashion" che fino a qualche anno fa era roba da ecologisti convinti o da seguaci di Ghandi (l´antesignano di una moda ecologica contro il colonialismo degli inglesi) adesso, con la complicità della crisi e degli stilisti, si è aperta un varco anche tra i "fashion victim" quelli che non possono fare a meno della moda e hanno armadi che traboccano di abiti. Vivienne Westwood, la stilista inglese, geniale e provocatoria quanto basta, è tra le voci più significative che si sono levate a sostegno dello "slow fashion". «Comprate meno e puntate sulla qualità» è il motto della Westwood che, ormai, a tutte le sfilate ricorda «quanto può essere deleteria per l´ambiente la moda che impone consumi di massa». «La gente deve imparare a usare la testa - spiega la Westwood - meglio un maglietta ben fatta, di qualità, che dura tanto, piuttosto che tante t-shirt, a poco prezzo, da buttare dopo pochi lavaggi».
La moda "slow fashion" è uscita dalla sua nicchia culturale e cerca di imporsi all´attenzione di tutti, anche se i suoi prezzi non sono a buon mercato. «La qualità costa ma, alla fine, questi investimenti rendono», sostengono i rappresentanti dei movimenti americani che raggruppano i consumatori di questa moda etica, basata su uno stile sobrio, senza tempo, con abiti destinati a passare di padre in figlio. Abiti sobri ma belli, realizzati con filati naturali e con un occhio attento all´estetica. Come insegna la collezione "Edun", creata da Bono degli U2 con la moglie Ali Hewson, dando lavoro a molti produttori dei paesi del terzo mondo. Una politica questa che accomuna anche gli Zegna, il colosso del tessile italiano, da tempo impegnato a sostenere 26 produttori di fibre naturali sparsi in Africa, America Latina e in Asia.
La moda di massa inquina ma c´è chi ha deciso di fare jeans super fashion senza buttare veleno nei fiumi. il caso di Marithè-Francois Girbaud, uno dei marchi più amati dai giovani, che usa il laser per dare un´aria vissuta al denim. Tra i grandi sostenitori della moda eco-compatibile c´è anche Armani, che è stato tra i primi a usare il cotone organico per i suoi jeans "bio". La moda si converte al naturale e cerca alternative anche ai coloranti artificiali. Alla Dondup di Fossombrone, per i loro jeans "azzurro cielo" hanno rimesso in piedi la coltivazione del "guado", una pianta sparita da oltre 600 anni. E quel "cilestrino" è lo stesso che compare nelle tele di Pier della Francesca.