Mario Calabresi, la Repubblica, 11/02/2009, 11 febbraio 2009
AHMADINEJAD A OBAMA: "TRATTIAMO ALLA PARI"
La risposta di Teheran è stata immediata, ed è arrivata a Washington prima che Obama si svegliasse: «L´Iran - ha detto il presidente Ahmadinejad - è pronto ad avviare colloqui, ma in un´atmosfera equilibrata e nel rispetto reciproco».
Le prove di dialogo tra gli Stati Uniti e il regime degli ayatollah sono una promessa che Barack Obama fece in campagna elettorale e che lunedì sera ha rilanciato nella sua prima conferenza stampa alla Casa Bianca: «Nei prossimi mesi - ha spiegato il presidente americano - gli Stati Uniti aspetteranno di vedere aperture che possano consentirci di sedere allo stesso tavolo ed avviare una diplomazia faccia a faccia che permetta di dare una nuova direzione alla politica americana». Ma questa ricerca di una «diplomazia diretta» sarà condizionata dai messaggi che nel frattempo Teheran invierà alla comunità mondiale: «Deve essere chiaro che troviamo inaccettabile che continuino a finanziare organizzazioni terroriste come Hamas e Hezbollah, e che un Iran nucleare sarebbe un fattore destabilizzante nella regione».
La lunga conferenza stampa di Obama, in cui ha parlato soprattutto di economia ma anche di Iran, Afghanistan - che ha definito «la grande sfida» - e Russia, ha innescato reazioni positive non solo a Teheran ma anche a Mosca. «L´America, lavorando all´unisono con la Russia - ha detto Obama - deve guidare il cammino per evitare la proliferazione nucleare. Per questo ho detto al presidente Medvedev che è importante ricominciare il dialogo sulla riduzione degli arsenali nucleari. In questo modo possiamo andare insieme a trattare con gli altri Paesi, e cominciare a rafforzare i trattati anti-proliferazione che si sono indeboliti negli ultimi anni». Anche la risposta di Mosca è stata veloce, e ha colto al volo l´opportunità di cambiare il segno delle relazioni con gli americani, andate in crisi con Bush dopo lo scontro sullo scudo antimissile e l´invasione della Georgia. Il Cremlino - ha detto la portavoce del presidente Medvedev - apprezza le dichiarazioni di Obama sulle sue intenzioni di cooperare con Mosca, in particolare sul disarmo, ed è pronto ad una «cooperazione scrupolosa.
Quanto all´Iran, le parole di Obama, che ha chiesto oltre alla fine del programma nucleare anche l´abbandono «del linguaggio bellicoso contro Israele», sono solo un piccolo passo nella direzione del dialogo. E tuttavia Ahmadinejad, parlando davanti a migliaia di persone in occasione del trentennale della rivoluzione degli ayatollah, sembra aver raccolto la sfida. Il presidente iraniano ha detto che il suo Paese è disposto al dialogo, ma che Washington deve fare il primo passo: «Il popolo iraniano guarda con favore a questi cambiamenti ed è pronto al dialogo purché in un ambiente equilibrato, logico e di mutuo rispetto». Per Ahmadinejad, Teheran è anche disposta a cooperare nella lotta al terrorismo, «perché noi ne siamo le vittime principali». Ma qui il discorso si è fatto più duro, a dimostrazione di quanto profonde siano ancora le distanze: «Per sradicare il terrorismo bisogna scovare chi ha iniziato le recenti guerre in Medio Oriente». Vale a dire, «Bush e i suoi alleati», che «devono essere processati e puniti».
Parlando dell´Afghanistan, Obama aveva ammesso che la situazione è complicata e sottolineato che occorrerà sviluppare una strategia «intelligente ed efficace» che non sia solo militare ma economica e diplomatica. Il presidente americano deciderà nei prossimi giorni quanti soldati inviare, e ha detto che non è tollerabile che nell´area di confine con il Pakistan ci siano «rifugi sicuri» per i terroristi. Ma ha ribadito che nella lotta al terrorismo gli Usa non useranno la tortura, rispetteranno la Convenzione di Ginevra, e «non verranno meno ai loro valori». E commentando le richieste di esponenti democratici di processare esponenti dell´Amministrazione Bush colpevoli di violazioni dei diritti, ha detto: «Nessuno è sopra la legge e se ci sono chiare evidenze di violazioni allora devono essere processati come qualunque cittadino. Ma io sono più interessato a guardare avanti che indietro».