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 2009  febbraio 11 Mercoledì calendario

IL GRANDE MEDIATORE PROVA A RICUCIRE CON IL COLLE MA IL CAVALIERE: "NON FACCIO MARCIA INDIETRO"

«Per me il caso Eluana è chiuso. Ma per quanto riguarda le mie competenze rispetto a quelle del Quirinale, non intendo fare marcia indietro». Ecco il "doppio binario" di Silvio Berlusconi. Da una parte la mano tesa verso Giorgio Napolitano e dall´altra la riproposizione puntigliosa di quelli che considera i «suoi» poteri. La partita con il "colle", insomma, non è affatto finita. Anzi, a Palazzo Chigi molti sono convinti che la vicenda Englaro sia stata solo il fischio d´inizio.
E già, perché l´obiettivo del Cavaliere resta il Colle. In tutti i sensi. Un´analisi che ha ormai fatto breccia nel Pdl. Ma che ora si è trasformata in una bussola anche per il centrosinistra. « evidente - ragionava ad esempio ieri Walter Veltroni con alcuni esponenti del gruppo dirigente Pd - che Berlusconi punta al Quirinale. E nessuno può considerare chiuso lo scontro di questi giorni». Anche per questo i Democratici hanno deciso di confermare la manifestazione in difesa del capo dello Stato. Ma il match in cui si è tuffato il premier è composto di più tempi. E presenta diverse sfaccettature e opzioni. A cominciare dal ruolo che ha assegnato a Gianni Letta e dalle prossime "scadenze" istituzionali. La minaccia delle elezioni anticipate e le riforme costituzionali.
Per il Cavaliere, però, l´appuntamento più urgente riguarda la Corte costituzionale. E sì, perché la Consulta ha ricominciato a turbare i sonni del presidente del consiglio. Incubi legati a due tappe ravvicinate. La prima si consumerà la prossima settimana e riguarderà ancora una volta Napolitano. Il capo dello Stato, in totale autonomia, dovrà nominare il prossimo 18 febbraio un nuovo giudice costituzionale. Proprio la Consulta, nei prossimi mesi, dovrà valutare la costituzionalità del cosiddetto lodo Alfano. Lo "scudo" giudiziario che mette al riparo le massime cariche istituzionali. A Palazzo Grazioli si aspettano il verdetto nei prossimi tre mesi. E il premier teme che - proprio per la composizione della Corte - il giudizio sia sfavorevole. Tant´è che molti hanno interpretato la polemica diretta con il Quirinale come il primo passo per fare pressing sul presidente della Repubblica e sulla sua "moral suasion" nei confronti della Consulta.
Non a caso in questa situazione, il capo del governo ha di nuovo consegnato al sottosegretario alla presidenza del consiglio i panni della "colomba". Letta, del resto, non si sente affatto a suo agio nella veste di «attaccante». Di chi deve programmare incursioni nell´attuale equilibrio istituzionale. Non ha gradito appieno le ultime uscite del premier. Come sempre, allora, per lui è stato ritagliato il ruolo del "mediatore". Lo ha fatto ieri in occasione della giornata del Ricordo delle vittime delle foibe. Il suo compito è «ricucire», provare a ricostruire un "canale di dialogo" tra Quirinale e Palazzo Chigi ma senza coinvolgere Berlusconi in prima persona.
Nel disegno berlusconiano, però, la tregua con Napolitano è ancora lontana da venire. Il «chiarimento» invocato sabato scorso sui poter attribuiti dalla Costituzione resta un chiodo fisso. Una linea su cui Berlusconi intende attestarsi. Tant´è che l´ipotesi solo ventilata nei giorni scorsi di uno scioglimento anticipato delle elezioni sta diventando un´ipotesi sempre più accarezzata a Via del Plebiscito. «Se non posso governare - ripete il Cavaliere - tanto vale tornare alle urne». Una soluzione accarezzata anche in vista della prossima "corsa" alla successione di Napolitano. Perché tra quattro anni e mezzo nemmeno Berlusconi è sicuro di avere una maggioranza tanto forte da portarlo sul Colle. Ma per imboccare una strada di questo tipo deve offrire una motivazione concreta per sciogliere il Parlamento anticipatamente. Forse per questo, da qualche giorno Berlusconi ripete: «Dobbiamo fare le riforme».