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 2009  febbraio 11 Mercoledì calendario

IO KILLER? RIFAREI QUELLA SENTENZA"


Presidente, c´è chi dice che in questa storia è lei l´assassino.
«Non sono un killer e la mia non è una sentenza omicida. Questo è il giorno del dolore, della riflessione. Ma come donna e come giudice sono serena e in pace con la mia coscienza». Anche stavolta Maria Gabriella Luccioli, 68 anni, ha fatto da apripista nella giurisprudenza italiana. Presidente della prima sezione civile della Cassazione, è il magistrato che nell´ottobre 2007 ha ridato speranza alla battaglia giudiziaria di Beppino Englaro. Con un «rinvio ad altro collegio milanese» aprì lo spiraglio che consentì alla corte d´Appello di autorizzare l´interruzione del trattamento di idratazione e nutrizione forzata. Prima donna ai vertici della Corte di Cassazione, Luccioli negli ultimi decenni ha emesso sentenze in materia di diritto di famiglia che hanno modificato la giurisprudenza e il costume, influenzato leggi.
Oggi, che viene chiamata dottor morte, lo rifarebbe?
«Ho emesso una sentenza che rispetta tutti i principi del diritto. La riscriverei anche ora. Abbiamo seguito leggi, indicazioni della Consulta, norme di diritto internazionale».
Non c´era altra strada?
«No, non c´era un´altra strada. Eppure ci hanno dato degli assassini, siamo stati oggetto di un attacco feroce. Noi tutti. Perché quella sentenza non è mia ma di un intero collegio, la prima sezione civile della Cassazione. Ed è la Corte che parla. Invece ci accusano di avere scritto una sentenza di morte. Resta amarezza. Io sono un giudice, chiamato a decidere, obbligato a farlo. L´ho fatto».
Il governo ha cercato di fermare il percorso aperto dalla Cassazione. Tra i magistrati della Suprema Corte e non solo si avverte un problema di democrazia.
«Non voglio esprimere opinioni su quello che è accaduto dopo la sentenza e ora in Parlamento. Siamo in un momento delicato e confuso, il legislatore dovrà fare la sua parte con serenità. Questo è il tempo della ragione>.
Tolta la toga, come guarda Beppino Englaro?
«Come a un eroe dei nostri tempi. Ha la mia umana solidarietà».
Quando ha saputo che Eluana era morta, cosa ha pensato?
«Dolore. Ho sentito dolore. Come ha scritto Adriano Sofri, Eluana è diventata figlia di tutti. Anche mia. E come tutti, le voglio bene».