Grazia Longo, La stampa 10/2/2009, 10 febbraio 2009
KATIA, L’ULTIMO GIALLO: SUICIDA IL TESTE CHIAVE
Un colpo di fucile alla gola. Per quali difficoltà o rimorsi è ancora tutto da chiarire. Ieri mattina Giuliano Pastre, 36 anni, operaio, padre di 4 figli, si è tolto la vita non appena la moglie è uscita per accompagnare i ragazzi a scuola.
Sabato pomeriggio era stato interrogato dai carabinieri che indagano sull’omicidio di Katia Di Mitri. La colf di 33 anni - mamma di un bambino di 8, separata da Omar Nota - era sparita da casa una settimana fa ed è stata ritrovata, massacrata a colpi di pietra sulla nuca, sabato scorso in un bosco di Bricherasio ai piedi delle montagne olimpiche. Nella stessa mattinata Giuliano Presta - da anni amico di Katia e Omar - aveva denunciato ai carabinieri della Compagnia di Pinerolo l’incendio della sua Fiat Panda. Una coincidenza che ha insospettito i militari del Comando provinciale, guidato dal colonnello Antonio De Vita, senza tuttavia spingerli a convocarlo ufficialmente nella giornata di ieri. «Sarebbe stato risentito - sottolinea il procuratore capo di Pinerolo, Giuseppe Amato - ma non aveva ancora ricevuto alcuna informazione a proposito».
Perché Giuliano si è suicidato? In camera da letto ha lasciato un biglietto: «Non ce la faccio più: sono pieno di debiti. Dite agli investigatori che con Katia non c’entro niente». Ha scritto la verità? O è lui il terzo uomo che gli inquirenti stavano ricercando? Dopo aver scartato l’ipotesi che l’assassino fosse l’ex marito della donna o l’attuale fidanzato Giorgio Chialdetto - entrambi con un alibi di ferro per il momento della sparizione di Katia, tra le 16.05 e le 16.30 di martedì scorso - una delle piste seguite è stata la verifica dell’esistenza di un terzo uomo di cui la vittima si fidava al punto di seguirlo nel bosco.
Da tutti definita una ragazza «molto seria e previdente, che mai avrebbe seguito uno sconosciuto», è andata incontro al suo assassino con i minuti contati: alle 16.30 sarebbe dovuta andare a recuperare il figlio all’uscita da scuola. Un appuntamento mancato. La sua Panda 4x4 è stata individuata a circa 600 metri di distanza dalla stradina in cui è stato scoperto il cadavere. L’ha parcheggiata lì lei o il suo omicida?
Sul sedile c’erano ancora la merenda per il bambino e un mazzo di tulipani rosa. Nessuna macchia di sangue. E pochissimo ce n’era vicino al cadavere, nonostante i diversi colpi di pietra alla testa. Katia è stata ammazzata sull’auto del suo assassino? Quest’auto è forse la Panda di Giuliano Pastre? Non ci sono prove, anche perché il fuoco l’ha completamente distrutta. E ancora: si è trattato di un incendio causato da un corto circuito, come Giuliano ha detto ai suoi parenti, o è stato lui ad appiccarlo per eliminare tracce di sangue?
I carabinieri del Reparto operativo guidato dal colonnello Nicola Fozzi e la procura non si sbilanciano. Le indagini proseguono a 360 gradi, ma restano concentrate intorno agli elementi che riguardano Giuliano Pastre. Non ultimi i tabulati telefonici. Da un primo riscontro emergono contatti tra l’operaio suicida e Katia. Ieri mattina, intanto, l’autopsia sul corpo di quest’ultima, eseguita dal medico legale Roberto Testi alla presenza del consulente di parte, Angela Cianflone, nominato dai genitori della donna ha confermato la morte per le ferire lacero contuse sulla nuca.