Jenner Meletti, la Repubblica, 7/2/2009, 7 febbraio 2009
QUANDO A INTERCETTARE ERANO LE CENTRALINISTE
Portavano un grembiule color carta da zucchero, con il colletto. «Le nostre armi erano tre: una levetta per il "chiamante", una per il "chiamato" e una terza, la più importante, per l´ascolto». Rita Obino, oggi in pensione, ha passato 18 anni al centralino bolognese dell´Asst, l´autorevole e ormai dimenticata Azienda di Stato per i servizi telefonici. «Posso dire che la privacy, per la gente normale, non è mai esistita. Oggi si parla tanto di intercettazioni. Ma già nel 1965, quando per la prima volta sono entrata al centralino, ogni parola pronunciata al telefono veniva ascoltata e, nel caso, riferita a chi di dovere».
Era grande, la sala "commutazione" dell´Asst nel palazzo di via Goito. «Noi eravamo in trecento - racconta - e quasi altrettanto erano quelli della Sip, al di là di un vetro divisorio. Non c´era ancora la teleselezione completa e noi curavamo le telefonate interurbane e quelle internazionali».
Sembra di rivedere un vecchio film in bianco e nero. «Era un lavoro impegnativo. Chi voleva parlare con l´estero chiamava il 15, chi voleva la teleselezione il 14. Avevamo cinque linee a testa. Mettevi in contatto il chiamante con il chiamato e poi abbassavi la terza levetta, quella dell´ascolto». E aggiunge: «Nulla di illegale. Era nostro dovere, così mi dissero i capi dell´ufficio, ascoltare il più possibile, anche perché dovevamo intervenire se la linea, come succedeva abbastanza spesso, si fosse interrotta. Certo, con cinque linee non si riesce ad ascoltare tutto, ma se stai attenta riesci a individuare la linea interessante».
Ed è così che Franco Berardi detto Bifo, allora leader dell´Autonomia Operaia bolognese, finisce in galera. «La telefonata - ricorda la signora Obino - la prese una mia collega. Lui era latitante e telefonò da Parigi al padre bolognese, si soffermò anche su alcuni particolari. La collega ha riferito subito la conversazione intercettata al capo turno, che ha avvertito la capo sala. L´ispettore capo dell´Asst ha avvisato la polizia e dopo pochi giorni Bifo è stato arrestato. Le autorità venivano avvertite ogni volta che si ascoltava qualcosa di penalmente rilevante. A volte l´intercettazione è stata davvero utile. Ad esempio quando qualcuno annunciava al telefono la sua intenzione di suicidarsi».
Era un bel mestiere, allora, quello del centralinista all´azienda di Stato. «Centoventimila lire il primo stipendio del 1965. Io, con il diploma magistrale, avevo cominciato a lavorare alla Standa di via Riva Reno, assieme a me c´era Flora Bertolini detta Lella che sarebbe diventata poi famosa, quando la figlia sposò Silvio Berlusconi. Lo stipendio alla Standa era di 63 mila lire. per questo che un mio amico, che lavorava in banca, fu felice quando venne chiamato a lavorare all´Asst. Dopo gli anni 70 però gli stipendi vennero bloccati». Si rideva anche, al megacentralino. «Oltre ai numeri, ormai si riconoscevano anche le voci. E così si diventata quasi amici. Con i centralini dei grandi alberghi come il Baglioni si parlava più volte al giorno, e anche con le grandi aziende bolognesi. A Natale, per ringraziarti, ti mandavano anche dei regalini. Non sempre le notizie che si ascoltavano erano drammatiche. C´era un professionista che, alla sera, riceveva le telefonate dalla moglie in vacanza all´estero. Lei gli raccontava ogni sua avventura, anche la più particolare. E c´erano i servizi che i corrispondenti mandavano ai giornali importanti. La "richiesta stampa" aveva la precedenza sugli altri utenti, arrivava subito dopo le "richieste di Stato", vale a dire le comunicazioni fra uffici pubblici come le questure».
Anche il privato cittadino poteva chiedere "l´urgenza", ma in quel caso pagava doppio. «Sentivi tutto il mondo, al telefono. Eri tranquillo perché così chiedevano i superiori, ed erano contenti quando riferivi loro notizie utili a polizia o carabinieri. Ma fuori dall´ufficio eravamo tenuti al segreto. Certi fatti non potevi raccontarli nemmeno a casa, rischiavi il licenziamento. Io sono rimasta lì per 18 anni, poi sono passata in ufficio». E oggi legge delle intercettazioni «come fossero un´invenzione recente e mi viene da ridere».
«Per anni - osserva la pensionata - per ogni bocca che parlava c´era un orecchio che ascoltava. Oggi i mezzi tecnici sono cambiati. Io credo che per stare tranquilli ci sia una sola scelta: non fare e soprattutto non raccontare la telefono cose di cui ci si possa pentire. Non sfuggiva nessuno quando c´era il centralino con cinque linee e tre levette. Immaginiamo cosa può succedere oggi, in questi tempi di computer e satelliti».