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 2009  febbraio 10 Martedì calendario

«DA BIMBA SOGNAVO SANREMO NON PENSAVO CERTO ALLA SCALA»

Una dame per Sanremo. Bonolis chiama e Eleonora Abbagnato risponde. Cosa faranno insieme un presentatore e una prima ballerina dell’Opéra di Parigi? Lei, 30 anni, nata a Palermo, bionda con gli occhi azzurri e fisico mozzafiato è pronta a tutto. Presentare i cantanti, certo, ma anche duettare sul palco con l’occhialuto presentatore romano.

Sarà lei a dare il la al primo festival della canzone ”sulle punte”, visto che, oltre alla presenza del coreografo americano Daniel Ezralow, a chiuderlo sarà il ballerino napoletano Giuseppe Picone, per anni nelle file dell’American Ballet Theatre. E se lui ha già programmato un assolo dal primo atto del ”Lago dei cigni” di Ciakosvskj, lei preferisce l’improvvisazione. Intanto, scalda i muscoli. All’Opéra National de Paris, in questi giorni, è Vivette nell’’Arlesienne”. La donna che ha stregato il cuore di Frederi, proprio come lei ha fatto con il suo primo amore parigino, il ballerino Jeremye Belingard, Lapo Elkann, Matteo Marzotto e ora, l’invidiatissimo, bomber granata Rolando Bianchi che, pare, l’abbia conquistata dopo un pressing durato mesi.

 contenta dell’ingaggio?

«Sì, adoro Sanremo con i suoi ospiti famosi. Da piccola era una delle mie trasmissioni preferite. Passavo delle ore a guardare i cantanti, mi piace molto la musica, anche se non so cantare».

Un evento troppo pop per una stella del balletto come lei?

«Al contrario. Penso sia un’ottima occasione per diffondere la danza in Italia. Ammiro Maria De Filippi e la sua trasmissione ”Amici” che spinge molti giovani del mio Paese ad avvicinarsi a questa disciplina artistica».

Insomma, anche se dal ”92 vive a Parigi, il suo cuore è in Italia.

«Sono molta affezionata alla mia città d’adozione, ricca di cultura e di opportunità professionali. Qui abbiamo i migliori coreografi e le migliori strutture, oltre a un pubblico folto e fedele come in nessun’altra città europea. Appena posso, però, volo a Palermo, dove trascorro sempre le mie vacanze d’agosto, tra la spiaggia di Mondello e le uscite col vecchio veliero di famiglia. Per noi siciliani il mare è tutto».

Se la chiamassero alla Scala tornerebbe?

«Per il momento sto bene qui. E poi in Italia ci sono tante compagnie importanti, come l’Aterballetto. E tanti teatri storici che andrebbero valorizzati. Penso al Regio di Parma, dove sono stata inviata lo scorso novembre per un galà benefico. Al teatro Massimo, dove in maggio ballerò ”Giulietta e Romeo con la regia di Luciano Cannito».

Peccato che siano pieni di ballerini e coreografi russi.

«Giusto! Nel repertorio classico sono i migliori del mondo. La mia è solo ammirazione. Poi, se devo essere sincera, mi ritengo più una ballerina moderna che classica».

Proprio lei, unica italiana ad essere prima ballerina dell’Opéra?

«Anche se ho il privilegio di lavorare nel tempio del balletto, dove interpreto i più importanti ruoli della storia della danza, la mia passione è lavorare per nuove creazioni. La mia coreografa preferita è Pina Bausch, capofila del teatro danza tedesco».

La bellezza. Aiuta o è un impaccio?

«Nella danza aiuta, certamente. Il fatto di essere bionda con gli occhi azzurri lo devo a mia mamma, genovese. E a mio padre, siciliano, con qualche influenza normanna. La carriera, però, l’ho costruita con l’impegno e la disciplina. Tanto che ancora giovanissima sono stata scelta da Roland Petit per ballare Aurora in ”Bella Addormentata” al teatro Politeama di Palermo».

Una carriera sempre in salita.

«Con lui ho cominciato una lunga tournée tra Marsiglia e Parigi. Poi a Cannes ho studiato con Rosella Hightower e, a 13 anni, Claude Bessy, grazie ad una borsa di studio, mi ha fatto entrare alla cole de danse dell’Opéra di Parigi. E solo quattro anni dopo, appena maggiorenne, sono entrata nella compagnia, dove dal 2001 sono stata promossa prima ballerina».

A quando étoile?

«Non lo nascondo, ci spero. Non ho fretta. Per ora penso a fare bene il mio lavoro, tutti i giorni. E, soprattutto, ballare con il cuore. questo che vuole la gente».

 vero che, quando si ritirerà, aprirà una scuola di danza nella sua città?

«Sì, mi piacerebbe insegnare agli altri ciò che ho appreso in anni di carriera. Ricordo con nostalgia quando a soli tre anni salivo le scale della scuola di danza di Marisa Benassai, i primi passi, la musica, il tutù. E, mentre mio padre e mio fratello guardavano le partite di calcio, io mi chiudevo in camera a guardare i video di danza classica».

Basta cinema?

«Lo scorso anno il film ”Il 7 e l’8” con Salvatore Ficarra e Valentino Picone è stato un buon successo. Per il futuro, non so. Adesso, comunque, c’è Sanremo».