Flavia Gamberale, Libero, 10/02/2009, 10 febbraio 2009
IL TRIBUNALE PER ANIMALI
Anche gli animalisti da oggi hanno il loro ”Forum”: un’aula giudiziaria ad hoc nella quale far valere i diritti del proprio Fido o della gatta Nerina. Pochi giorni fa a Parma ha aperto i battenti il primo tribunale degli animali ed entro marzo ce ne sarà uno quasi in tutte le principali città italiane: Roma, Milano, Palermo, Foggia, Brescia, Padova, Firenze, Ancona, Napoli, Torino, Genova e Ravenna. Sembra un’invenzione dal sapore orwelliano ma invece è qualcosa di molto concreto: un’iniziativa dell’Associazione italiana difesa ambiente e animali (Aidaa) per risolvere attraverso procedure di conciliazione e arbitrato tutte quelle controversie legali che hanno per oggetto i nostri amici a quattro zampe.
E se vogliamo lo sguardo oltreoceano, non sembra neanche troppo sui generis. Pure l’America ha avuto una sua ”Animal Court”. Era un programma televisivo, in onda su Animal Planet dal ”98 al 2000, in cui un giudice (vero) metteva bocca su una seria di controversie che riguardavano cani e gatti. Con tanto di sentenze e difensori. I tribunali nostrani, come l’equivalente statunitense, vedranno all’opera veri e propri professionisti del Foro: avvocati e giudici di pace, che offriranno le loro prestazioni professionali a titolo gratuito. I legali, in totale 120, sparsi in tutta Italia e iscritti all’Aidaa, oltre a dare consulenze al pubblico su questioni che riguardano gli animali, faranno dunque atti di conciliazione e di arbitrato. Tradotto dal giuridichese: cercheranno di mettere attorno a un tavolo i padroni in lite e tenteranno di porre fine alle loro beghe proponendo soluzioni di compromesso. Prima che sia troppo tardi e che i signori si rivolgano al Tribunale civile e si avventurino in un processo dalla durata estenuante. Perché capita anche questo. «I tribunali italiani», spiega Lorenzo Croce, presidente dell’Aidaa, «pullulano di cause in cui i condomini ad esempio citano in giudizio il proprietario del bastardino tal dei tali perché abbaia di notte svegliando tutto il vicinato o perché circola nel giardino condominiale senza guinzaglio».
Roba di piccolo cabotaggio, eppure questi casi fanno perdere tanto tempo alla giustizia italiana. Risolverli attraverso camera arbitrale o atto di conciliazione rappresenta non solo un modo più rapido e meno dispendioso per mettere d’accordo tutti ma un sistema per snellire in parte la macchina giudiziaria.
E di controversie legali che riguardano le bestiole l’Aidaa ormai se ne intende. Prima di aprire aule giudiziarie formato quattro zampe, l’associazione curava infatti uno sportello online dove ammanniva consulenze in quantità industriali. In quattro anni ha ricevuto circa 1900 e-mail da gente che chiedeva dei pareri oppure conciliazioni. E nel 70% dei casi si è arrivati a una soluzione.
Le controversie più frequenti? In genere quelle condominiali. Si spreca il numero di persone in lite con il condominio perché il loro amico a quattro zampe in un modo o nell’altro dà fastidio ai vicini. Ma ai legali della Onlus sono stati sottoposti anche casi più curiosi: come ad esempio quello che vedeva protagonista una coppia di divorziati che si contendeva un gatto. Praticamente lei aveva minacciato lui di pignorargli il micio, uno splendido certosino da esposizione, se avesse continuato a non versarle gli alimenti. Poi per fortuna gli avvocati dell’Aidaa sono intervenuti per riportare entrambi a più miti consigli e il gatto è rimasto al suo posto. «Ma ne potrei citare molti altri, di fatti bizzarri”, sorride Croce, ”all’origine dei problemi c’è il padrone, non l’animale”». E non sempre purtroppo le vicende fanno sorridere. I consulenti legali dell’Aidaa non potranno mai dimenticare la storia di un bastardino. Era il cane di compagnia di una ragazza cieca. Quando la giovane è morta nessuno della sua famiglia voleva occuparsene. La bestiola era stata abbandonata a se stessa nel cortile del palazzo. Vagava sola e impaurita. Finchè i condomini non hanno deciso di rivolgersi all’Aidaa per richiamare i proprietari alle loro responsabilità e la faccenda è stata risolta con successo.
A Parma il tribunale degli animali ha già una sede: la biblioteca del canile comunale ”Lilly e il vagabondo”. Fitto il calendario delle udienze. «Sabato scorso», rivela Croce, abbiamo esaminato il caso di un signore in lite con il Comune perché non poteva portare il suo cane nell’orto comunale. Ma abbiamo già avuto tante altre richieste». L’impressione è che avranno molto da fare.