Valeria Braghieri, Libero, 10/02/2009, 10 febbraio 2009
LE SBERLE DI VALERIA
Andava meglio quando si videochiamavano. Essì che una volta, a Zagarolo, aveva perfino chiesto un esorcismo a Milingo. Per via di certe strane cose che sentiva. Un battere contro le pareti di casa che a suo avviso non poteva che arrivare da presenze maligne. Forse, dall’altra parte della parete c’era solo il suo Vittorio. Che le avrà ammollato sì qualche ceffone in tanti anni d’amore. Ma anche lei qualche ”pizza” in faccia, a voler essere onesti, gliel’ha rifilata.
Perciò, signor giudice, il fatto non sussiste. Ha preso ma ha anche dato Valeria Marini. Per questo ieri in tribunale la bionda showgirl burrosa, destinata, secondo il Catalogo dei viventi, a essere obesa da vecchia, ha ridimensionato la posizione dell’ex compagno, Vittorio Cecchi Gori, sotto processo a Roma per lesioni e minacce proprio in seguito a una denuncia della Marini.
Il ripensamento
Ci ha ripensato Valeria. Perché il loro è stato un grande amore. Anche a suon di manrovesci. Questioni di sana gelosia e di vedute divergenti sulla vita professionale. Piace un po’ di friccicore a una che adora farsi rompere i tanga durante gli amplessi (lo ha ammesso a Sabelli Fiorelli), a una che va fiera del suo compagno «Duracell» sotto le lenzuola (lo ha definito così nella sua biografia). Anche se a ”friccicare” come un culturista sulla graticola sono le guance bordeaux dopo una sessione di scambio di vedute.
Ieri, davanti al giudice, Valeria ha ritirato la denuncia. Per l’accusa di lesioni il procedimento di Cecchi Gori non avrà seguito, per le minacce segnalate a suo tempo dalla parte lesa, invece, il processo andrà avanti perché è un reato per il quale si procede d’ufficio.
Comunque in aula, Valeria aveva la solita sottoveste nera, un cappotto color ciliegia e gli occhi lucidi. Che malinconia a ripensare a Vittorio. E alle accuse, e ai litigi e alle cose brutte che alla fine si mettono in mezzo anche a una affinità elettiva come la loro. Perfino meglio assortiti di quanto si immaginasse.
Con quel dialogo a schiaffi a unire le loro vivaci personalità.
Panna e frustatine
Procace, passionale, volubile ma costantissima Valeria. Una passione per le scarpe e un odio per i suoi piedi, una devozione per Padre Pio e un solletico per la politica che un giorno vorrebbe aiutare «facendo qualcosa per le donne». Anche se il giorno in cui ha confessato certe velleità da Parlamento ha dichiarato di non comprendere Antonio Di Pietro «perché taglia tutto con l’accetta. Mentre per fare politica bisogna conoscere l’arte della mediazione. Per lui o sei rosso o sei nero». E detto da una che mena e vien menata e lo chiama amore... Mutandine e reggiseno in frigorifero come la Monroe, bagni con sali ai petali di rosa, fantasie su panna, nutella, miele, frustatine e manette di peluche. Cosa saran due schiaffi, signor giudice?! Poco più di un preliminare, meno di un amplesso. Cibo sesso e sberle. Difficile scindere i piaceri. Debordante in tutto Valeria. Come i suoi fianchi, come i suoi seni. Alla festa di compleanno per gli ottant’anni di Hugh Hefner non riuscirono a trovare una torta tanto grande da cui farla sbucare.
Sberle e nostalgia
Certe storie all’italiana sono fatte così. Certi divorzi pure. E ieri, in tribunale, a Roma, è risbucata la nostalgia per quell’uomo che in fin dei conti era un brav’uomo, per quella storia che in fin dei conti era una bella storia. Tutto quel vorticare di amorazzi presunti venuti dopo, tutta quella biancheria intima disegnata per avventure che lasciano poco. Col suo Vittorio, a voler vedere era tutta un’altra cosa. E così ieri l’ha salvato. Di nuovo.