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 2009  febbraio 08 Domenica calendario

MOBILI, LAVATRICI, ABBIGLIAMENTO IL TERREMOTO DELL’INDUSTRIA ITALIANA


La mappa è uniforme: il terremoto non risparmia nessuno e ciascuna delle grandi aree geografiche del paese è l´epicentro del sisma che ha colpito un particolare settore dell´industria. Soprattutto, la mappa è in continuo cambiamento: ogni giorno si aggiunge un puntino, migliaia di posti di lavoro divorati. L´allarme rosso per l´occupazione è già scattato.
Il terremoto dell´elettrodomestico. In questo settore le aree di maggior crisi sono due: lo stabilimento Indesit di None, vicino a Torino, che rischia di trascinare nella annunciata chiusura 650 dipendenti, e la zona di Fabriano dove attendono di conoscere il loro futuro i 3.500 dipendenti della Antonio Merloni, fratello del proprietario della Indesit. La Antonio Merloni ha vissuto per anni lavorando per conto terzi. Ora per i committenti sembra diventato più conveniente rivolgersi alle fabbriche dei paesi dell´Est.
Tra le aziende del settore che sembrano essersi salvate, sia pure a prezzo di dure ristrutturazioni, c´è invece la Elettrolux con i due stabilimenti di Scandicci e Susegana. Qui i sindacati sono riusciti a contenere i danni sul piano dell´occupazione.
La crisi delle ceramiche. Crisi profonda per un altro settore legato all´edilizia, quello delle ceramiche sanitarie. Non si costruiscono più alloggi e, dunque, non servono più i bagni. Il distretto della ceramica sanitaria di Civita Castellana, in provincia di Viterbo, ha licenziato 300 lavoratori e precari e ha messo in cassa integrazione metà dei suoi 2.500 addetti. Drammatica la situazione in Emilia per le aziende delle piastrelle e della ceramica. La Emilceramica di Solignano (Modena) ha bloccato la produzione licenziando i 116 dipendenti. La Iris Ceramica di Sassuolo, quinto produttore mondiale, ha minacciato di chiudere 3 stabilimenti lasciando a casa 780 lavoratori. Ora si è aperta una trattativa con i sindacati.
La siderurgia a picco. La crisi colpisce indistintamente aree tradizionalmente ricche, come quella emiliana, e zone più povere. Accade che la più grande conceria dell´avellinese, la Albatros di Solofra, collochi in mobilità 400 dipendenti. E che i 400 addetti siderurgici della Eurallumina, in Sardegna, rischino di rimanere senza stabilimento. Una chiusura che avrebbe conseguenze anche su altre aziende del Sulcis che lavorano alluminio e che usano il prodotto di Eurallumina come materia prima: «Uno dei punti interrogativi principali - dicono all´unisono i sindacalisti - è quello delle macerie che lascerà dietro questa crisi. Quando tornerà la ripresa, chi fornirà la materia prima alle fabbriche dell´alluminio nel cagliaritano?».
Gli unici siderurgici che sembrano non risentire della crisi sono quelli che producono la latta per i cibi in scatola. Si prevede infatti che la crisi farà aumentare il consumo di alimenti preconfezionati a basso costo.
Mobili e divani. Nel settore del legno l´epicentro è nell´area di Matera, fino a pochi mesi fa distretto di punta nel settore del mobile imbottito: «Le aziende che gravitano intorno alla Natuzzi - spiegano i sindacalisti della Fillea Cgil - hanno cominciato a ridurre drasticamente l´attività lasciando a casa le persone». A Matera come in Friuli (distretto della sedia) e nelle altre aree del mobile non ci sono grandi stabilimenti: l´epicentro è un bradisismo diffuso che divora a poco a poco migliaia di posti di lavoro.
Il flop dell´abbigliamento. Nel settore tessile lo schianto, il terremoto è atteso per l´inizio di marzo. La crisi svestirà chi lavora per Prada e per le altre aziende della moda: le sfilate di Pitti e Milano Unica si sono concluse senza grandi affari e nelle prossime settimane le maison tireranno le somme: «Negli ultimi due mesi del 2008 - fa osservare Valentina Fedeli dalla Cgil - hanno cessato l´attività 88 aziende del settore».
L´indotto dell´auto. La mappa che abbiamo tracciato fin qui non tiene conto del settore dell´indotto auto, quello che finora ha subito maggiormente gli effetti della riduzione dei consumi. Ma la crisi della Valeo di Pianezza (To) e la chiusura della Eaton di Massa Carrara (400 dipendenti senza futuro) ricordano che i problemi dell´auto non si chiamano solo Fiat e che dunque gli incentivi alla rottamazione sono utili anche per le aziende della lunga filiera che parte dal Lingotto e si dirama in gran parte dello Stivale.
La mappa, purtroppo, presenta lacune che verranno colmate solo nelle prossime settimane. certo che alla fine di questo 2009 il paesaggio dell´industria italiana sarà radicalmente modificato.