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 2009  febbraio 09 Lunedì calendario

PAGAMENTI A PASSO DI LUMACA - I

ritardi nei pagamenti si stanno trasformando da malattia cronica a malattia acuta, come ulteriore causa della crisi economica internazionale. Tanto che i ritardi medi dei pagamenti tra imprese sfiorano i 120 giorni. Un dato che fa il paio con questa percentuale: tra novembre 2008 e gennaio 2009, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, c’è stato un aumento delle denunce di sinistro per insolvenze di circa il 60%; mentre per quanto riguarda i ritardi, l’incremento è stato del 100%. Ossia sono raddoppiati i fornitori-clienti che non sono riusciti a pagare le fatture entro 3-4 mesi. A fornire queste cifre è stato Aon, gruppo specializzato nella consulenza e intermediazione assicurativa (intermedia quasi il 10% del mercato dell’assicurazione de crediti in Italia, per il quale la raccolta premi nel 2007 è stata di 420 milioni di euro). Ma la percentuale è stata confermata da Atradius, uno tra i principali assicuratori del credito (gli altri player in Italia sono Euler Hermes, Coface e l’italiana Sace Bt): c’è stato un incremento del 60% nelle denunce di mancato pagamento. E a completare il puzzle un dato elaborato dalle Camere di commercio: il tasso di default, ossia il fallimento delle imprese, è più che raddoppiato, passando, nel 2008, a 12.786 contro i 6.202 dell’anno precedente. A ciò fa eco la testimonianza delle imprese artigiane: secondo Claudio Giovine, responsabile del dipartimento politiche industriali della Cna, «già da settembre sono arrivati due segnali premonitori della fase di crisi che ha investito l’economia reale: il difficile accesso ad alcune tipologie di credito; il peggioramento nei tempi di pagamento, prima ancora della contrazione degli ordini. Un fenomeno», ha aggiunto, «purtroppo generalizzato, ma che penalizza molto più le imprese a monte della filiera o settori quali l’edilizia, in cui il ciclo è più lungo». E che significa mancanza di risorse, in un effetto domino per il quale, ha concluso Giovine «crisi chiama crisi».

Sulla stessa lunghezza d’onda le rilevazioni effettuate sul campo da Sace: «riguardo ai crediti tra imprese, il peggioramento dei tempi di attesa è tale che, in molti casi, si è in una fase successiva a quella del semplice ritardo, ossia quella dell’insorgenza delle insolvenze che stanno generando conseguenze molto negative sul comparto dell’assicurazione del credito in Italia». Ed è per questo che Sace, hanno riferito dal gruppo, «ha sviluppato prodotti per sostenere le imprese, in attesa di estendere il perimetro di attività», visto che la manovra anti-crisi consente a Sace di erogare garanzie anche a copertura dei crediti nei confronti della p.a. (sono attesi a questo proposito i decreti attuativi). Le compagnie di assicurazione del mercato credito, nate a sostegno dell’export delle aziende del proprio paese, hanno sottolineato invece da Aon, hanno sviluppato negli anni un’offerta più mirata a tutela delle vendite sia nel mercato domestico che all’estero. «In Italia, il mercato assicurativo del rischio credito ha ampi margini di crescita: basti pensare che in Francia e in Germania le aziende assicurate sono circa il 50%, percentuale che in Italia si riduce al 10-15%». E, in particolare, risultano sottoassicurate le pmi. Stefania Bonezzi, responsabile del trade credit department di Aon, ha spiegato che «le aziende italiane hanno registrato già a marzo/aprile scorso le prime indicazioni dell’aumento dei mancati pagamenti prima e insolvenze successivamente (per lo più concordati preventivi o extragiudiziali) dei loro clienti del mercato interno. Ma ora le insolvenze e i mancati pagamenti per inadempimento si registrano ovunque (Usa, Uk, Germania, Svizzera, Olanda, Finlandia) e anche nei mercati emergenti. Nessun paese, infatti, neppure fra quelli che prima della crisi avevano mostrato una dinamica di crescita sostenuta, è stato risparmiato dalle segnalazioni di morosità ricevute in questi ultimi mesi». Un quadro che non si discosta molto da quello tratteggiato da Samuel Pengel, country manager Atradius Italia: «Le attuali criticità derivanti dalla crisi economica interessano in maniera trasversale tutti i settori dell’economia, e ciò si riflette naturalmente sui comportamenti di pagamento delle imprese, indipendentemente dal settore cui appartengono o dalle loro dimensioni. Non bisogna dimenticare che la rete di rapporti commerciali tra imprese appartenenti ai vari settori, sia sul mercato domestico che all’export, è vastissima e capillare, pertanto è fisiologico che situazioni di crisi finiscano per propagarsi rapidamente all’interno dei mercati interessando i diversi settori in maniera generalizzata». Il danno che ne deriva? «Le imprese che non incassano i propri crediti alla scadenza non riescono a ottimizzare i propri flussi di cassa e quindi devono accedere ai finanziamenti degli istituti bancari per far fronte alle loro esigenze di liquidità. Tutto questo ha un costo», ha concluso Pengel, «il costo della gestione dei crediti a cui si aggiungono i tassi di interesse. Ed è molto oneroso soprattutto per le pmi».