Duilio Lui, Italia Oggi, 9/02/2009, 9 febbraio 2009
A RISCHIO GLI AFFARI CON CINA E RUSSIA
Fare affari con le economie emergenti è diventato più rischioso. Anche i paesi che fin qui avevano mostrato una maggiore resistenza alla recessione globale come Cina e Russia, nelle ultime settimane hanno visto peggiorare la loro affidabilità. Con la conseguenza che si registra un’impennata di mancati pagamenti a danno delle realtà che fanno affari con quei paesi.
L’analisi, che emerge dalla tredicesima conferenza sul rischio paese, realizzata da Coface, indica un netto peggioramento del quadro economico internazionale. Tra il 2007 e il 2009, segnala la società specializzata nei servizi per la gestione del credito e delle informazioni commerciali sulla solvibilità dei clienti, la crescita mondiale segna un calo di 3,1 punti percentuali. Un valore più elevato rispetto ai 2,5 punti registrati tra il 2000 e il 2001, durante la precedente crisi del credito dovuta allo scoppio della bolla Internet. Così, nel solo 2008 i mancati pagamenti hanno registrato un’impennata del 47%. Con la prospettiva di un ulteriore peggioramento nell’anno in corso.
Gli autori della ricerca individuano nel quarto trimestre del 2008 il momento di svolta negativo: la crisi, che fino a quel momento aveva risparmiato diversi paesi e settori produttivi, ha registrato un’improvvisa accelerazione ed estensione. Con una nuova previsione di crescita mondiale dello 0,9% nell’anno in corso, questa crisi è simile a quella registrata a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, in seguito allo shock petrolifero.
Cina e Russia sotto esame. Per la prima volta dall’inizio delle rilevazioni, l’indice sul rischio paese di Coface ha registrato una riduzione di rating per 22 paesi. Altra novità, l’inclusione tra i mercati sotto sorveglianza negativi di due motori della crescita recente come Cina e Russia. «La crisi del credito investe ora i paesi emergenti che negli ultimi anni avevano mostrato una buona situazione macroeconomica e finanziaria», spiega François David, presidente di Coface. «Le imprese di questi paesi, soprattutto di Cina e Russia, evidenziano oggi segnali di forte vulnerabilità».
In particolare, il gigante asiatico quest’anno dovrebbe veder crescere il proprio prodotto interno lordo al ritmo del 7%, dopo il +9% del 2008 e il +13% del 2007. Lo studio mette in evidenza come la contrazione della domanda interna abbia spinto le aziende ad accrescere la concorrenza. La conseguenza è una contrazione dei margini nel settore privato, con la conseguente crescita dei mancati pagamenti, che colpiscono soprattutto il tessile, l’automotive e le costruzioni.
Così, la valutazione A3 della Cina è stata sottoposta a osservazione negativa. Anche le vicine Hong Kong e Taiwan sono stati declassati a A2. Le valutazioni seguono la scala tipica delle agenzie di rischio, secondo una scala che va da A1 (rischio minimo) e prosegue con A2, A3, B, C e D (rischio massimo).
Per quanto riguarda la Russia, invece, Coface stima una crescita del 2,5% (ma il Fondo monetario internazionale si spinge anche oltre, prevedendo un calo dello 0,7%), contro il +6,2% del 2008. I problemi della Federazione non si limitano, comunque, alla sola crisi internazionale: l’analisi mette in risalto l’esistenze di gravi lacune nella gestione delle imprese. Basti pensare che negli ultimi tre anni il debito estero del sistema produttivo russo è cresciuto del 140%. Con la conseguenza che molte imprese occidentali oggi stanno riconsiderando se continuare a fare affari con l’imprenditoria locale. In particolare, problemi di solvibilità si registrano soprattutto nei settori della distribuzione, automotive e siderurgia, con petrolio e agroalimentare che resistono meglio. La valutazione B sul paese, avvertono gli analisti, rischia di peggiorare se non ci sarà una svolta a breve.
Peggiora la solvibilità dei paesi industrializzati. La situazione dei mancati pagamenti resta sotto controllo nei paesi più industrializzati, ma anche in questo caso lo scenario è in via di peggioramento rispetto al recente passato. Germania e Belgio confermano il rating A1, ma passano a una sorveglianza negativa, mentre l’Australia viene declassato ad A2. Stessa valutazione di Spagna e Grecia, entrambe con prospettive in peggioramento. Sorveglianza negativa e conferma della valutazione C per l’Ucraina, alle prese con la difficile gestione degli approvvigionamenti di gas dalla Russia. Peggio, nell’Europa Emergente, è messa solo l’Albania, che riceve la valutazione D.
Per l’Italia ripresa in arrivo a fine anno. Il 2008 è stato un anno nero per l’economia italiana, tra recessione, aumento della disoccupazione e calo dei consumi. I salari hanno registrato un aumento, mentre i costi di energia e alimentari sono lievemente calati. Nonostante ciò, secondo la ricerca di Coface, gli italiani non spenderanno di più: continueranno piuttosto a mantenere stabili i loro consumi. Le esportazioni dovrebbero riprendersi verso fine anno, anche se dovranno confrontarsi con la debolezza delle controparti del mercato italiano, ovvero i paesi industrializzati.
La sfera pubblica, grazie alle sovvenzioni europee per le infrastrutture, la ricerca e la protezione dell’ambiente, registrerà una crescita nell’anno in corso. Le imprese, invece, saranno penalizzate dall’assenza di domanda e dalla stretta del credito, con un conseguente calo degli introiti e si troveranno a dover chiudere il portafoglio. Di conseguenza, nel nostro paese si allungheranno ulteriormente i tempi di pagamento. Il rating finale sul nostro paese è A2 con sorveglianza negativa.