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 2009  febbraio 08 Domenica calendario

ISRAELE AL BIVIO TRA SICUREZZA E MISERIA


Tutta Israele è tappezzata da giganteschi cartelloni che mostrano i tre big della politica israeliana, Tzipi Livni, Benyamin Netanyahu, Ehud Barak, costretti su penose sedie a rotelle. Messaggio inequivocabile. Martedì oltre cinque milioni di israeliani (anche se probabilmente non si mobiliteranno più di tre milioni) andranno a votare per la formazione del diciottesimo Parlamento dello Stato ebraico.

 un momento difficile per Israele, ancora scosso dalla guerra con Hamas, in bilico tra la richiesta di sicurezza e una crisi economica galoppante. Il 15% della spesa dello Stato va in armamenti e la situazione è tutt’altro che florida. A dicembre il numero dei disoccupati israeliani è arrivato a 205.800 (circa il 7%) mentre i lavoratori in cassa integrazione hanno raggiunto il record di 17.500, cifre enormi per un Paese di 7.250.000 abitanti, dei quali circa 2 milioni di arabi.

Per la Banca di Israele l’anno in corso sarà peggio del 2008, gli economisti prevedono una recessione con una crescita negativa dello 0,2% e un livello di disoccupazione del 7,6 %. Per gli analisti la recessione non terminerà prima del 2010. La politica appare lontana dalla vita quotidiana. La campagna elettorale ha continuato a tenere al centro dell’attenzione i rapporti col vicino palestinese e poco ha concesso alle crescenti difficoltà delle famiglie.

Secondo i sondaggi, il ”Kadima” della Livni sarebbe fortemente sceso nei consensi e otterrebbe 23 seggi, il ”Likud” di Netanyahu riuscirebbe ad assicurarsi 25 seggi (su 120) e l’ago della bilancia diventerebbe il partito nazionalista ”Israel Beitenu” il cui leader è quel Lieberman, di origini russe, noto per le imbarazzanti posizioni estremistiche. Secondo i pronostici riuscirebbe a strappare 17/18 seggi. Il che vorrebbe dire che Netanyahu per formare una coalizione in grado di emarginare ”Kadima” dovrebbe allearsi con Lieberman e con il partito religioso sefardita ”Shas”, che porterebbe 10 seggi e tentare un governo di coalizione con i laburisti che si assesterebbero sui 15 seggi. Ma il paradosso è che anche la Livni per formare un nuovo esecutivo si dovrebbe unire a Lieberman. Ma di questo il laburista Ehud Barak non vuole proprio sentire parlare. Se le previsioni verranno confermate dalle urne Lieberman sarebbe il vero vincitore delle elezioni, ”Israel Beitenu” uscirebbe come il terzo partito e i laburisti scenderebbero al quarto posto. Mentre per quanto riguarda i partiti religiosi : ”Unità religiosa nazionale” e ”Giudaismo unito nella Torah” che insieme spostano una quindicina di seggi, il loro supporto, come sempre, dipende da chi offre di più. Il testa a testa tra i nazionalisti di Netanyahu e i centristi del partito fondato da Sharon e ora nelle mani della signora Livni, risentirà molto dalla percentuale degli indecisi che si prevede molto elevata, almeno il 20%, e dal comportamento dell’elettorato arabo (19,9% della popolazione) che potrebbe rinunciare al voto in segno di protesta per l’operazione Piombo Fuso.

In soccorso di Tzipi Livni potrebbe intervenire un accordo in extremis per uno scambio di prigionieri tra palestinesi e Israele, l’intesa potrebbe essere raggiunta entro la giornata di domani e potrebbe portare al rilascio di Ghilad Shalit.

La campagna elettorale si è basata molto sugli spot televisivi improntati al sensazionalismo. Ma gli impiegati e gli ingegneri israeliani del mondo dell’high tech e del software che improvvisamente si sono trovati in mezzo alla strada, il fatto che negli ultimi 3 mesi ci siano stati più licenziati che assunti, non favorisce l’ottimismo. Alla Livni, che aspira a diventare la nuova Golda Meir, gli israeliani rimproverano di non aver saputo come ministro degli Esteri strappare al mondo abbastanza tempo per portare a termine l’offensiva. Al leader laburista Ehud Barak, ministro della Difesa uscente riconoscono comunque il coraggio del guerriero. Mentre Netanyahu torna a incarnare il mito dell’uomo forte, col suo reiterato no a ulteriori concessioni territoriali ai palestinesi.