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 2009  febbraio 08 Domenica calendario

GRAZIE AGLI ANGELUCCI MODERNI MECENATI DELL’ARTE PIU’ POVERA


Caro Direttore,
già qualche anno fa hai dato ospitalità ad una mia lettera che era testimonianza di stima nei confronti di una persona che conoscevo da poco Giampaolo Angelucci. Raccontai che era stata una conoscenza professionale nel senso che avrebbe dovuto fare dei corsi di public speaking e di rapporto con la comunicazione. Tutto ciò non avvenne ma avemmo occasione due tre volte di incontrarci e parlare. Seppi che aveva fatto comprare 400 copie di un mio libro appena uscito (’Chi mi credo di essere” - Mondadori) per farne omaggio ad altrettanti amici. Rimasi sorpreso. Regalare un libro mi parve e mi pare ancora oggi un gran bel gesto.

Non so e non voglio sapere a chi ha regalato i libri Giampaolo anche perché non mi sembra sia un reato regalare un libro né regalare un biglietto per una partita di calcio.

Non avevo capito in quell’occasione che avevo incontrato un padre e un figlio (Antonio e Giampaolo Angelucci) che ricordavano i mecenati di secoli addietro. Ci siamo visti ancora perché mi chiesero un’ idea, un gioco, proprio per questo giornale. Un gioco. Con alcuni miei collaboratori proposi ”Tiro libero” che, se la memoria non è omissiva, ebbe un qualche successo. Capirono, padre e figlio, che coltivavo una passione nei confronti del teatro e che da 17/18 anni quel che guadagnavo in televisione lo perdevo regolarmente nel gestire il Parioli. Quando si cominciò a parlare del Brancaccio pensavo che mi avrebbero ricoverato in una delle loro cliniche per senescenza precoce.

Ci fu una lunga questione intorno al Brancaccio e spero che un giorno verrà raccontata tutta la verità. Era il luglio 2007 e furono dette molte imprecisioni. gradito leggere nella cronaca di Roma della Repubblica del 7 febbraio 2009 quest’ affermazione di Proietti: ”No, sinchè sono rimasto io, ho fatto tutto da solo. Il Comune, pagava l’affitto, ma la gestione era mia”. Ovvero il Comune per sei o sette anni avrebbe pagato l’affitto del Brancaccio, cioè il pubblico pagava il privato. Sono dubbioso perché al teatro Parioli, privato, il pubblico non ha offerto nemmeno un caffè.

Comunque, grazie ad Antonio e a Giampaolo Angelucci, che hanno consentito alla città di Roma di poter contare ancora su un teatro come il Brancaccio. Credetemi, ai primi di settembre del 2007 il teatro era chiuso e non c’erano contratti firmati per le compagnie. Ma non volevo parlare di questo volevo solo ringraziare Antonio e Giampaolo Angelucci per la loro generosità nei confronti del teatro. La più povera delle discipline artistiche ma, quella certamente immortale. E fare ad Antonio e Giampaolo Angelucci molti auguri.