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 2009  febbraio 01 Domenica calendario

Se la famiglia italiana è quella della tv meglio restare da soli. Stenio Solinas per Il Giornale, 1 febbraio 2009

Se la famiglia italiana è quella della tv meglio restare da soli. Stenio Solinas per Il Giornale, 1 febbraio 2009. La più incredibile delle famiglie televisive italiane, e la loro capostipite, fu quella di Un medico in famiglia. C’era un nonno che faceva da mamma, un padre dottore e vedovo che si innamorava della cognata, la sposava e poi volava via con lei, non mi ricordo più se in Africa o in Australia lasciando i pargoli con il vecchietto, i consuoceri che si sposavano, la figlia più grande che conviveva in casa con il fidanzato, dottore pure lui, la domestica che era fissa e forse anche un pò fessa per quello che la pagavano... Poi sono arrivati I Cesaroni e Raccontami. In quest’ultima il padre era sempre in canottiera negli anni Cinquanta, in cravatta nei Sessanta, la moglie era la stessa attrice che aveva fatto la colf nella casa-fiction del medico e quindi lo spettatore un po’ si confondeva, c’era un bambino petulante e insopportabile, un adolescente melenso, un prete di borgata, un carabiniere deficiente... Nel mondo romano-centrico dei Cesaroni, invece, la moglie è milanese, ma il marito un vinaio della Garbatella, la figlia di lei fa all’amore con il figlio di lui, c’è uno zio più grande brontolone, uno più piccolo cialtrone, un terzo che è scappato negli Stati Uniti, lo Zio d’America, appunto, e sul numero dei rimanenti figli ho perso il conto... L’ultimo nucleo casalingo arrivato sugli schermi si chiama Tutti pazzi per amore: lei sbriga la posta del cuore di un giornale, lui è vedovo, nuota e, da quel che ho capito, insegna, l’ex marito di lei si è scoperto omosessuale, c’è una figlia coatta, un figlio complessato, una nonna zoccola, un amico puttaniere. In compenso, tutti cantano... Stando agli ascolti, agli italiani tutto questo piace, ci si riconoscono, oppure ci si appassionano, e magari sarà anche perché gli attori sono mediamente bravi, i copioni sapientemente ruffiani, c’è sempre il lieto fine, nessuno si ammala, nessuno muore, non ci sono disoccupati, e all’ora di cena grandi e piccoli stanno tutti lì, con i gomiti sul tavolo, a fare festa... Si dice che questi sceneggiati raccontino l’evoluzione e i mutamenti di costume del nostro Paese, e certo sarà così: non stiliamo rapporti Censis e non abbiamo autorità in materia per negarlo. Ma, lo diciamo a bassa voce essendo in minoranza, se quanto sopra è veramente l’immagine familiare della nuova Italia, l’unico modo per consolarsi è andarsi a rileggere Senza famiglia...