Luigi Santambrogio, Libero 4/2/2009, 4 febbraio 2009
L’ACQUA, LA MORFINA: COSI’ MORIRA ELUANA
Dedicato a quelli che ci assicurano che la morte di Eluana sarà dolce, serena e senza dolore. Incosciente, come quei suoi 17 anni di non vita. Dedicato a quegli opinionisti soffici come un puff che vedono nello stacco del sondino un gesto di alta pietà (...)
(...) e carità umana. E dedicato, soprattutto, al signor Englaro, padre e, in fondo, pure ”padrone” della povera figlia (ha deciso tutto lui: senza uno straccio di scritto che attesti la volontà di Eluana). Il sacrificio di Eluana servirà anche a questo: a liberare Beppino da un incubo che ha il nome e il corpo della figlia.
Ma Eluana? La sua morte annunciata, per quanto certa, sarà ancora e inesorabilmente lenta. Una lunga agonia tanto che neppure i medici sono in grado di fare una previsione attendibile di quando finirà. Non sarà questione di ore. Per spegnersi, Eluana impiegherà almeno 15 giorni, ma potrebbe trascorrere fino un mese dal momento della sospensione dell’alimentazione. All’inizio, l’acqua sarà sostituita dalla umidificazione frequente delle mucose con l’ovatta bagnata sulle labbra, e dalla somministrazione, dicono i medici, «di sostanze idonee ad eliminare l’eventuale disagio da carenza di liquidi». Tradotto, la paziente deve essere idratata per evitarle sofferenza. Così come le dovranno essere dati, per evitare spasmi o reazioni neuromuscolari, sedativi e farmaci antiepilettici. La morte sopraggiungerà per disidratazione e inedia: il cuore si fermerà. Se questa non è una tortura delle più crudeli...
Come Terry Schiavo
In Italia, mancano precedenti, ma può bastare il racconto di padre Frank Pavone, il sacerdote che assistì Terry Schiavo nelle sue ultime ore: «Ero al suo capezzale fino a cinque minuti prima della sua morte. Descrivere il suo aspetto come "sereno" significa distorcere completamente quello che ho visto io. Qui c’era una persona che da tredici giorni non aveva né cibo né acqua. Aveva gli occhi aperti ma andavano da una parte all’altra, oscillavano costantemente avanti e indietro, avanti e indietro. Lo sguardo (l’ho fissata per tre ore e mezzo) lo posso descrivere solo come una combinazione di tremenda paura e tristezza. Aveva la bocca sempre aperta. Sembrava congelata. Ansimava a boccate rapide».
«Acqua e cibo sono i supporti basilari forniti a ogni paziente, ai disabili, ai malati di Parkinson, Sla e Alzheimer in fase avanzata, o ai neonati se incapaci di nutrirsi spontaneamente». Lo afferma Giuliano Dolce, direttore scientifico della clinica Sant’Anna di Crotone, scienziato di fama internazionale, uno dei luminari italiani nella cura degli stati vegetativi. Il professore non ha dubbi: a Udine si ta preparando il set per un vero e proprio omicidio. Perché se a un paziente si sospendono l’idratazione e l’alimentazione questi non muore per la sua malattia, bensì di sete e fame. Il decesso non è conseguenza diretta della patologia che lo affligge ma delle cure sospese. Insomma, i giudici, oltre a condannare Eluana, ci hanno pure rifilato la panzana che acqua e cibo fanno parte dell’accanimento terapeutico e che si possono quindi sospendere a un malato terminale.
Ma lasciamo da parte le considerazioni per descrivere cosa avverrà nella clinica ”La Quiete” di Udine. Esiste, a tale proposito, un protocollo che prescrive le tappe: è stato redatto dallo staff medico e legale della famiglia Englaro.
La casa di cura mette a disposizione due stanze singole, poste al terzo piano: accesso consentito solo a papà Beppino, al fratello Armando, all’avvocato Franca Alessio, curatrice speciale di Eluana. L’équipe sarà composta da due medici, due consulenti e dieci infermieri professionali. Vietato l’uso di telefonini, fotocamere e telecamere. Vengono garantiti ovviamente «pulizia e decoro» e due volte al giorno ci sarà la visita del medico anche per «verificare l’eventuale modifica della terapia, qualora fosse insufficiente a evitare la comparsa di segni clinici di sofferenza». Dunque, la sofferenza di Eluana viene prevista dal documento firmato dagli Englaro.
La morte per gradi
Il primo giorno tutto sarà come a Lecco. Eluana verrà alimentata col sondino. Dal secondo giorno, però, comincia la riduzione del 50 per cento. La terapia sarà «ulteriormente ridotta del 50 per cento in terza giornata. A partire dalla quarta giornata, l’alimentazione- idratazione sarà sospesa completamente e il sondino sarà lasciato a dimora». I medicinali saranno somministrati via sondino, poi per via muscolare saranno utilizzati sedativi. Fino alla morfina. Questa è necessaria per sedare il dolore e ha come effetto collaterale più grave la depressione del sistema respiratorio. Cioè, una dose alta finisce per bloccare la respirazione e procurare la morte.
«Assurda questa morte per gradi», denuncia Giovanni Battista Guizzetti, responsabile del reparto Stati vegetativi al Centro Don Orione di Bergamo, «fatico a credere che dei medici abbiano inventato questo martirio. Non ha alcun senso scientifico». Senza contare poi, ricorda Guizzetti che «l’accoglienza di Eluana in un hospice snatura completamente il motivo per cui è nato: quello di sorreggere una vita in fase terminale con la palliazione e il sollievo dei sintomi. Gli hospice sono essenzialmente luoghi di vita, non di morte». Anche questa certezza, insieme a Eluana, sarà tristemente soppressa.