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 2009  febbraio 05 Giovedì calendario

UN GIOCO DI SQUADRA DI LUSSO PER NOTE LEGGERE LEGGERE…


Bologna. Ogni tanto, anche in questa città piuttosto noiosa -parlando di musica, certo!- viene proposto un qualche concerto che brilla per ingegno e fantasia. Erano in scena il canto di Cristina Zavalloni, il clarinetto di Gabriele Mirabassi e il pianoforte di Andrea Rebaudengo, che della Zavalloni è il marito. Il programma, godibilissimo, in larga parte composto da musica degli States, offriva musiche praticamente tutte del Novecento. Alquanto di sorpresa, il concerto ha preso le mosse da una pagina di John Cage, per voce e pianoforte chiuso, The Wonderful Widow of Eighteen Springs. Lei ha cominciato subito, prima d’arrivare al leggio, lui s’è seduto e, senza aprire la tastiera, ha preso a martellare con le dita sul legno del coperchio della tastiera e sulla copertura della cordiera. Non ci sono stati mormorii, ma molti sembrava non capissero. l’unico pezzo che sia finito senza un cenno di applauso. Nessuno lo conosceva e i due esecutori non hanno fatto nulla per far capire al pubblico che era terminato. Poi, con John Cage, non si sa mai...A seguire, quattro ricette di Leonard Bernstein, con La bonne cuisine: in italiano, Pasticcio di uva passa, Code di bue, Petto di pollo e Lepre a tutta velocità. musica euforica, come ci si aspetta solitamente da questo autore, cui han fatto seguito due cose un po’ più note, da Candide e da West Side Story in riduzione per canto e pianoforte. Quattro canzoni poi scelte tra le novanta scritte da Charles Ives. musica che personalmente non apprezzo molto, ma i due interpreti hanno scelto molto bene, cominciando con la fulminea Remembrance, sì e no un minuto, direi, per passare agli echi debussiani di Serenity, Houseatonic at Stockbridge e Songs My mother Tauught Me, piena di ricordi della musica popolare fine Ottocento statunitense e, pertanto un continuo rinvio alle variazioni sul tema di America che il gran padre della musica del Novecento scrisse tra le prime cose di grande rilievo.Se ne va Cristina ed entra in scena Mirabassi per dar vita alla Sonata per clarinetto e pianoforte di Copland, che il compositore trascrisse anche per il clarinetto. un gioco di lusso sul registro basso del clarinetto, detto chalumeau, che lo strumentista utilizza in tua la sua seduzione auratica. Qui s’accende l’applauso anche tra un movimento e l’altro.Uno strano John Adams, un po’ bartokiano, chiude con il pianoforte solo di Rebaudengo il programma dagli Usa. Seguiranno due pagine di Boccadoro, commissione Mico (cos’è? una programmazione che coinvolge Milano e Como? Se è così a quando il Milo in omaggio alla bella Gigugin?) e tre bis, un po’ di musica latino americana e una canzone inedita, ancora senza titolo di Cristina. Tre musicisti di grande talento, tra essi forse la cantante italiana con la maggior dote di duttilità. Musica ben suonata che risulta veramente leggera. Il pubblico è pienamente soddisfatto... Citando il melanconico Veltroni, potremmo dire:We can.