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 2009  febbraio 05 Giovedì calendario

IL CALO DEL GREGGIO PORTA A FONDO IL RATING RUSSO


Il calo delle quotazioni del greggio potrebbe costare caro a Vladimir Putin. Gli analisti di Fitch Ratings, ieri hanno tagliato il rating a lungo termine sul debito sovrano della Russia in valuta nazionale ed estera da "BBB+" a "BBB", confermando un outlook negativo e dunque lasciando prevedere ulteriori limature nel prossimo futuro. Parallelamente il rating a breve sulle emissioni in valuta estera è stato tagliato da "F2" a "F3".

Il taglio, ha spiegato l’agenzia in una nota, riflette il calo dei prezzi delle materie prime, il forte deflusso di capitali dal Paese, la riduzione delle riserve (che dallo scorso agosto si sono ridotte di un terzo) e i problemi di indebitamento delle banche e delle imprese russe, che al momento attuale hanno notevoli problemi nel rifinanziamento del debito. Il ritmo del deflusso dei capitali e del calo delle riserve, sottolineano gli analisti, «hanno notevolmente indebolito i conti pubblici russi» e rischiano di farlo ulteriormente nel prossimo futuro.

A pesare sul futuro della Russia è anche l’arretratezza del modello economico. Mentre il mondo vede crescere ovunque il peso del settore dei servizi, prova ne sia che negli Usa il mese scorso la perdita di posti di lavoro, pari a 522mila unità nel solo settore privato, è stata legata in maggioranza ai licenziamenti del settore dei servizi (279mila) rispetto alle imprese manifatturiere, che hanno tagliato 243mila posti di lavoro, in Russia l’economia resta ancorata a un sistema che l’Occidente ha ormai abbandonato complice l’esplodere della globalizzazione che ha riallocato le produzioni manifatturiere in gran parte nelle economie emergenti, lasciando ai paesi occidentali poche produzioni di qualità (o di settori strategici) e sempre più attività di servizio.

Anche nel regno della vecchia Urss, comunque, si iniziano ad organizzare piani anticrisi. La Comunità economica euroasiatica (EurAsEc) di cui fanno parte Russia, Bielorussia, Kazakhstan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan, ha deciso ieri a Mosca di creare un fondo di emergenza di 10 miliardi di dollari. Ad annunciarlo è stato il presidente bielorusso Aleksander Lukashenko, citato dall’agenzia Interfax.

La parte del leone la farà Mosca, con un contributo di 7,5 miliardi. Astana ha promesso un miliardo, mentre gli altri membri della comunità non hanno fornito dettagli sulle loro contribuzioni.

E a dimostrazione che la crisi picchia anche nel regno di Abramovich, ieri da Mosca è arrivata la notizia che anche i paperoni russi iniziano ad alzare bandiera bianca. La recessione ha infatti provocato l’annullamento di uno degli appuntamenti più attesi dell’anno per gli amanti delle opere d’arte. ArtCultureStudio, società svizzera che organizza la «Moscow World Fine Art Fair», una delle esposizioni di arte e antiquariato più famose a livello internazionale, ha annunciato ufficialmente l’annullamento dell’edizione 2009 che era in calendario dal 25 maggio all’1 giugno. La decisione è stata spiegata con gli effetti della crisi finanziaria che si è abbattuta anche sul mondo dell’arte, dell’antiquariato e della gioielleria. «Durante diverse aste pubbliche e manifestazioni, le vendite hanno registrato un calo sensibile», hanno commentato gli organizzatori. «L’andamento rischia di amplificarsi ulteriormente nei prossimi mesi».