Paolo Viana, Avvenire 5/2/2009, 5 febbraio 2009
LA GELATA DEI BOND ISLANDESI
Cè l’anziana che ha investito i risparmi di una vita. C’è il giovane che voleva alleggerire la rata del mutuo. C’è il risparmiatore che dormiva sonni tranquilli: non sapeva che il sottostante della sua polizza erano bond islandesi. Dopo Argentina, Parmalat e Cirio verrebbe spontaneo archiviare come un déjà vu il caso degli italiani che hanno acquistato le obbligazioni di Rejkiavik e adesso si trovano con il capitale azzerato, almeno per il momento. La stima (ufficiosa) è inquietante: si parla di centomila risparmiatori travolti dal crac finanziario della Repubblica d’Islanda e nella sua reazione a catena. A quanto si sa, le emissioni più collocate sul nostro mercato sono quelle della Kaupthing Bank, della Landsbanki e della Glitnir Banki Hf, che il governo ha nazionalizzato. Fino a ottobre scorso emettevano obbligazioni a basso rischio e a basso rendimento, con un rating A, talmente sicure da essere inserite da tempo nella lista Patti Chiari con cui l’Abi segnala ai risparmiatori italiani l’affidabilità dei titoli. In ottobre, in poche ore, il rating è crollato e la contrattazione dei titoli sospesa.
Ogni investitore aveva sottoscritto il contratto Patti Chiari: presuppone che si conosca il profilo di rischio del titolo ma anche che la banca informi il risparmiatore tempestivamente se il ’profilo’ cambia. Sistema recente, ma evidentemente insufficiente di fronte a un crack che si consuma nello spazio di un mattino: ’Abbiamo mandato email a tutti i clienti che avevano acquistato i titoli - ci spiega l’impiegato di una banca bergamasca - ma la situazione era completamente diversa da altre crisi: con General Motors si poteva tentare di vendere in perdita, in questo caso il capitale semplicemente non esisteva più’. Il consorzio Patti Chiari ha sospeso la pubblicazione dell’elenco in cui erano contemplati questi strumenti, perché entro l’estate partirà un nuovo progetto, ma, spiega una nota, ’le banche aderenti all’iniziativa continueranno comunque ad informare puntualmente fino al 30 giugno 2009 i clienti circa i cambiamenti del profilo di rischio dei titoli, operazione che avverrà anche attraverso il coinvolgimento diretto del personale specializzato delle filiali’.
Il vicepresidente della commissione Lavoro della Camera, Luigi Bobba, ha interrogato il ministro dell’economia. ’Questo tipo di investimenti - spiega - riguarda in genere famiglie e piccoli risparmiatori. Inoltre, l’Islanda, a giudizio delle principali agenzie di rating internazionali era ritenuto un Paese a rischio di borsa quasi minimo. Contrariamente ai principi teorici di Patti Chiari né le importanti oscillazioni di prezzo, né le variazioni di rating, sino alle condizioni di défault, sono state comunicate dalle banche; la comunicazione dell’uscita dell’obbligazione dalla lista è stata, infatti, recapitata circa 10 giorni più tardi, a titolo già uscito dalle contrattazioni’. Il parlamentare del Pd chiede l’impegno del governo islandese a rimborsare le obbligazioni emesse dalle banche nazionalizzate, ma soprattutto parla di ’corresponsabilità’ dell’Abi e propone un fondo per il rimborso delle ’vittime’ cui concorrano le banche del consorzio Patti Chiari e in particolare gli istituti che hanno venduto i titoli incriminati. Bobba chiede anche di considerare sullo stesso piano i sottoscrittori di polizze e di bond, per quanto i primi dovrebbero essere garantiti dalle compagnie che emettono index linked. Quanto ai bond bancari, la corte distrettuale di Reykjavik ha imposto una moratoria per evitare il fallimento degli istituti di credito e si sta cercando di fare chiarezza sugli asset. Oggi nella capitale islandese si terrà la prima assemblea dei creditori e dei curatori delle banche coinvolte: per l’Abi ci saranno i legali di Allen & Overy, lo stesso pool che sta seguendo il crack Lehman Brothers.