Andrea Bonanni, la Repubblica 5/2/2009, 5 febbraio 2009
PUTIN SOCCORRE LE BANCHE PRIVATE MA ORA LO STATO DOMINA IL SETTORE
Putin ha firmato un decreto salvabanche che vale 40 miliardi di dollari: un´iniezione vitale di capitali in un momento di terribile stretta. Ma il provvedimento studiato dal vicepremier Aleksej Kudrin comporta la presenza sempre più vincolante dello Stato nei loro consigli di amministrazione. C´è sempre un do ut des e il Cremlino, in questo modo, sfruttando il pesante stato di crisi, vuole regolarizzare il Far West del settore. L´intervento straordinario riguarderà le banche statali (Vnesheconombank, Sberbank e Vtb), ma anche gli istituti di credito privati. Su questo, Putin ha sollevato ogni dubbio. Ora le due maggiori banche private (Alfabank e Gazprombank) sono pronte a cedere i loro pacchetti azionari "di blocco". In questo modo, lo Stato aumenterà la propria presenza del 32% nel capitale bancario russo e vedrà crescere la propria quota sino al 75-80% (quella in mano alle banche straniere è del 19%). Prevale lo spirito del clan: si salvano gli amici. Più di tutti, riceverà la Sberbank il cui presidente è German Gref, molto legato a Putin, uno della "squadra di Pietroburgo", la città del premier e di Medvedev. Per parecchi anni Gref è stato ministro dello Sviluppo Economico: a lui, una provvida iniezione di 500 miliardi di rubli. Intanto, l´agenzia di valutazione Fitch ha abbassato il rating sul debito sovrano della Russia a "BBB" con un outlook "negativo".
Leonardo Coen
il belgio salva i manager
Sotto i colpi della crisi finanziaria, sotto lo choc per i fallimenti di Fortis e per le difficoltà del gruppo bancario Dexia, il governo belga in autunno aveva varato un progetto di legge per porre un limite ai "paracadute d´oro": le favolose indennità di buonuscita riconosciute ai grandi manager delle società quotate in Borsa. La goccia che aveva fatto traboccare il vaso era stata la notizia che i tre massimi dirigenti di Fortis, costretti alle dimissioni dopo il fallimento del gruppo e il suo salvataggio a spese dei contribuenti belgi o olandesi, potevano vantare buonuscite per 10 milioni di euro. La legge proposta prevedeva che i dirigenti non potessero avere diritto a più di un anno di salario come buonuscita, aumentabile fino a 18 mesi per coloro che avessero più di 25 anni di anzianità aziendale. Ma ora il Consiglio di Stato belga ha bocciato il disegno di legge governativo che discrimina - è la tesi - tra i manager delle società quotate e di quelle non quotate. I Verdi, da parte loro, chiedono norme ancora più restrittive e fanno notare che, anche con una buonuscita pari ad un anno di salario, molti manager potrebbero andarsene con bonus pari a 3 milioni di euro.