Chiara Beria Di Argentine, La stampa 5/2/2009, 5 febbraio 2009
UNA DYNASTY NEL NOME DI MONDADORI
Nuove accuse, nuovi processi, altri clamorosi capitoli nella spietata e intricata guerra giudiziaria che suscita gran rumore nell’alta società tra il cavaliere del lavoro ed ex patron del Bologna, Giuseppe Gazzoni Frascara e la bionda signora americana Katherine Price.
Antefatto. Aerei privati, esclusivi circoli di golf, un prestigioso appartamento accanto a quello dei Pavarotti in South Park per i soggiorni a New York, le collezioni d’arte contemporanea e, a Milano, due appartamenti nello stesso grattacielo in via Mascagni, lei al 5°, lui al 13° piano: l’appassionata love story tra Giuseppe e Katherine iniziata nel 1993 sembrava, prima dell’insanabile rottura nel 2005, destinata a più dolce epilogo.
Il signor Idrolitina
L’allora very ricco Gazzoni, erede dell’impero dell’Idrolitina (azienda ceduta negli Anni 90 alla Sandoz per 200 miliardi di lire) era un uomo innamorato e libero da legami sentimentali (è separato da anni dalla moglie, Grazia Marchi) padre di 3 figli ormai adulti; lei, l’assai dinamica e coinvolgente Katherine, una signora di stile minimal-raffinato, era bis divorziata dall’imprenditore Edoardo Polli e, con altri dolorosi strascichi legali, dall’editore Leonardo Forneron Mondadori dal quale aveva avuto Francesco che ora ha 25 anni e Filippo di 23.
Anni e anni d’amorosi su e giù per gli ascensori del grattacielo eppure alla fine del loro rapporto Gazzoni riceve uno sfratto da Katherine dall’appartamento del 5° piano che, secondo Gazzoni, era passato di proprietà grazie al suo aiuto finanziario dalla Ito srl, finanziaria della famiglia Gazzoni alla signora Price, alla quale il cavalier bolognese sostiene che versava pure un affitto. Quello «sfratto» di Katherine a Giuseppe è l’inizio di una guerra che, tra cause civili e penali, vede coinvolti uno stormo di giudici e avvocati.
Passione e regali
A fine dicembre Katherine Price Mondadori che ora si occupa di arredamento nell’emirato del Dubai ha vinto alla grande il primo round davanti Tribunale civile di Milano: il giudice Lucia Formica, ha infatti, deciso che la signora ha tutti i diritti di tenersi la collezione d’arte, 12 quadri e disegni firmati Picasso, Modigliani, Marx Ernst, che il cavalier Gazzoni - come dimostrano suoi biglietti autografi prodotti dall’avvocato Adriana Boscagli, difensore della Price - le avrebbe regalato negli anni della passione.
Gazzoni, noto agli amici per essere stato assai munifico con mrs Price, difeso in sede civile dagli avvocati Emidia Zanetti Vitali e Romualdo Richichi, contesta che, a differenza di altri doni e gioielli, quelle opere fossero dei regali e ora punta a ribaltare la sentenza in appello. Fine del primo capitolo, udienza fissata per oggi a Milano. Katherine Price ha denunciato in sede penale Gazzoni per «esercizio arbitrario delle proprie ragioni» e comparirà stamani davanti al giudice Guadagnino.
Arte e veleni
E’ il giallo dell’acquarello. La questione, secondo l’avvocato Claudia Balzarini, difensore nelle cause penali Gazzoni, riguarda ancora la collezione d’arte contemporanea contesa dagli ex innamorati. Spiega l’avvocato che la signora aveva messo in vendita un quadro di Picasso e, poi, un acquarello di Klee. Si rivolse perciò al gallerista Giulio Tega che, a sua volta, coinvolse l’art dealer, Paolo Baldacci, il quale contattò un noto collezionista bolognese, Giorgio Seragnoli mostrandogli un fotocolor dell’opera.
Ma intuendo la provenienza dell’acquarello Seragnoli informò subito il suo vecchio amico Gazzoni che si fece consegnare a titolo cautelare dal gallerista il Klee che ora però, secondo quando stabilito dal Tribunale, è di proprietà di Katherine. Cambio di fronte; altro giudice, altro processo sempre a Milano. Lunedì 9 febbraio, davanti alla sezione 10ª del Tribunale penale, inizierà il processo che vede imputata questa volta Katherine Price.
Il pm Fabio Napoleone ha infatti rinviato a giudizio la signora per aver sottratto (articoli 616 del codice penale con l’aggravante della continuazione) dalla scrivania dello studio dell’abitazione bolognese di Gazzoni «corrispondenza chiusa, a lei non diretta, al fine di prenderne cognizione» e del delitto 621 codice penale («rivelazione del contenuto di documenti segreti«) perché «essendo venuta abusivamente a cognizione del documenti privati di Gazzoni Frascara Giuseppe li utilizzava a proprio profitto, producendoli in una causa civile».
Spiega l’avvocato Claudia Balzarini: «Si tratta di lettere, fax, mail, documenti che la signora ha sottratto in copia e, in un caso, in originale per produrli nel processo. Alcuni sono documenti davvero molto riservati come l’elenco della collezione d’arte della famiglia Gazzoni con tanto di stime e del luogo dove sono collocate le opere. E ancora. Un elenco dettagliato delle spese del dottor Gazzoni stilato dalla sua segretaria con notazioni molto personali. Per esempio, le sue spese mediche. Da notare», conclude l’avvocato, «che la signora ha costruito questa sorta di dossier prima che finisse il suo rapporto sentimentale con il dottor Gazzoni».
Rinvio a giudizio
Interrogata il 23 aprile 2007 dal pm Napoleone, Katherine Price Mondadori (a verbale si è dichiarata «vedova, laureata in giornalismo e disoccupata») si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Risultato: il rinvio a giudizio. E così il 9 febbraio Gazzoni deporrà davanti al giudice, poi sarà la volta, come teste d’accusa, del suo cameriere a Bologna, il senegalese Donald Senadira Samarasinghe; la difesa Price ha invece prodotto un lungo elenco di testimoni, compresi Grazia Marchi, la moglie separata di Gazzoni e i suoi tre figli.
A la guerre comme à la guerre! Restano poi, salvo altri colpi di scena, i processi per gli appartamenti di Milano e di New York senza contare quello in corso intentato da Cristina Mondadori, unica figlia del fondatore della dinastia editoriale, Arnoldo e da sua nipote Martina (nata dalle prime nozze con Paola Zanussi di Leonardo Forneron, figlio di Mimma Mondadori che fu adottato dal nonno) perché l’ex moglie americana di Leonardo non utilizzi più quel celebre cognome (nella sentenza di divorzio si limitava l’uso nei casi d’interesse dei figli).
Romanzo di un amore finito nel peggiore dei modi; tramonto di grandi dinastie un tempo sinonimo d’eccelsa imprenditoria e cultura. Commenta Cristina Mondadori: «Vorrei che la signora Price non usasse il cognome Mondadori a fini commerciali. Per il resto, l’unica cosa che in questo momento ho davvero a cuore è riunire nella tomba di famiglia, al cimitero Monumentale di Milano, accanto ai nostri genitori, mia sorella Mimma e suo figlio Leonardo. Mimma è sepolta a Capri, Leonardo è ancora in un loculo. Martina è d’accordo ma, purtroppo, Francesco e Filippo, finora non hanno voluto».
Resta solo da sperare che anche questa triste vicenda non finisca in un tribunale.